venerdì 6 novembre 2015

La strada di Podestaria / Giani Stuparich

 
La strada di Podestaria / Giani Stuparich ; con Diciotto lettere a Giani di Carlo Stuparich ; a cura di Giuseppe Sandrini ; fotografie di Aldo Ottaviani. - Verona : Alba Pratalia, 2005. - 109 p. : ill. ; 21 cm. - (alba pratalia ; 1)
ISBN 88-901971-0-2


Incipit:
"Approfitto di questa giornata di mezzo riposo per scriverti a lungo, seduto qui solitario dietro la nostra baita: poche cose si muovono intorno: due pastori, un po' di vento, veli di nebbia che camminano ... Tutto il resto sta tranquillo e silenzioso, giù davanti un boschetto di pini circoscritto da muriccioli bianchi e pare natura carsica, ma gli altri monti intorno sono tutti d'erba e vi pascolano ardente con campanelli"
Così mi scriveva mio fratello Carlo da Podestaria nel settembre del 1915, in quel breve periodo di nomina a ufficiale della Territoriale. Era andato lassù con l'84° Battaglione da Verona, per la costruzione di una strada. Dalle tormentose trincee della Rocca di Monfalcone, dall'inferno del Carso alla pace dei pascoli sui monti Lessini. Ma era malinconico.


Un piccolo libro commovente e toccante. Racconta il viaggio della memoria di Giani Stuparich, che ripercorre, dopo 22 anni la strada dove era stato il fratello Carlo, durante i lavori per costruirla: la strada da Boscochiesanuova a Podestaria. Un periodo di pace trascorso prima a Verona (vicolo Storto 6 e vicolo Moise), poi sulle pendici dei Lessini.
Vengono riportate 18 lettere di Carlo a Giani, nelle quali racconta con semplicità il suo soggiorno, le sue speranze di ricongiungersi al fratello (allora nelle Territoriale a Vicenza), i suoi sogni e il suo amore per la madre lontana a Trieste.
Sembra quasi annoiato dalla tranquillità delle retrovie. Poco dopo tornerà al fronte e morirà suicida sul Monte Cengio.

Molte volte ho percorso quella strada, ignorando questa storia. Ora so che quando la ripercorrerò non potrò fare a meno di pensare ai fratelli Stuparich.

"Infelice generazione la nostra, che vedemmo prima salire la realtà verso il sogno più bello e poi ripiombare  giù, più giù d'ogni temuto incubo" - scrive Giani Stuparich, molti anni dopo.
La mia generazione, quella nata dopo il 1945, è stata definita da Serena Zoli, la generazione fortunata (è il titolo del suo libro). Ogni tanto sarebbe utile e salutare, quando sembra che le cose non vadano come vorremmo, voltarci indietro e osservare con partecipazione la vita di quella "infelice generazione", dalla quale dovremmo trarre forza ed energia.

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La storia del mondo in 100 oggetti / Neil McGregor

La storia del mondo in 100 oggetti / Neil MacGregor ; traduzione di Marco Sartori. - Milano : Adelphi, c2012. - XXV, 706 p. : ill. ; 25 cm.

Libro interessantissimo, perché riesce, attraverso gli oggetti, la loro storia, i loro materiali a creare un percorso coinvolgente. E' un viaggio attraverso le civiltà del mondo, le cui tappe sono oggetti materiali, preziosi o umili, più o meno antichi, e da questo viaggio usciamo appagati e più consapevoli della bellezza e della fragilità delle cose e degli uomini.


Mestiere di scrivere
Wuz

lunedì 14 settembre 2015

Figli e amanti / David Herbert Lawrence

Figli e amanti / David Herbert Lawrence ; traduzione di Franca Cancogni. - Milano : Arnoldo Mondadori, 1971 (Gli Oscar ; L44). - 584 p. ; 18 cm.

Incipit
Dopo Hell Row ci furono i Bottoms. Hell Row era un gruppo di tozze casette dal tetto di paglia, ammucchiate sulla riva del torrente a Greenhill Lane. Ci vivevano i minatori che lavoravano nei pozzi, due campi più in là. Il torrente correva sotto gli ontani e il poco carbone tirato su dalle cisterne dal lento giro degli asini non arrivava ad annerirne le foglie. Pozzi eguali costellavano tutto il paese; alcuni risalivano addirittura ai tempi di Carlo II. E gli uomini e gli asini scavavano giù nella terra, come formiche, macchiando di cumuli neri i prati e i campi di grano. Erano appunto le capanne di questi minatori che sparse qua e là, a gruppi o isolate, insieme alle case dei contadini e a quelle dei calzettai, formavano il villaggio di Bestwood.

L'ambiente del romanzo è, almeno nella prima parte, quello minerario, circondato dalla campagna. Poi arriverà anche l'ambiente cittadino (Nottingham) con le fabbriche.
I personaggi sono:
- Gertrude Coppard, la madre di William, Paul e Anne, sposa non felice di
- Walter Morel, minatore
- William Morel, figlio primogenito, va a lavorare a Londra, con successo, ha un rapporto superficiale e con una ragazza e muore giovane
- Paul Morel, secondogenito sul quale si riversa l'amore possessivo della madre, dopo la morte di William
- Miriam, vive in una fattoria con i genitori e i fratelli ed è l'amore "spirituale" e irrealizzato di Paul
- Clara Dawes, sposata e separata, è l'amore carnale di Paul
- Baxter Dawes, marito di Clara, nemico e poi "amico" di Paul, quando gli lascerà Clara.

Il centro del romanzo è il rapporto tra Paul e la madre. E' lei, in fondo, l'unica vera amante prima di William. poi di Paul. Vittima di un matrimonio infelice, anche per le differenze culturali tra lei e il marito minatore, riversa sui figli l'amore che non ha potuto dare al marito.Quello che non vuole è che qualche donna gli porti via l'anima di Paul e il pericolo maggiore, in tal senso, è rappresentato da Miriam, con la quale Paul condivide, per lunghi periodi, sentimenti, pensieri, sensazioni. Infatti  Miriam, nonostante i vari avvicinamenti, perde, prima a favore della madre, poi di Clara, con la quale Paul condivide solo una passione sessuale, senza concederle mai l'anima.
L'anima resta solo per la madre, fino all'ultimo, e la sua morte, nei capitoli finali è un vero tormento, di fronte al quale Paul sembra arrendersi, anche se la frase finale apre qualche speranza: "Non avrebbe preso la via delle tenebre per seguirla. In fretta camminava verso il debole, confuso mormorio della città illuminata".
Il libro si chiude nella luce, in contrasto con l'inizio "nero" del paesaggio minerario.

Ho apprezzato maggiormente la prima parte, quella dell'ambiente minerario e dell'infanzia povera dei protagonisti. Ho fatto il tifo per Miriam, sperando (invano) che Paul si staccasse dalla madre e prendesse finalmente una decisione. Ma è proprio il tema dell'attaccamento madre-figlio il centro del romanzo.
Interessante èp anche la descrizione dell'ambiente di lavoro di Paul, una piccola fabbrica tessile, con numerosa e varia presenza femminile.

Temi: rapporto madre/figlio; miniere e minatori; natura e campagna; industria tessile; vita cittadina; agricoltura; malattie; morte; passione artistica; religione cristiana; spiritualità/sessualità; Londra; Nottingham.

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venerdì 21 agosto 2015

Stoner / John Williams

Stoner / John Williams ; postfazione all'edizione italiana di Peter Cameron ; traduzione di Stefano Tummolini. - Roma; Fazi, c2012 (Le strade ; 202). - 332 p. ; 22 cm

Incipit:
William Stoner si iscrisse all'Universitá del Missouri nel 1910, all'età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato di ricerca e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restó a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. Non superó mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido. Quando morì, i colleghi donarono alla biblioteca dell'università un manoscritto medievale, in segno di ricordo. Il manoscritto si trova ancora oggi nella sezione dei libri rari, con la dedica: "Donato alla Biblioteca dell'Universitá del Missouri in memoria di William Stoner, dipartimento di Inglese. I suoi colleghi".

Un romanzo che inizia con la morte del protagonista è con la descrizione di un anti eroe, un uomo vissuto dignitosamente, ma che non ha lasciato tracce significative nel ricordo dei colleghi o degli studenti. Eppure su questa vita "banale" di un insegnante di umili origini, con un matrimonio infelice, Williams riesce a tracciare una storia che ci trascina fino alla fine. Le capacità di Stoner di superare i dispiaceri e le delusioni lo rende un piccolo Giobbe.
Un'unica passione sta alla base della sua vita ed è quella che lo accompagna fino alla fine:: la passione per l'insegnamento e per lo studio. Non a caso, l'unica volta che in lui si accende la passione amorosa, é quando vive la sua storia d'amore con Katherine, una studentessa/insegnante che condivide con lui l'amore per la cultura. Il capitolo finale sulla sua morte é un capolavoro.

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mercoledì 12 agosto 2015

Anna Karenina / Lev Tolstoj

Anna Karenina / Lev Tolstoj ; traduzione di Ossip Felyne. - Milano : A. Mondadori, 1971 (Oscar). - 2 v. (XXXI, 550 ; 7, 482 p.) ; 20 cm


Incipit:

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.
In casa Oblonski tutto era sossopra. La moglie aveva scoperto una relazione amorosa del marito con una francese che era stata istitutrice in casa loro, qualche tempo prima, e gli aveva dichiarato che non poteva più vivere con lui sotto lo stesso tetto. Questa situazione durava da due giorni e si faceva sentire in modo penoso, tanto dai due coniugi quanto dagli altri membri della famiglia e sinanche dal personale di servizio. Tutti provavano l'impressione che la loro vita in comune non avesse più senso e che l'unione della famiglia e dei familiari di casa Oblonski fosse più effimera di quella delle persone che si trovavano casualmente riunite in qualsiasi albergo. La moglie non usciva dalle sue stanze; il marito era sempre fuori; i bambini correvano per la casa abbandonati a se stessi; l'istitutrice inglese aveva litigato con la governante e aveva scritto a un'amica pregandole di trovarle un altro posto; la sguattera e il cocchiere si erano licenziati.


In fondo Anna Karenina è la storia di tante famiglie ed inizia con la scoperta di un tradimento e di una crisi coniugale, che sarà superata grazie all'intervento pacificatore di Anna nei confronti della moglie del fratello fedifrago. Proprio Anna, venuta a Mosca in visita al fratello, si troverà  travolta da una storia d'amore, intensa e piena di passione, con il bel ufficiale Vronskij, iniziata proprio in occasione di quella visita, nel corso del ballo a casa degli Oblonsky. Sarà la famiglia di Anna a diventare "infelice" ed i rapporti con il marito saranno sempre più conflittuali, fino alla rottura. Ma anche la nuova famiglia di Anna con Vronski, il sogno romantico di un nuovo amore, è destinata a finire con una conclusione tragica: il suicidio di Anna con la scena del treno che si riallaccia a quella, all'inizio del romanzo, quando Anna, arrivata alla stazione di Mosca, assiste alla morte di una persona sotto le ruote del treno,
Quindi, "famiglia infelice" quella di Stepan Oblosnsy (fratello di Anna) e marito di Dolly, anche se si tratta di una infelicità fatalisticamente accettata, grazie alla rassegnazione della moglie; "famiglia infelice" quella di Anna e del marito Karenin, con il figlio che, di fatto, Anna abbandona; "famiglia infelice", tranne il periodo di iniziale passione, quella "nuova" di Anna e di Vronsky, con qualche parentesi di serenità vissuta lontano dalla Russia.
C'è, tuttavia, una famiglia felice: quella di Levin e di Kitty, che, alla fine, coroneranno il loro sogno d'amore. Ma non è una felicità sdolcinata, passionale e scontata: è una felicità legata alla semplicità della vita in campagna, a continue meditazioni, ai confronti con le difficoltà e, anche, alla volontà di Levin (Tolstoj)  di diventare migliore, di mettersi sempre in discussione e di autocriticarsi.
Nel romanzo, i protagonisti sono due: Anna, che si macera nella sua insoddisfazione, eroina tragica di una vita irrisolta e Levin, l'eroe positivo con le sue debolezze e nei suoi dubbi.

Personaggi:
Stepan (Stiva) Arkadic Oblonsky, ufficiale civile, marito di Darja (Dolly) Alexandrovna, fratello di Anna Karenina
Darja (Dolly) Aleksandrovna, moglie di  Stepan (Stiva) Arkadic Oblonsky, sorella di Katerina (Kitty) Aleksandrovna-Scerbackaja

Konstantin Dimitric Levin, innamorato e poi marito di Katerina (Kitty) Aleksandrovna-Scerbackaja
Katerina (Kitty) Aleksandrovna-Scerbackaja, sorella di Darja (Dolly) Aleksandrovna
Sergej Ivanovich Koznystev, fratellastro di  Konstantin Dimitric Levin
Nikolajv, fratello di  Konstantin Dimitric Levin e di Sergej Ivanovich Koznystev

Anna Karenina, sposata con Aleksei Aleksandrovic Karenin
Aleksei Aleksandrovic Karenin, marito di Anna
Sereza, figlio di Anna Karenina e di  Aleksei Aleksandrovic Karenin


Aleksej Kirillovic Vronskij, amante di Anna Karenina
Anna, figlia di Anna Karenina e di  Aleksej Kirillovic Vronskij
Elizaveta (Betsy), amica di Anna, cugina di  Aleksej Kirillovic Vronskij



Lidija Ivanovna, amica di Aleksei Aleksandrovic Karenin

Temi
  • Ipocrisia: l'adulterio è permesso, anzi accettato, purchè rimanga nascosto
  • Gelosia: presente in tutte le relazioni (Dolly/Stepan; Kitty/Levin; Anna/Vlonskj), ma è nella coppia Anna/Vlonskij che assune aspetti distruttivi
  • Fede: al centro del personaggio di Levin, alter ego di Tolstoj
  • Fedeltà/Infedeltà: infedele e simpaticamente superficiale Stepan, infedele tragica, Anna Karenina
  • Famiglia: 3 famiglie principali
  • Matrimonio: unico felice quello tra Levin e Kitty 
  • Società russa: pranzi, balli, feste, cose di cavalli, affari
  • Agricoltura: contadini e politica agraria, possidenti terrieri.
  • Viaggi: viaggio in Italia e terme
Link
wikipedia
oilproject
mescalina
leggiamo.altervista
scratchbook



domenica 26 aprile 2015

Il fantasma esce di scena / Philip Roth

Il fantasma esce di scena / Philip Roth ; traduzione di Vincenzo Mantovani. - Torino : Einaudi, 2008. - 226 p. ; 24 cm. - Tit. orig.: Exit Ghost.

Incipit:
"Non andavo a New York da undici anni. Tolta una visita a Boston per l'asportazione di una prostata cancerosa, in quegli undici anni non mi ero mai allontanato dalla mia strada di montagna dei Berkshire e, ciò che più conta, avevo di rado aperto un giornale o ascoltato le notizie alla addio dopo l'11 settembre, tre anni prima; senza alcun senso di perdita - ma semplicemente, all'inizio, con una sorta di aridità interiore - avevo smesso di vivere non soltanto nel gran mondo ma nel presente. Da molto tempo avevo soffocato l'impulso di starci dentro e di farne parte".

Libro da non leggere se si hanno problemi alla prostata ("E' così: il destino ti sta dietro le spalle e un giorno salta fuori e grida Buu! Cancro alla prostata").
Parla del ritorno a New York di Nathan Zuckerman, uno scrittore, dopo undici anni di vita appartata nei monti del New England, per fuggire alle  minacce di un gruppo antisionista e anche agli avvenimenti del "presente".
E' un libro sul mondo della letteratura e sulla tendenza, da parte dei media e dei critici letterari, a voler trovare spunti autobiografici nelle opere di fiction. Ma c'è anche il tema della depressone, della tristezza della vecchiaia, che si manifesta nei problemi fisici (l cancro alla prostata, l'incontinenza), nella perdita progressiva della concentrazione e della memoria, nel vedere vecchiaia e malattia nella vecchia fiamma (l'incontro con Amy Ballette, malata di cancro al cervello). Ma la decadenza risalta soprattutto nell'incontro con una coppia di giovani sposi, Jamie e Billy, ai quali propone uno scambio di case, per rimanere un anno a New York. Jamie diviene un "sogno impossibile": il sogno di riuscire, nonostante la malattia e l'impotenza, a conquistarla, il sogno di ritrovare la giovinezza perduta.
Questo sogno si manifesta anche nello scontro con il giovane e vigoroso Kliman (che Nathan ritiene l'amante di Jamie): pieno di ambizioni e di entusiasmo, vorrebbe l'aiuto di Nathan per scrivere una biografia di Lonoff, uno scrittore dimenticato, riportando alla luce un "segreto" inconfessabile della sua vita giovanile.
Dopo questa immersione in una New York che appare notturna e quasi ipnotica, vista con gli occhi del "fantasma" Nathan, il vecchio scrittore tornerà a ritirarsi tra i suoi monti, lasciando i "fantasmi" Jamie, Kliman, Amy alla loro sorte.

Links:
ilmiolibro
ilsole24ore
lapoesiaelospirito
it.wikipedia
www.sololibri.net

venerdì 24 aprile 2015

Spettri di Nietzsche / Maurizio Ferraris

Spettri di Nietzsche / Maurizio Ferraris. - Milano : Guanda, 2014 (Biblioteca della Fenice). - 266 p. ; 20 cm

Un libro demistificatorio su Nietzsche attraverso le sue opere e, soprattutto, i luoghi dove visse. Alla fine N. ne esce completamente ridimensionato, ma anche maggiormente capito. Ferraris riesce ad intrecciare riferimenti storici del passato con altri contemporanei o di epoche diverse, rimescolando luoghi e avvenimenti. Forse non a tutti piacerà, io l'ho trovato stimolante e divertente.

Links
Labont.it
philosophykitchen
ilmanifesto
ilfoglio
fondazionesancarlo

Grandi speranze / Charles Dickens

Grandi speranze / Charles Dickens ; introduzione di Mario Martino ; traduzione di Maria Felicita Melchiorri. - Roma : Newton Compton, c2010. - Tit. orig.: Great expectations (E-book)

Incipit:
"Poiché il cognome di mio padre era Pirrip, e il mio nome di battesimo Philip, la mia lingua infantile non riuscì mai a ricavare dai due nomi nulla di più lungo e di più esplicito di Pip. Così presi a chiamarmi Pip, e Pip finii per essere chiamato.
Che Pirrip sia il cognome di mio padre, lo affermo in base alla sua lapide funeraria e a mia sorella - Mrs. Joe Gargery, che sposò il fabbro. Siccome non vidi mai né mio padre né mia madre e neppure un loro ritratto (essi vissero infatti molto prima dei tempi della fotografia), le mie prime fantasie sul loro aspetto derivarono irragionevolmente dalle loro lapidi. La forma delle lettere su quella di mio padre mi suggerì la bizzarra idea che egli fosse un uomo tarchiato, robusto, con i capelli neri e ricci. Dai caratteri e dalla disposizione dell'iscrizione : "Anche Georgiana, moglie del suddetto", trassi l'infantile conclusone che mia madre fosse lentigginosa e malaticcia".

Un libro classico, romanzo di formazione. Uno di quei libri che hanno il potere di portarti in un altro mondo e in un altra epoca, a vivere avventure insieme a personaggi lontani, ma affascinanti. Il piacere di lasciarsi coinvolgere nella storia, dimenticando il presente, come quando si leggeva da ragazzi e si sognava il proprio futuro.

Lnks:
wikipedia

venerdì 27 febbraio 2015

Mister Pip / Lloyd Jones


Mister Pip / Lloyd Jones ; traduzione di Andrea Sirotti. - Torino : Einaudi, c2007 (I coralli). - 218 p. ; 20 cm.

Incipit:
"Lo chiamavano tutti Occhi di palla, e già allora, da tredicenne pelle e ossa, ero convinta che lui sapesse di quel soprannome, ma che non gliene importasse nulla. I suoi occhi erano troppo interessati a quello che gli stava davanti per far caso a noi ragazzini scalzi. Aveva  l'aria di chi ha visto o provato tanto dolore da non riuscire più a scordarlo. Quegli occhi enormi sporgevano dal testone più che mai, quasi volessero staccarsi dalla superficie del viso. Facevano pensare a uno che ha una fretta indiavolata di uscire di casa."

Una storia vista con gli occhi di una bambina, Matilda, ambientata in un'isola del Pacifico, in un villaggio coinvolto negli scontri tra ribelli e truppe governative (i pellirossa). L'unico bianco è Occhi di palla, ovvero Mister Watts, ovvero Mister Pip, nome che assumerà alla fine. E' il nome del protagonista di Grandi speranze, il libro di Charles Dickens che Mister Watts leggerà ai bambini della scuola del villaggio.  Sarà questo libro a coinvolgere i bambini e i loro genitori. L'Inghilterra vittoriana sarà rivissuta dai bambini, e da Matilde in particolare, in questa isola fuori dal mondo.

Un esempio di meta-letteratura.  In complesso un libro leggibile, anche se non molto potente delle descrizione dell'ambiente e dei personaggi.  Scorrevole, ma epidermico. Un grande merito: invita alla lettura di Grandi speranze: non è poco.

en.wikipedia
qlibri.it
academia.edu


domenica 22 febbraio 2015

I racconti della Kolyma / Varlam Salamov



I racconti della Kolyma / Varlam Salamov. - Milano : Adelphi, 2010 (Gli Adelphi, 153). - 631 p. ; 18 cm. - Trad. di Marco Binni.

Incipit:
"Come si apre una strada nella neve vergine? Un uomo marcia in testa e bestemmiando, muovendo a stento i piedi, continuando a sprofondare nella neve molle, alta, va aventi, sempre più lontano, lasciando sul suo cammino buche nere e irregolari. Stanco, si stende sulla neve, si accende una sigaretta, e il fumo della machorka si spande in una piccola nuvola azzurra sopra la neve bianca, scintillante. Lui è già  ripartito e la nuvoletta resta sospesa là dove si era fermato a riposare: l'aria è quasi immobile. Vengono sempre scelte delle giornate serene per aprire una strada, perché il vento on cancelli il lavoro umano. L'uomo trova da solo i punti di riferimento nell'infinità nevosa - una roccia, un albero alto - e guida il proprio corpo sulla neve come il timoniere guida la barca lungo un fiume, da un capo all'altro."

La testimonianza del gulag, nella Kolyma, è un libro di dura di sofferenza. Si prova quasi freddo leggendolo, quando ci si immerge nei racconti della prigionia in un ambiente durissimo. Freddo e fame. Il pane non viene masticato, ma succhiato lentamente. La solidarietà tra detenuti è rara, ognuno lotta per la propria sopravvivenza, giorno per giorno, guardandosi dai furti e cercando di trovare il proprio modo di resistere. Nemici sono le guardie, i capisquadra, i prigionieri comuni che godono di alcuni privilegi e sono più rispettati dei prigionieri politici. Le pene, le condanne sembrano piovere come eventi naturali, senza motivo e, come eventi naturali, si accettano fatalisticamente. Nei racconti, infatti, non emerge odio, ribellione, ma piuttosto un senso di rassegnazione al destino che è capitato. Inutile ribellarsi, inutili i tentativi di fuga. Solo la fortuna, per qualche incontro provvidenziale, la capacità di resistere al freddo, alla fame e alle malattie possono lasciare qualche possibilità di salvezza.

Wikipedia
Roberto Saviano I racconti di Kolyma - YouTube
Savano

venerdì 6 febbraio 2015

Tappe della disfatta / Fritz Weber

Tappe della disfatta / Fritz Weber ; prefazione di Aldo Valori. - Milano : Mursia, c1965 (Testimonianze fra cronaca e storia ; 6). - XII, 349 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: Das Ende einer Armee. - Trad. di Renzo Segala.

Incipit:
"E' un tiepido giorno di primavera, ma qui dentro, nella piccola cupola corazzata, fa fesso come in una cantina. Se stando la mano attraverso la feritoia, un alito d'aria calda l'accarezza. Di tanto in tanto un soffio a di vento spruzza di polvere i muri di cemento".

Inizia così in un forte solido e ben protetto del Trentino la testimonianza del tenente austriaco Fritz Weber, un combattente su quasi tutti i principali fronti della I guerra mondiale: il Trentino, l'Isonzo, l'Hermada, il Piave.
Il libro è anche un grande riconoscimento al valore e all'eroismo dei soldati italiani, descritti come "compagni" nella tragica vicenda di questa guerra sanguinosa. Sono nemici che condividono il freddo, la fame, le malattie e le crudeltà del combattimento. Non c'è odio o disprezzo per i nemici.
Il finale è quello della drammatica e confusa ritirata dal Piave verso l'Austria, attraverso il Friuli e la Slovenia. La guerra, iniziata in un bunker di un forte, diventa movimento frenetico, nel tentativo di sopravvivere alla fame, alla malattia e al fuoco nemico.
E' commovente il dialogo tra il tenente austriaco e il suo caporale Aschenbrenner, che, nel salutare il suo superiore per andare in licenza, gli comunica che non tornerà più. Un combattente, compagno di tante battaglie, più volte ferito, pluridecorato decide di disertare. Un segno che ormai la guerra è finita, per esaurimento fisico e morale.

" - Signor tenente - mormora quindi - glielo voglio dire: non torno più …
- Questo significa disertare, Aschenbrenner, - rispondo dopo un lungo silenzio. - Nella vostra qualità di vecchio soldato, saette che io dovrò segnalare il vostro caso e che vi aspetta il Tribunale di guerra.
Le sue guance si fanno di fuoco, gli occhi gli si inumidiscono, le mani tremano.
- Lo so, signor tenente, ma non ne posso più. Sei anni di questa vita: due di servizio di leva , quattro di guerra. Non ce la faccio più.
Anche questo mi aspettavo. Aschenbrenner, che nella vita civile è all'ultimo gradino della scala sociale, possiede un carattere di ferro. Se mai sono esistiti gli eroi è uno di essi".

Cosa c'è di più umano di questo riconoscimento di eroismo ad un disertore?

Se si vuole capire la frase di Diaz, nel Bollettino della vittoria su tantissimi monumenti: "I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza", è utile leggere i capitoli finali di questo libro. Risulta chiaramente cosa significa in disordine e senza speranza". Al contrario di Caporetto, una ritirata definitiva.

"L'ultimo atto del gigantesco dramma è incominciato. Una vera e propria fiumana uscita dall'inferno di fuoco attraverso cento camminamenti, sentieri, campi straripa sugli argini, si gonfia, sbocca impetuosa nelle strade: uomini, cannoni, automobili, cavalli, carri e di nuovo uomini, uomini, uomini. La terra brucia sotto i piedi, il terrore ottenebra il cervello, ognuno si sente nemico dell'alto."

Nella tragica ritirata si spezzano i legami tra i popoli che avevano combattuto insieme nell'esercito imperiale austro-ungarico: bosniaci, sloveni, cechi, polacchi, ungheresi rivendicano le loro nazionalità e l'impero si sgretola definitivamente, salvando, tuttavia, il proprio onore.

Links:
Wikipedia
Debaser
Tentinocultura

domenica 4 gennaio 2015

Un'eredità di avorio e ambra / Edmund de Waal

de Waal, Edmund
Un'eredità di avorio e ambra / Edmund de Waal ; traduzione di Carlo Prosperi. - Torino : Bollati Boringhieri, c2011 (Varianti). - 397 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: The Hare with Amber Eyes. A Hidden Inheritance. ****

Una storia di una famiglia ebraica cosmopolita, originaria di Odessa, ma presente nelle varie generazioni a Parigi, a Vienna, in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Giappone. Lo spunto per l'indagine storica è dato dalla collezione di netsuke giapponesi, inizialmente presenti a Parigi, raccolti da Charles Ephrussi, un personaggio molto proustiano, amante dell'arte e collezionista di opere artistiche. La parte parigina della storia presenta una famiglia ricca che si impone nella società francese, per la sua raffinatezza e per il suo gusto artistico. Successivamente ritroviamo i netsuke a Vienna, offerti da Charles come regalo di nozze, nella casa di Viktor e della sua sposa Emmy. Diventano dei giocattoli nelle mani dei figli: Elisabeth (la nonna dello scrittore), Gisela e Ignace. La parte viennese del racconto è quella più drammatica, in quanto si lega alla persecuzione antiebraica dei nazisti, che porterà alla distruzione delle ricchezze famigliari e alla dispersione della famiglia nel mondo, in Svizzera, Inghilterra, Messico e Stati Uniti. Sarà lo zio dello scrittore, Ignace, a portare i netsuke, fortunosamente salvati a Vienna dalla fedele cameriera Anna, al loro luogo di origine, il Giappone.

Una storia avvincente, scritta con uno stile raffinato e appassionatamente legata alla dimensione estetica degli oggetti, che prendono vita nelle storie dei loro diversi possessori. Oggetti fragili come i netsuke, ma anche oggetti più solidi e appariscenti, come i grandi palazzi di Parigi, di Vienna e di Odessa, i quadri, i tappeti, gli orologi, i lbri antichi, i vestiti.
Un esempio a caso:

Nello spogliatoio i bambini scelgono il loro netsuke preferito e ci giocano sul tappeto paglierino. Gisela adora la ballerina giapponese che tiene il ventaglio corno la veste di broccato, mentre esegue un passo di danza. A Iggie piace i lupo, un energico groviglio scuro di membra, segni leggeri lungo i fianchi, denti digrignati, occhi scintillanti. E anche la fascina legata con la corda, e il monaco addormentato sulla ciotola delle offerte, del quale si vede solo il cocuzzolo della testa pelata. C'è anche il pesce disseccato, tutto squame e occhi avvzziti, con il topolino che ci zampetta sopra con aria di possesso.

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