martedì 16 febbraio 2021

La nuvola di smog ; La formica argentina / Italo Calvino


La nuvola di smog ; La formica argentina / Italo Calvino. - Milano : A. Mondadori, 1990 ( I libri di Italo Calvino). - 122 p. ; 21 cm.

Incipit (La nuvola di smog)

Era un periodo che non m’importava niente di niente, quando venni a stabilirmi in questa città. Stabilirmi non è la parola giusta. Di stabilità non avevo alcun desiderio; volevo che intorno a me tutto restasse fluido provvisorio, e solo così mi pareva di salvare una mia stabilità interiore, che però non avrei saputo spiegare in che cosa consistesse. Perciò, quando, attraverso una catena di raccomandazioni, mi fu offerto un posto di redattore del periodico «La Purificazione», venni qui a cercare alloggio.
Per uno appena sbarcato dal treno, si sa, la città è tutta una stazione: gira gira e si ritrova in vie sempre più squallide, tra rimesse, magazzini di spedizionieri, caffè col banco di zinco, camion che gli soffiano in faccia getti puzzolenti, e cambia continuamente di mano la valigia, si sente le mani gonfie, sudice, la biancheria appiccicata addosso, il nervoso, e tutto quello che vede è nervoso, frantumato. La camera ammobiliata che faceva per me la trovai proprio in una di queste vie; agli stipiti del portone c’erano due grappoli di cartelli, pezzi di scatole da scarpe appesi a spaghi, con l’avviso delle camere da affittare scritto a rozzi caratteri e le marche da bollo in un angolo. Io che ogni tanto mi fermavo per cambiare di mano la valigia, vidi i cartelli ed entrai. In ogni scala, a ogni piano di quel casamento c’era un paio di affittacamere; suonai al primo piano della scala C.
Era una camera qualsiasi, un po’ buia perché dava nel cortile per una porta-finestra, e ci s’entrava di lì, per un ballatoio dalla ringhiera rugginosa, così restava indiopendente dal resto dell’alloggio, ma prima si doveva passare per un seguito di cancelletti chiusi a chiave; la padrona, signorina Margariti, era sorda, e temeva giustamente i ladri. Non c’era bagno; il gabinetto era sul ballatoio, in un casotto di legno; in camera c’era un lavabo con l’acqua corrente, senza impianto d’acqua calda. Ma insomma, cosa andavo cercando? L’affitto mi conveniva, anzi era l’unico possibile, perché di più non potevo spendere e non avrei trovato a meno; e poi doveva esser tutto provvisorio e volevo che questo apparisse chiaro anche a me stesso.

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Incipit (La formica argentina)

“Seguii le file delle formiche giù per il tronco, e m’accorsi che quel brulicare silenzioso e quasi invisibile continuava per terra, in tutte le direzioni, tra l’erbaccia. Pensavo: come potremo mia cacciare le formiche di casa? Su questo appezzamento di terra – che ieri m’era sembrato tanto piccolo, ma ora guardandolo in rapporto alle formiche m’appariva grandissimo, – si stendeva un velo ininterrotto di quegli insetti, scaturiti certo da migliaia di formicai sotterranei, e nutriti dalla natura appiccicosa e mielosa del suolo e della bassa vegetazione; e dovunque guardassi – per quanto a una prima occhiata non m’apparisse nulla, e già ne provassi sollievo -, poi aguzzando lo sguardo scorgevo una formica avvicinarsi e scoprivo che faceva parte d’un lungo corteo e che s’incrociava con altre, spesso reggendo briciole o frammenti di materia minuscoli ma pur sempre più grossi di loro, e in certi punti, dove – pensavo – s’era aggrumato qualche succo di pianta o qualche resto animale, c’era una corona di formiche assiepate, quasi saldate assieme come l’escara di una piccola ferita”.


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sabato 6 febbraio 2021

La speculazione edilizia / Italo Calvino

 


La speculazione edilizia / Italo Calvino. - Torino : Einaudi, 1973. - 138 p. ; 20 cm.

Incipit: 

Alzare gli occhi dal libro (leggeva sempre, in treno) e ritrovare pezzo per pezzo il paesaggio - il muro, il fico, la noria, le canne, la scogliera - le cose viste da sempre di cui soltanto ora, per esserne stato lontano, s'accorgeva: questo era il modo in cui tutte le volte che vi tornava, Quinto riprendeva contatto col suo paese, la Riviera. Ma siccome da anni durava questa storia, della sua lontananza, e dei suoi ritorni sporadici, che gusto c'era? Sapeva già tutto a memoria: eppure, continuava a cercare di fare nuove scoperte, così di scappata, un occhio sul libro l'altro fuori dal finestrino, ed era ormai soltanto una verifica di osservazioni, sempre le stesse.
Però ogni volta c'era qualcosa che gli interrompeva il piacere di quest'esercizio e lo faceva tornare alle righe del libro, un fastidio che non sapeva bene neanche lui. Erano le case.




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