sabato 11 giugno 2016

Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud


Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud ; traduzione di Donata Migone. - Torino : Einaudi, 1973 (Nuovi coralli ; 131). - 199 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: Rembrandt's Hat.


Sono otto racconti che hanno al centro il tema della incomunicabilità e della solitudine, ambientati quasi tutti a New York.

La corona d’argento

Gans, il padre, stava morendo in un letto d’ospedale. Medici diversi dicevano cose diverse, sostenevano teorie diverse. Si parlava di un’operazione esplorativa ma pensavano che avrebbe potuto ucciderlo. Uno dei medici parlava di cancro.

Albert Gans, per cercare di guarire il padre ammalato di cancro e incurabile si rivolge, senza convinzione, al rabbino Lifschitz, che vive vicino ad una sinagoga con la figlia. Per guarire gli ammalati vende delle corone d’argento con due prezzi diversi. Qui l’incomunicabilità è evidente tra la fede mistica del rabbino e la razionalità e lo scetticismo di Gans, che, in realtà, non si fida per niente del rabbino e ricorre al suo aiuto solo per salvarsi la coscienza.
Infatti, l’incomunicabilità è anche tra Gans  e il padre moribondo, ed emerge chiaramente nel non rispondere mai alla domanda del rabbino: “vuol bene a suo padre?”

Uomo nel cassetto (per me il migliore)

Un debole shalom pensai davvero udito, ma considerando i tratti slavi del viso dell’autista, parve improbabile. Mi stava sbirciando nello specchietto retrovisore da quando ero entrato nel taxi e, a dir il vero, per un momento mi sono sentito inquieto.

Ambientazione Mosca (ma anche Kiev, Leningrado). Il protagonista, Howard Harvitz, un ebreo americano, fa un viaggio in Russia, per decidere se risposarsi con la prima moglie (Lilian), dopo la morte della seconda (Rose). È uno scrittore. A Mosca incontra Felix Levitanski, tassista e scrittore, con un manoscritto nel cassetto, che vorrebbe pubblicare con l’aiuto dell’americano. Howard è un miscuglio di indecisione e di ansia. Sospettoso, ha paura di essere intrappolato dalla polizia sovietica. Anche qui il racconto ha al centro l’incomunicabilità e l’incomprensione tra il protagonista e il tassista scrittore e, più in generale, tra i due mondi (Occidente e Russia).
C’è una certa ironia, ad esempio quando la polizia sequestra alcune copie di un racconto di Howard, dal titolo emblematico “Visible secrets”.
”Scrivo attualmente per il cassetto”, dice Levitanski.
Entrambi, per ragioni diverse, sono uomini insoddisfatti della propria vita.

La lettera

Il cancello c’è Teddy con in mano la sua lettera.
Le domeniche pomeriggio Newman le passava seduto con suo padre su una panchina bianca del cortile del reparto. Il figlio aveva portato una crostata all’ananas ma il vecchio non la voleva mangiare. Due volte, nel corso delle due ore e mezzo, che trascorse all’aperto con suo padre, Newman disse, - Vuoi o non vuoi che torni domenica prossima? Vuoi averla libera la prossima domenica?

Newman va a trovare il padre in un ospizio. Quando sta per uscire incontra sempre Teddy, un ricoverato matto che mi chiede di imboccare una busta senza indirizzo, che contiene un foglio bianco.  “non c’è qualcuno con cui vuole comunicare?”

A riposo

Ultimamente si era messo a studiare la vecchia grammatica greca di cinquant’anni prima. Leggeva il Bulfulch e voleva rileggersi l’Odissea in greco. La sua vita era cambiata. Di questi tempi dormiva meno e la mattina si alzava a fissare il cielo sopra Gramery Park. Guardava le nuvole finché assumevano delle forme sulle quali poteva riflettere.

Il dottor Morris, medico a riposo, vive a New York. È vedovo con una figlia chi vive in Scozia.  “Lottava contro la solitudine”. Abitudinario, fa ogni mattina una passeggiata con lo stesso percorso. Vecchiaia e angoscia. Un foglio di una lettera che cade a una donna del suo palazzo E che non mi raccoglie scuote la sua vita. Lettera caduta the Evelyn Gordon, che l’ha colpito per il suo “profumo ardito”. È una lettera del padre che rimprovera la figlia per la sua vita dissoluta.
Il dottor Morris, dopo aver saputo che Evelyn abita nel palazzo, comincia a fantasticare: “brama ti piacere”, “f ame di esperienze esotiche”, “sogni erotici”. Arriva ad una specie di innamoramento e immagine una vita con lei, nonostante la sua età. Ma alla fine “non c’è niente da fare, la vecchiaia non si può accantonare”.

 Il cappello di Rembrandt

Rubin, con in testa un cappello trasandato di tela bianca un soffice berretto rotondo senza visiera, comunque si volesse descriverlo, vacanza assorto nei suoi pensieri inespressi o inespressivi su per le scale che nel suo studio nell’interrato dell’Accademia di New York, dove faceva le sue sculture, portavano ad un’ atelier al secondo piano, dove insegnava. Arkin, lo storico dell’arte, uno scapolo iperteso e impulsivo di 34 anni […]  lo osservava attraverso la porta aperta del suo ufficio.

Il racconto si apre con i due protagonisti Rubin, lo scultore,  e Arkin, lo storico dell’arte. Per una frase che provoca un’assurda incomprensione (porti il cappello che portava Rembrandt in uno dei suoi autoritratti, aveva detto Arkin) si arriva alla rottura dei rapporti,  all’evitamento, al disagio  e all’odio. Ne nasce una guerra dei cappelli, quando Arkin pensa che Rubin gli abbia sottratto un cappello che gli avevano regalato gli studenti. “Ciascuno aveva in mente l’altro talmente e tanto da esserne stufo”. Diventano schiavi dell’odio l’uno per l’altro, fino a quando non trovano il coraggio di parlarsi e di superare l’assurda situazione in cui erano precipitati. Qui, il finale riesce superare l’incomunicabilità.


 Bigliettini di una signora un pranzo

Max Adler, di passaggio in città a novembre, aveva telefonato al suo vecchio professore di architettura, Clem Harris, e venne subito cordialmente invitato a pranzo per quella sera a casa sua a Hempstead per incontrarvi alcuni buoni amici la giovane moglie Karla.

Un pranzo tra architetti: Max Adler, architetto ed ex allievo del professor Clem Harris, la moglie Karla (ex studentessa di Harris), una coppia e la segretaria di Harris, Shirley Fischer. La giovane moglie manda, durante la serata, ben sette bigliettini al giovane Max.Karla, “robusta di corpo e  non bella”, dopo i bigliettini il cambio di vestito “era una donna attraente” agli occhi di Max.Il racconto è percorso da una sensualità tanto più forte, quanto più viene mascherata dal gioco di messaggini, dalla paura di essere scoperti e dal  legame di Max con il professore (amicizia/tradimento).

Mio figlio l’assassino l’assassino

Si sveglia sentendo il suo padre sta nell’ingresso, ascoltando. Lo ascolta che dorme e sogna. Ascoltandolo che si alza e cerca a tastoni i pantaloni. Non si metterà le scarpe. Che non va in cucina a mangiare. Che si guarda fisso allo specchio. Che sta seduto per un’ora al gabinetto. Che sfoglia le pagine di un libro che non può leggere. La sua angoscia e solitudine. Il padre sta nell’ingresso. Il figlio lo sente che ascolta.

Il padre, Leo, il figlio Harry di 22 anni non comunicano: “…  perché se quello (il figlio) non vuol parlarti, non puoi entrargli dentro per scoprire perché”.
Il finale si svolge sulla spiaggia di Coney Island, in una a ventosa giornata invernale. C’è poca speranza, “ma se uno non vuol vivere, cos’è che può fare quando è morto. Nulla. Nulla è nulla, è meglio vivere”.

Cavallo parlante

D. Sono un uomo in un cavallo o un cavallo che parla come un uomo? Supponiamo che mi facessero una radiografia, cosa potrebbero? – Lo scheletro luminoso di un uomo bocconi dentro un cavallo o semplicemente un cavallo con un complicato apparato vocale?


È il più surreale dei racconti: la storia di un cavallo/uomo Abramowitz chi lavora in un circo, sfruttato da Goldberg, il suo padrone sordomuto. Comunicano con l’alfabeto Morse, ma Goldberg non vuole sentire domande e,  a volte, colpisce il cavallo con una verga (“il colpo istantanea, della minaccia continui a darti pensiero”). Domanda fondamentale è quella di sapere se Abramowitz è un uomo o un cavallo. Goldberg lo costringe ad accettare il suo destino di cavallo parlante, ma lui vuole la sua libertà insonnia o di essere un vero cavallo o di essere un vero uomo. Alla fine sarà un centauro.

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