martedì 31 dicembre 2019

Un'Odissea / Daniel Mendelsohn

Un' Odissea : un padre, un figlio e un'epopea / Daniel Mendelsohn. - orino : Einaudi, 2019. - 319 p. ; 22 cm.

Incipit

"Una sera di gennaio di qualche anno fa, poco prima che iniziasse il semestre nel quale avrei tenuto un seminario sull’Odissea per gli studenti del primo anno, mio padre, ricercatore scientifico in pensione allora ottantunenne, mi chiese, per ragioni che sul momento pensavo di aver compreso, di poter seguire il mio corso, e io gli dissi di sì. E cosí, per le sedici settimane successive, fece una volta alla settimana il lungo viaggio dalla casa nei sobborghi di Long Island dov’ero cresciuto, una modesta villetta a piani sfalsati in cui lui e mia madre continuavano ad abitare, fino al campus di Bard, il piccolo college sulla riva del fiume dove insegno. Lí, ogni venerdì mattina alle dieci e dieci, prendeva posto fra le matricole che seguivano il corso, ragazzi e ragazze di diciassette o diciott’anni, nemmeno un quarto della sua età, e partecipava alla discussione su quell’antico poema, un’epopea che narra di lunghe peregrinazioni e lunghi matrimoni e di cosa significa struggersi per il desiderio di casa.
All’inizio del semestre era ancora pieno inverno e, quando non era impegnato a cercare di convincermi che l’eroe del poema, Odisseo, in realtà non è un «vero» eroe (perché, diceva, è un bugiardo e tradisce la moglie!), mio padre si angustiava per le condizioni climatiche: la neve sul parabrezza, il gelo sulle strade, il ghiaccio sui vialetti. Aveva paura di cadere, diceva, con un accento che serbava ancora qualche traccia della sua infanzia nel Bronx. E, dato che aveva paura di cadere, avanzavamo con circospezione lungo i passaggi pedonali che portavano all’edificio dove facevo lezione, una scatola di mattoni studiatamente inoffensiva quanto un albergo Marriott, o su per il vialetto che conduceva alla casa dagli spioventi acuti ai margini del campus dove risiedevo per alcuni giorni alla settimana. Per non dover fare due volte in un giorno quel viaggio di tre ore, di solito mio padre si fermava da me a dormire nella camera degli ospiti che uso come studio, e si allungava sul divano letto striminzito che da bambino era stato il mio giaciglio – un basso letto di legno che aveva costruito con le sue mani quand’ero stato abbastanza grande da abbandonare il lettino con le sbarre. C’era una cosa riguardo a quel letto che sapevamo solo io e lui: era stato ricavato da una porta, una dozzinale porta cava a cui mio padre aveva attaccato quattro gambe robuste, assicurandole con staffe metalliche oggi altrettanto salde di cinquant’anni fa, quando aveva unito il metallo al legno. Questo letto, col suo divertente piccolo segreto impossibile da scoprire a meno che si sollevi il materasso, è il giaciglio dove mio padre dormiva una volta alla settimana durante quel semestre primaverile del seminario sull’Odissea, poco prima che si ammalasse e che io, i miei fratelli e mia sorella ci trovassimo a fare da genitori al nostro genitore, osservandolo con ansia mentre sonnecchiava a sprazzi in una serie di enormi ed elaborati marchingegni meccanici che non sembravano neanche letti ed emettevano un forte ronzio mentre si inclinavano e salivano e scendevano come gru. Ma questo sarebbe avvenuto in seguito". 

Link

www.lavoroculturale.org/odissea-mendelsohn/
sulromanzo.it/blog/
repubblica.it/cultura
frammentipensierisparsi
raiscuola.rai.it
www.rainews.it/dl/rainews

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