domenica 29 agosto 2010

I Vicerè di Federico De Roberto



Incipit:
Giuseppe, dinanzi al portone, trastullava il suo bambino, cullandolo sulle braccia, mostrandogli lo scudo marmoreo infisso al sommo dell'arco, la rastrelliera inchiodata sul muro del vestibolo dove, ai tempi antichi, i lanzi del principe appendevano le alabarde, quando s'udì e crebbe rapidamente il rumore d'una carrozza arrivante a tutta carriera; e prima ancora che egli avesse il tempo di voltarsi, un legnetto sul quale pareva avesse nevicato, dalla tanta polvere, e il cui cavallo era tutto spumante di sudore, entrò nella corte con assordante fracasso. Dall'arco del secondo cortile affacciaronsi servi e famigli: Baldassarre, il maestro di casa, schiuse la vetrata della loggia del secondo piano, intanto che Salvatore Cerra precipitavasi dalla carrozzella con una lettera in mano.
"Don Salvatore?... Che c'è?... Che novità?..."
Ma quegli fece col braccio un gesto disperato e salì le scale a quattro a quattro.
Giuseppe, col bambino ancora in collo, era rimasto intontito, non comprendendo; ma sua moglie, la moglie di Baldassarre, la lavandaia,
una quantità d'altri servi già circondavano la carrozzella, si segnavano udendo il cocchiere narrare, interrottamente:
"La principessa... Morta d'un colpo... Stamattina, mentre lavavo la carrozza..."
"Gesù!... Gesù!..."

Un bellissimo romanzo che racconta la storia di una nobile famiglia siciliana, di discendenza spagnola, gli Uzeda. Parla delle rivalità tra i parenti, della loro lotta per mantenere e accrescere ricchezza e potere, utilizzando ogni possibile mezzo, sullo sfondo della storia d'Italia, negli ultimi anni dell'Ottocento. In realtà è la storia e la descrizione, almeno per quanto mi ha colpito nel libro, del carattere degli italiani (non solo dei siciliani): emerge la mancanza di valori, il trasformismo politico, l'ipocrisia religiosa, l'assenza di scrupoli. Tutto viene raccontato con un linguaggio scorrevole, senza che l'autore (in base ai criteri veristi) intervenga e commenti dall'esterno. Le parole e le azioni dei tanti personaggi che si alternano e interagiscono sono più che sufficienti a creare un mondo dove domina la falsità, l'arroganza, l'ipocrisia. Una visione totalmente pessimistica nella quale non si salva nessuna classe sociale, nemmeno il popolo che si lascia ingannare dalle parole e dai lustrini del potere, in questo caso dal fasto della nobiltà. In questo senso è un libro attualissimo (purtroppo!).

Personaggi:
Baldassarre: il maestro di casa, sempre fedele e pronto a sopire le dicerie della servitù, ma alla fine abbandona la casa, deluso per il matrimonio imposto a Teresina. Lo rivedremo tra i sostenitori di Don Raimondo, nella sua fase politica.

Donna Teresa Risà in Uzeda: principessa di Francalanza di Mirabello, figlia del barone di Riscemi, sposa il principe Consalvo Uzeda di Francalanza, più giovane di lui di dieci anni, con cui dà alla luce 7 figli. Dopo la prematura morte del marito, si dedica da sola all'amministrazione dello sterminato patrmonio della famiglia. L'annuncio della sua morte e la lettura del testamento danno l'avvio al romanzo.

Il signor Marco: l'amministratore dei beni della principessa. Resta in servizio anche dopo la sua morte, ma in seguito verrà licenziato.

Padre Don Blasco Uzeda: cognato della principessa Teresa, benedettino vizioso e collerico, seminatore di zizzannia nella famiglia, costretto in gioventù a prendere i voti, conduce una vita tutt'altro che ispirata ai valori cristiani (la Sigaraia è la sua amante fissa); dopo l'Unità d'Italia e la soppressione dell'ordine benedettino è ridotto allo stato laicale e ricompra all'asta alcuni dei beni del suo ex convento. Dal suo iniziale sostegno ai Borboni, si sposta per interesse su posizioni liberali.

Padre Don Ludovico Uzeda: priore e poi cardinale, secondogenito della principessa Teresa, costretto a farsi monaco, diventa priore del convento dei Benedettini e poi cardinale. E' odiatissimo da Don Blasco.

Donna Ferdinanda Uzeda: cognata della principessa Teresa, detta "la zitellona", rimasta nubile per volere delle famiglia, riesce da sola ad accumulare un cospicuo patrimonio, attraverso l'usura. Gretta e ignorante, è appassionata di araldica della storia della nobiltà e della sua famiglia. Sempre fedele ai Borboni e contraria all'Unità d'Italia.

Angiolina: la monaca di San Placido, figlia della principessa, costretta a farsi suora con il nome di Suor Maria Crocifissa.

Donna Graziella: cugina del primogenito Uzeda, don Giacomo. Da giovani i cugini avrebbero voluto sposarsi, ma la volontà della principessa Teresa impose al figlio di sposare donna Margherita. Sempre presente nelle vicende famigliari, riesce a barcamenarsi, alleandosi sempre con i vincenti e, alla fine, corona l suo sogno e sposa Giacomo, rimasto vedovo.

Don Giacomo Uzeda: principe di Francavlla, primogenito della principessa Teresa e del principe Consalvo, è odiato dalla madre che gli preferisce il fratello più giovane, Raimondo. Avido, aggressivo e superstizioso, sposa donna Margerita per volontà della madre (vedi Donna Graziella). Dopo la morte della madre, pur essendo il primogenito è costretto a dividere l'eredità con il fratello Raimondo. Userà ogni mezzo per impossessarsi di tutta la ricchezza famigliare e alla fine ci riuscirà. Morirà di cancro, dopo aver diseredato il primogenito Consalvo e aver nominato erede universale la figlia Teresina.

Donna Lucrezia Uzeda: figlia della principessa Teresa, sposa, dopo la morte della madre e contro la di lei volontà, l'avvocato Benedetto Giulente, impegnato nei moti risorgimentali e poi in politica. Il matrimonio fortemente voluto da Lucrezia è reso possibile dal fatto che, con l'Unità d'Italia, anche gli Uzeda devono accettare di interagire con la borghesia liberale emergente.

Donna Chiara Uzeda: figlia della principessa Teresa, sposata con il marchese Federico di Villardita. Sempre in lotta per la maternità, alla fine, dopo aver abortito, costringe il marito a fare un figlio con una serva, suscitando scandalo. Passerà la fine della sua vita ritirata in campagna e schiavizzata dal figlio tanto desiderato.

Don Ferdinando Uzeda: figlio della principessa Teresa, detto "il babbeo". Vive ritirato in un podere, sperimentando costosi e inutili interventi agricoli. In seguito viene colto dalla paranoia per le malattie e accumula libri che parlano di medicina. Infine muore rifiutando di curarsi per paura che i dottori lo avvelenino. Vive alla Pietra dell'Ovo, almeno nella fase "agricola" della sua vita.

Don Raimondo Uzeda: conte di Lumera, figlio prediletto della principessa Teresa, amante del lusso, delle belle donne e del gioco, sposa, per volontà della madre, in prime nozze la baronessina milazzese Matilde Palmi, da cui ha due figlie, Teresa e Lauretta. Dopo la morte di Matilde, sposa Donna Isabella Fersa. Coerede, insieme al fratello Giacomo dello sterminato patrimonio degli Uzeda, sparisce dalla scena in seguito allo scandalo per i suoi rapporti con l'amante Isabella Fersa, che frequenta in modo sfacciato, umiliando la moglie. Di queste sue debolezze ne approfitterà il fratello Giacomo, che lentamente riuscirà ad impossessarsi dell'intero patrimonio.

Baronessa Matilde Palmi: moglie infelice del conte Raimondo, malvista da tutta la famiglia del marito, perchè considerata poco nobile rispetto agli Uzeda. Il marito la tradisce continuamente e apertamente e, alla fine, morirà di dolore, lasciandolo vedovo e libero di sposarsi con donna Isabella Fersa.

Don Gaspare Uzeda: duca d'Oragna, cognato della principessa, deputato al Parlamento e poi senatore del Regno; inizialmente borbonico, fiutando il rivolgimento dell'assetto politico, prima si barcamena e poi sposa la causa dei liberali che lo sosterranno nella carriera politica; eletto deputato, anche grazie all'aiuto dell'avvocato Giulente, marito della nipote Lucrezia, pur non essendo in grado di sostenere un discorso in pubblico, si barcamenerà per anni tra la destra e la sinistra storica, fino a diventare senatore.

Don Eugenio Uzeda: cognato della principessa Teresa, appare come un fallito prima nella sua iniziativa di avere un ruolo alla corte dei Borboni, poi come "archeologo e, infine, come editore e curatore di un libro sulla nobiltà siciliana, che cerca di vendere ai parenti. Sempre in miseria e mal vestito, muore senza ricevere alcun aiuto.

Consalvo Uzeda: figlio primogenito di Giacomo, il principe, e della principessa Margherita. Viene mandato giovane nel convento dei Benedettini, dal quale non vede l'ora di fuggire. Sempre in lotta con il padre, dopo un periodo di giovanile spensieratezza durante il quale sarà protagonista di bravate con altri compagni poco raccomandabili, far un lungo viaggio all'estero. Al ritorno si immergerà nei libri e inizierà l'ascesa politica, spostandosi a seconda del vento e riuscendo a diventare prima sindaco e poi deputato. Il padre lo diserederà in punto di morte per il suo rifiuto di sposarsi e di dare un erede al casato.

Benedetto Giulente: marito di Lucrezia, liberale, sempre attivo nei moti risorgimentali (ferito al Volturno), metterà la sua capacità al servizio di Don Gasapre Uzeda, nella speranza di diventare deputato. Ma sarà Consalvo che gli ruberà il posto agognato.

Teresina Uzeda: secondogenita di Giacomo e sorella di Consalvo, viene mandata da piccola in collegio a Finze. Umile e rispettosa, al contrario del fratello, soggiogata dalla figura autoritaria del padre e dall'influenza dei religiosi, accetterà di sposare Michele, anziché il fratello Giovannino, suo cugino, di cui è segretamente innamorata. Eredita tutta la proprietà Uzeda, alla morte del padre, ma poi si accorderà con Consalvo per una suddivisione più equa.

Giovannino Radalì: "il figlio del pazzo" (duca Mario), cugino di Consalvo, di cui fu compagno in monastero. Destinato alla vita monastica dalla madre, che vuole favorire il fratello primogenito Michele. Si salverà per la soppressione dei monasteri dopo l'Unità. Innamorato di Teresina, destinata a suo fratello, si ritira deluso in campagna. In seguito ad un grave attacco di malaria, ritorna in famiglia, si riprende e sembra riaccendersi l'amore represso tra lui e la cognata Teresina, ma vista l'impossibilità di coronare il suo sogno, si suicida.

Margherita: la principessa, moglie imposta a Giacomo. Sempre sottomessa al marito, svolge il ruolo di moglie e madre in silenzio e, alla fine, lascia alla cugina del marito, donna Graziella, il ruolo di padrona di casa. Ammalata di colera, muore e, con la sua morte, rende possibile il l'agognato matrimonio tra Giacomo e donna Graziella.

MicheleRadalì: fratello di Giovannino, primogenito, sposerà Teresina, pur non essendo amato, per volontà della madre. Cugino d Consalvo e di Teresina.

Donna Caterina Bonella: moglie del duca Mario Radalì (il pazzo), col quale ha due figli, Michele e Giovannino.

Fra Carmelo: fratello bastardo di Don Blasco, gli fa da servitore devoto e umile. Cura l'educazione di Consalvo in convento, esaltando la memoria e il ruolo del monastero benedettino. Con la chiusura del convento, vagherà quasi impazzito, sopportato a stento dagli ex monaci che, al contrario di lui, si sono rapidamente adattati ai tempi nuovi (vedi Don Blasco).

Donna Isabella Fersa: moglie del ricco conte Fersa, lo abbandona per amore di Raimondo, suscitando scandalo.

Federico: marchese di Villardita, marito di Chiara e succube della moglie. Accetterà di fare un figlio (Tancredi) con la sua serva pur di accontentare il desiderio di maternità della moglie.

Garino: marito di Lucia (la sigararia), che è l'amante di don Blasco. Gli fa da servitore e barbiere, ubbidendo a tutti i suoi voleri, disponibile anche a portare le corna pur di guadagnare.

Lucia: la sigaraia, amante di Don Blasco, mantenuta con il marito Garino dal vecchio monaco.

Ecco come nel romanzo vengono sintetizzati i personaggi principali:

Sette figlioli, possiamo contarli: il principe Giacomo e la signorina Lucrezia che è in casa con lui: due; il Priore di San Nicola [Ludovico] e la monaca di San Placido [Angiolina, suor Crocifissa]: quattro; donna Chiara, maritata col marchese di Villardita [Federico]: e cinque; il cavalier Ferdinando che sta alla Pietra dell'Ovo: sei; e finalmente il contino Raimondo che ha la figlia del barone Palmi [Matilde] ... Poi vengono i cognati; i quattro cognati: il duca d'Oragna [Gaspare], fratello del principe morto, padre don Blasco, anch'egli monaco benedettino, il cavalier don Eugenio e donna Ferdinanda, la zitellona ...

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mercoledì 11 agosto 2010

Il viaggiatore e il chiaro di luna / Antal Szerb


Incipit:
In treno filò tutto liscio. I problemi cominciarono a Venezia con le calli. La ragnatela di calli apparve a Mihaly a destra e sinistra appena il motoscafo si staccò dal pontile della fermata e lasciò il Canal Grande per seguire una scorciatoia. Ma in quel momento non prestò loro grande attenzione perché il suo interesse era totalmente assorbito dalla "venezianità" di Venezia: l'acqua in mezzo alle case, le gondole, la laguna, la limpidezza dei tetti color rosso-rosa. Perché Mihaly si trovava in Italia per la prima volta, a trentasei anni, in viaggio di nozze.

I personaggi:
Mihaly: il protagonista, sembra u eterno adolescente, lscia la moglie durante il viaggio di nozze e inizia un lungo pellegrinaggio in Italia, per ritrovare se stesso e per guarire dalla "nostalgia" delle sue amicizie adolescenziali.
Erzsi: la moglie abbandonata di M., che si trasferisce a Parigi. Anche lei cerca di ricostruire se stessa e alla fini si ritrova e si riconosce nella sicurezza "borghese" del matrimonio precedente con Zoltan Pataki.
Zoltan Pataki: ex marito di Erzsi, fa di tutto per riconquistarla e, alla fine ci riesce.
Tamas Ulpius: l'amico suicida di M, che ha un'enorme influenza su di lui. La sua ombra lo accompagna fno al tentativo fallito di suicidio del finale.
Eva Ulpius: la sorella di Tamas, della quale anche M. è innamorato. Il viaggio di M. e il soggiorno a Roma hanno lo scopo di ritrovare Eva e la liberazione dal suo fantasma, sarà anche la sua liberazione.
Janos Szepetneki: l'amico "borderline" di M., un disonesto intrallazzatore, dal carattere forte. E' l'opposto di M.
Ervin: l'amico ebreo, poi cattolico di M. Partecipa in giovinezza al circolo degli Ulpius ed è innamorato di Eva. Poi ha una conversione profonda e diveta frate francescano. M. lo incontrerà nel convento di Gubbio (Pater Severinus) e cercherà auto da lui. Muore di tubercolosi.
Waldheim: studioso di storia delle religioni, accompagna M. per un certo periodo nel suo soggiorno romano e gli parla della morte come desiderio erotico.
Italia (Paese): è uno dei protagonisti del romanzo. Tutta la storia si svolge in Italia e parla di un viaggio in Italia, tipico degli intellettuali del nord Europa. Oltre a Venezia, c'è la Toscana, l?Umbria (Gubbio, Foligno) e, soprattutto, Roma.

E' molto interessante l'inizio del libro e tutto il racconto della fase adolescenziale che è molto coinvolgente. Emergono le amicizie intense e totalizzanti, i rapporti ambigui, le paure, le sfide che sono tipiche dell'adolescenza. Anche un certo romanticismo, caratteristico di tante fasi giovanili. Poi, a mio avviso, il romanzo si perde u po' e questa fase adolescenziale appare troppo prolungata nel protagonista. Ci sono delle cadute ingenue e passaggi troppo bruschi e poco credibili. Non c'è mai un vero scontro tra i personaggi e tutto appare morbidamente superabile. Più avvincente e realistica è la parte finale in cui M. esce dal suo torpore e proprio la banalità del reale (il battesimo, l'ubriacaura con gli italiani) sembra salvarlo dal suo mondo sotterraneo.
Interessante l'Italia vista dall'occhio stralunato di Mihali, molto diversa dall'immagine di un italiano: sembra quasi, per la sua forza ammaliatrice, un paese orientale, misterioso, esotico.

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