domenica 29 novembre 2009

Walden di Henry D. Thoreau


"Quando scrissi le pagine che seguono – o meglio la maggior parte di esse – vivevo da solo, nei boschi, a un migliaio di distanza dal più prossimo vicino, in una casa che m’ero costruito da me sulle rive del lago Walden, a Concord, Massachussetts; mi guadagnavo da vivere con il solo lavoro delle mie mano. Vissì colà per due anni e due mesi. Attualmente sono ritornato nel consorzio civile."

Il libro è diviso in 18 capitoli, alcuni molto descrittivi e analitici. Mi sono concentrato con più attenzione suk capitolo Economia.
Forse il titolo riprende anche il significato etimologico della parola (da oikos, casa), perchè in fondo Thoreau inizia con la costruzione della sua capanna. Ma è anche una critica all'economia in generale:
"Ho girato molto qui, a Concord; e dovunque, in botteghe, uffici, campi, la gente mi parve condannata a soffrire in mille maniere cospicue".

Quindi l'economia per le persone è sinonimo di infelicità, di condanna, quasi di autoschiavitù, come per i contadini, in particolare, che T. osserva nelle campagne di Concord.

"Perché [i coltivatori] dovrebbero dar fondo ai loro sessanta acri quando l'uomo è condannato a consumare solo il suo pugno di polvere? Perché dovrebbero cominciare a scavarsi la fossa appena venuti al mondo?"

L'uomo che lavora e accumula più del necessario è un infelice, un condannato da se stesso: "anime immortali", cioè piene, ricche di possibilità, "schiacciate e soffocate sotto il loro carico"

"In effetti, un uomo che lavori duramente non ha abbastanza tempo per conservare giorno per giorno la propria vera integrità: non può permettersi di mantenete con gli altri uomini i più nobili rapporti, perché il suo lavoro sarebbe deprezzato sul mercato: ha tempo solo per essere una macchina".

E' una critica radicale all'economia che soffoca l'uomo e quasi lo annulla, in nome di una continua accumulazione materiale, che però comporta un unaridimento dello sviluppo spirituale.

"Le qualità migliori della natura umana, come i fiori in boccio, si possono conservare solo avendone la massima cura"

Invece, spesso, dando importanza a cose che non ne hanno, siamo noi ad "essere negrieri" di noi stessi. Ma la liberazione, per T. dipende da noi: è in noi che dobbiamo trovare la forza per iniziare la nostra strada (che non è necessariamente quella indicata da T.: lui non vuole presentarsi come un modello). Per trovare la nostra strada dobbiamo uscire dagli stereotipi, sgombrare il campo dalle abitudini.

"La maggioranza degli uomini vive in quieta disperazione"

Proprio perché "quieta" (cioè immobile, morta) è una disperazione rafforzata, "stereotipa, ma inconscia". Quindi difficile da vincere e da superare. Tuttavia:
"Non è mai troppo tardi per rinunciare ai nostri pregiudizi. Non possiamo accettare nessuna maniera di pensare e di agire - per quanto antica essa sia - senza averla precedentemente sperimentata. Ciò che tutti oggi accettano per vero apertamente e senza discutere, può apparire falso domani, puro vapore di opinioni, che qualcuno aveva creduto fosse una nube che avrebbe portato piogia benefica sui suoi campi."

E' una visione veramente rivoluzionaria della vita. Si riparte sempre da zero, non sovraccaricati di pensieri altrui e dal passato. C'è molto di americano in questo: la visione di un nuovo inizio, della conquista di una nuova frontiera, senza il peso della storia tipico della "vecchia Europa".
Ed i vecchi non sono più saggi dei giovani, anzi "le loro esperienze personali sono state parziali, e la loro vita è stata un susseguirsi di sfortunati fallimenti". Non dobbiamo far conto sui vecchi, ma partire da noi stessi in modo originale.
Quindi una posizione anti autoritaria e aperta ad ogni possibilità, perché "le stelle sono vertici di chissà quali meravigliosi triangoli".
Non c'è solo bianco o nero nella vita, ci sono molte possibilità e siamo noi che dobbiamo capire qual'è la nostra strada.

"La maggior parte di ciò che i miei concittadini stimano "buono", io credo con tutta l'anima che sia invece cattivo" (Autonomia!)

"Una generazione abbandona le imprese delle generazioni precedenti come si abbandonano le navi spinte a secco dalle tempeste"
"Diciamo che il nostro è l0unico modo di vita: ma ve ne sono tanti altri! - tanti quanto i raggi che in un cerchio possono essere tracciati al centro. Ogni mutamento è un miracolo da contemplare: è un miracolo che s'avvera ad ogni istante..."

E' bellissimo questo ottimismo, questa apertura al futuro, questo entusiasmo pe la capacità di rinnovarsi, di cui la Natura è maestra.
In fondo, per quanto riguarda gli uomini, oche cose sono necessarie veramente: Cibo, Tetto, Vestiario, Fuoco, più alcuni strumenti (coltello, accetta, badile, carriola, ecc.), che non sono costosi. T. inizia ad analizzare in questa parte le necessità essenziali, invitandoci a, o meglio suggerendoci una vita sobria, semplice, ma che favorisca l'elevazione morale dell'uomo.

"Molti lussi e molte delle cosiddette comodità della vita sono non solo inutili, ma addirittura effetivi intralci alla elevazione morale dell'uomo".

La filosofia come guida alla vita:

"Al giorno d'oggi vi sono professori di filosofia ma non filosofi. E tuttavia insegnare è ammirevole quanto, un tempo, fu ammirevole vivere. Essere filosofi non significa soltanto avere pensieri acuti, o fondare una scuola, ma amare la saggezza tanto da vivere secondo i suoi dettami: cioè condurre una vita semplice, indipendente, magnanima e fiduciosa. Significa risolvere i problemi della vita non solo teoricamente, ma praticamente"

Una filosofia che porti ad una vita semplice, contraria al lusso "che snerva e distrugge le nazioni e i costumi".

Ma a chi si rivolge T.? Non vuole essere un modello e dice chiaramente a chi intende parlare:

"Io non intendo fissare precetti per le nature forti e valorose che sanno badare ai propri affari sia in cielo che all'inferno ... né intendo fissare regole di vita per coloro che trovano incoraggiamento e ispirazione proprio nel presente stato di cose, che essi amano con l'amore e l'entusiasmo di amanti ... né ... a quelli che hanno un buon impiego ... Parlo soprattutto alle masse degli scontenti che si lamentano passivamente della durezza della loro sorte o dei tempi, quando potrebbero tentare di migliorarli ... ci sono certuni che i dolgono più profondamente e sconsolatamente degli altri poiché dicono che stanno facendo proprio il loro dovere. Intendo anche parlare a quelli che sono ricch in apparenza ma in effetti sono invece i più poveri di tutti, in quanto hanno accumulato scorie di cui non sanno che uso fare o come liberarsi, e così si sono costruiti con le loro stesse mani catene d'oro e d'argento".

T, non si rivolge a chi è appagato dallo stato in cui vive, ma a chi si lamenta, ma rimane inerte e a chi si è auto imprigionato nella gabbia che si è costruito. Ma l'invito è quello ad una liberazione, ad una rivoluzione interiore, senza tuttavia proporsi come modello. T. dice: io ho fatto così, ho sentito il bisogno di fare questa casa e di vivere tra i boschi, ma sta a voi trovare la vostra strada, purché sia una scelta autentica.

"In ogni stagione, e a qualunque ora del giorno e della notte, è sempre stata mia cura migliorare quanto più potessi l'attimo in cui mi trovavo a vivere, e fermarlo per vivere nel punto d'incontro di due eternità, il passato e il futuro, vale a dire nel presente; e attenermi fedelmente ad esso"

Un vero invito al "carpe diem" degli stoici.

"Per lungo tempo fui reporter di un giornale di non molto larga tiratura, il cui direttore non s'è ancora deciso a pubblicare la maggior parte dei miei articoli... Fatica che in questo caso fu poi l'unica ricompensa che ne ebbi".

T. è un reporte della natura, le notizie in Walden sono i suoni del bosco, le increspature del lago, la vita degli animali, il trascorrere delle stagioni, la neve, il vento, la pioggia. E scrive disinteressatamente, per la gioia di scrivere: questa è la vera ricompensa.

Sul vestiario:

"... noi siamo forse spinti a procurarcelo più spesso dall'amore della novità e dal ruspetto per l'opinione altrui che da necessità effettive" "Noi conosciamo pochissimi uomini, ma una quantità innumerevole di giacche e calzoni"

T, mette in contrapposizione il vestiario, l'essere alla moda o il corrispondere alle aspettative degli altri (cioè l'apparire e l'avere) allo scopo di una vita ben vissuta, che consiste nel miglioramento di se stessi (l'essere).

Contro il superfluo:
"Adesso le nostre case sono ingombre e stipate di mobili, e una buona massaia ne getterebbe subito la maggior parte tra la spazzatura".

"Ma, ahimè! gli uomini ora sono diventati strumenti dei loro strumenti."

"Prima di poter adornare le nostre case di oggetti bellissimi, dobbiamo non solo spogliare le pareti ma anche spogliare la nostra vita, e porre come fondamenta un perfetto governo domestico e una bella condotta di vita"

"Prima di poter adornare la nostra casa di oggetti bellissimi, dobbiamo non solo spogliare le pareti, ma anche spogliare la nostra vita, e porre come fondamenta un perfetto governo domestico e una bella condotta di vita".

Cambiare la propria vita

"... vidi una serpe mudata correre nell'acqua e mettersi a giacere sul fondo ... forse perché non era ancora uscita dal suo stato di torpore. Allora capii che é per ragioni simili [stato di torpore] che gli uomini rimangono nella loro attuale condizione, bassa e primitiva; e che - se sentissero sorgere in loro l'influsso vitale della primavera [spring of springs] - allora si solleverebbero necessariamente a una vita più alta e eterea"

Il valore dell'esperienza nella formazione

"Chi avrebbe compiuto maggior progresso, alla fine del mese: il ragazzo che s'è fatto il coltello a serramanico con il minerale che lui stesso ha scavato e fuso, leggendo ciò che gli era necessario a tale scopo, o quell'altro ragazzo che in quel tempo ha seguito le lezioni di metallurgia all'istituto ... ?

T. sottolinea il valore della pratica (pragmatismo americano), che qui è anche legame con la natura (il minerale).

La lentezza

"Dopotutto, non è detto che chi ha un cavallo che fa un miglio al minuto debba portare i messaggi più importanti. Ho imparato che il viaggiatore più velto è quello che va a piedi".

La libertà individuale

"... e anche perché desidero che al mondo ci siano tante persone diverse quanto più possibile: ma vorrei che ciascuno fosse così accorto da trovare e seguire la propria strada, non quella di suo padre, sua madre, o un suo vicino ... Possiamo non arrivare in porto nel tempo stabilito, ma seguiremo il vero cammino".


Links:
Edizione annotata http://www.kenkifer.com/Thoreau/index.htm