mercoledì 22 agosto 2012

I personaggi de "La montagna magica"


I personaggi della Montagna magica[1]
(edizione Meridiani Mondadori)


Nel lungo romanzo di Thomas Mann, sono presenti centinaia di personaggi minori, descritti in modo approfondito o, molto spesso, con semplici ed efficaci pennellate. Per orientarsi nel ricchissimo e complesso mondo del romanzo, ho suddiviso i personaggi in 4 gruppi:

       -          personaggi della famiglia di Hans Cantorp
       -          personaggi che lavorano al Bergof
       -          personaggi esterni al Bergof
       -          personaggi ricoverati al Bergof

Ho volutamente tralasciato di analizzare il protagonista, Hans Castorp (HC), in quanto la sua vicenda coincide interamente con il romanzo e il cugino Joachim, che, pur ricoprendo un ruolo minore, va considerato quasi un co-protagonista. In sintesi, lo scopo di questo lavoro è quello di far emergere i personaggi “minori” e gli eventuali temi che sono ad essi legati.
E’ evidente che, affrontando i personaggi “minori”, emergerà anche il legame che ciascuno di questi ha con il protagonista e con i diversi temi che emergono nel corso della vicenda.

Su Hans Cantorp, vale la pena sottolineare le definizioni che di lui vengono date da altri personaggi:
       “un giovane uomo come tanti altri”, questa è la prima definizione, data dall’Autore
       “un riottoso figlio della vita”, la bellissima definizione di Settembrini, che Hans fa sua
       “un joli burgois”, così lo vede Clawdia
       “non eroico eroe”, definizione di Thomas Mann

Hans Cantorp e famiglia

Tra questi personaggi (19) consideriamo sia i veri e propri parenti di Hans, sia quelli che interagiscono con lui, nella prima fase della sua vita, prima del viaggio al Bergof:

la mamma di Hans muore quando Hans aveva 5 anni, “in modo assolutamente inatteso e in prossimità di un parto, per via di un’occlusione arteriosa dovuta ad una malattia vascolare che aveva provocato un istantaneo arresto cardiaco, un’embolia come l’aveva definita il dottor Heidekind. Stava ridendo, seduta sul letto, quando si accasciò, in apparenza per le risate, e invece perché era morta” (p. 29). 
Questa morte strana e un po’ spiazzante anticipa un’altra morte, quella di una ricoverata, detta “la semprepiena”, anch’essa morta tra le risate (Tema della morte).

Il padre di Hans muore quando Hans ha 7 anni di polmonite, curato anch’egli dal Dr. Heidekind.
"[Poco dopo la morte della moglie] si buscò una polmonite, e poiché il suo cuore era scosso non resse alla febbre alta, nonostante la cura che il dottor Heidekind gli prodigò, morì in capo a cinque giorni …(29) (Tema della morte).

JOACHIN ZIEMMSEN, cugino di Hans, è il figlio della sorellastra della mamma di HC

Dr. HEIDEKIND, è il medico di famiglia, che aveva diagnosticato l’embolia della mamma di HC, la polmonite del padre e che poi lo aveva preso in cura.
 “Certo, fin dall’inizio era stato un po’anemico, lo diceva anche il dottor Heidekind che ogni giorno, per la terza colazione dopo la scuola, gli faceva somministrare un bel boccale di Porter” (44) 
“Ogni volta che lo incontrava, il dottor Heidekind lo rimproverava e prescriveva un cambiamento d’aria, che però doveva essere radicale” (53). Anche il dottor Beherens diagnostica immediatamente la sua anemia (263). 
Il Dr Heidekind è colui che spinge HC a prendersi un periodo di riposo al Bergof:
“… ma essenzialmente sono venuto [dice HC] per ristorarmi un po’, su prescrizione del dottor Heidekind (270)

HANS LORENZ CASTORP, nonno di Hans, senatore è una figura importante nell’infanzia del protagonista. Dopo la morte dei genitori HC vive a casa del nonno, di cui assumerà anche il portamento. Gli episodi centrali nelle pagine che descrivono questo periodo sono: il pranzo con il nonno, la vaschetta battesimale utilizzata dalla famiglia che il nonno mostra ad Hans (32-35), la morte e il funerale del nonno.
“… aveva una natura tetragona e tenacemente attaccata alla vita … parlava in dialetto basso tedesco … gli mancava il senso dell’umorismo … (30)
"… i gesti sobri e accurati con cui le belle e vecchie mani del nonno, bianche scarne, le unghie bombate e appuntite e il verde anello araldico sull’indice destro, infilzavano con metodo un boccone di carne…(31) (Tema delle mani, vedi quelle di Clawdia Cauchat) 
“… era segaligno e alto di statura. Gli anni avevano incurvato la sua schiena e la nuca, ma egli cercava di compensare quel suo essere curvo spingendo il busto in senso contrario talché la bocca, le cui labbra non erano più sorrette dai denti e poggiavano direttamente sulle nude gengive … inclinava con dignitoso sforzo verso il basso, e da tutto questo, oltre che dal tentativo di rimediare a un incipiente tremolio del capo, scaturiva la posizione severa, sostenuta, col mento ritratto, che tanto piaceva al piccolo HC” (37) (Tema della posizione severa)
“Amava la tabacchiera … faceva uso di fazzoletti rossi … era come appariva in un dipinto, un ritratto a grandezza naturale … la severa toga civile … [Nel ritratto] era in piedi, il mento reclinato, la bocca piegata all’ingiù, gli occhi azzurri e dallo sguardo pensoso, fortemente cerchiati volti in lontananza … le snelle gambe del vecchio erano infilate in calze di seta nera … portava la larga gorgiera inamidata e pieghettata (37-38) (Tema del ritratto e tema della gorgiera)
“aveva combattuto strenuamente contro la polmonite … e ora giaceva, non si capiva bene se vincitore o sconfitto, ma in ogni caso con espressione severa e pacificata … il capo sostenuto dal guanciale di seta così che il mento poggiava magnificamente nell’incavo anteriore della gorgiera onorifica”(39) (Tema della gorgiera e della morte)
“Quello che giaceva lì, o meglio: la cosa che giaceva lì, insomma, non era il nonno, era un involucro…. solo di materia: una vera indecenza ma non particolarmente triste … tanto poco triste quanto possono esserlo le cose che hanno a che fare col corpo e solamente col corpo.(41) (Tema della morte e della corporeità)
“… in quel mentre [quando HC parla di Clawdia] imitava il modo del vecchio Castorp di sostenere il mento e la dignità” (303) (Tema della posizione severa)
“Hans Castorp stava seduto e la guardava imitando la postura sostenuta del mento che era stata di suo nonno, tanto da somigliare al nonno in modo davvero ridicolo” (312) (Tema della posizione severa)
“… standole accanto col suo volto pallido e gli occhi azzurri dallo sguardo pensoso di suo nonno” (496)“… sicché il dignitoso modo di sostenere il mento che era stato proprio di Hans Lorenz Castorp era ormai diventato per lui quasi un’abitudine consolidata e quando se ne avvaleva non mancavano di tornargli alla mente, quasi di soppiatto, il colletto alto e rigido del vecchio nono, la forma ad interim della gorgiera onorifica, l’oro sbiadito” (373) (Tema della gorgiera e della posizione severa)
“Tuttavia non trovava inopportuno che lo sforzo connesso con tale attività lo costringesse a sostenere il mento, poiché questa postura si adattava alla dignità interiore che il “governare” gli conferiva al cospetto dell’immagine sublime che gli fluttuava davanti” (575) (Tema della posizione severa)“[durante il duello tra Naptha  Settembrini] Hans Castorp imitava suo nonno nella postura sostenuta del mento perché gli tremava la nuca” (1042) (Tema della posizione severa) “non mancavano di tornargli alla mente, quasi di soppiatto, il colletto alto e rigido del vecchio nono, la forma ad interim della gorgiera onorifica, l’oro sbiadito” (373) (Tema della gorgiera spagnola)
Il nonno è ricordato da Hans anche in relazione al nonno di Settembrini, due uomini diversissimi ma accomunati dal rifiuto del loro tempo:
“Vide la testa sottile del vecchio Hans Lorenz … Ed ecco che tutti e due [i nonni di Hans e di Settembrini] erano sempre andati in giro vestiti di nero, il nonno del nord e quello del Sud, tutti e due allo scopo di frapporre una rigorosa linea di demarcazione tra sé e un perfido presente”(225).

FIETE, cameriere del nonno“serviti dal vecchio Fiete, che portava orecchini, bottoni d’argento sul frac e, sul medesimo frac, una cravatta di batista identica a quella del suo padrone nella quale, proprio come lui, nascondeva il mento ben rasato” … [il nonno] gli dava del tu e parlava con lui in dialetto basso-tedesco …”(30)
“gli occhi rossi del vecchio Fiete” (39)“Il vecchio Fiete la scacciò [la mosca] con cautela, guardandosi, nel far ciò, dallo sfiorare la fronte, e rabbuiandosi pudicamente in volto, quasi non gli fosse lecito e non volesse saper nulla di quello che stava facendo … era la sua un’espressione di costumatezza dovuta evidentemente al fatto che il nonno era ormai solo corpo e nient’altro” (42) (Tema del pudore e della corporeità).

Sagrestano Lassen, viene ricordato dal nonno  a proposito della vaschetta e del battesimo di Hans.
“Il sagrestano Larsen di san Giacomo la versò [l’acqua] nel cavo della mano del nostro buon pastore Bugenhagen e di lì essa passò sul tuo capo e poi nella vaschetta” (34)

BUGERHAGEN, buon pastore, ricordato dal nonno, sempre a proposito del battesimo (vedi sopra). E’ presente al funerale del nonno:
“Vi furono poi le esequie, il salone era pieno di gente ed il pastore Bugenhagen della chiesa di San Michele …, indossando la gorgiera spagnola, tenne l’orazione commemorativa … si intrattenne molto affabilmente con il piccolo HC” (42) (Tema della gorgiera spagnola e tema della morte).

HESEKIEL, pastore, battezza il papà di Hans ed è ricordato dal nonno.

TIENAPPEL, zio della mamma di Hans, prozio di Hans, console, commerciante di vini. Nella sua casa, dopo la morte del nonno, Hans trascorre una dorata giovinezza.”… andò a vivere a casa del console Tienappel, che era stato nominato suo tutore e lì non mancò di nulla … zio della defunta madre di Hans, amministrò l’eredità dei Castorp … era un uomo influente, vestiva con le migliori stoffe inglesi, aveva occhi azzurri e sporgenti nascosti dagli occhiali d’oro, naso florido, barba grigia da marinaio e portava un fulgido brillante al tozzo mignolo della mano sinistra … Sua moglie era morta da tempo” (43)
“il console Tienappel aveva poi appeso [il disegno di un’imbarcazione fatto da HC] nel suo ufficio privato … [riprodotta] con tale amabilità e accuratezza da indurre qualcuno a dire al console che il ragazzo aveva del talento e che si poteva farne un buon pittore di marine” (49).
E’ evidente che la vocazione di HC alla professione di ingegnere nautico si basa su futili motivi , anche per un certo periodo, nel corso del ricovero al Bergof lo vediamo intento alla lettura di un manuale di nautica.
Nella casa del prozio sono finiti i trucioli della matita che Hippie presta ad Hans (vedi Hippie)
“Dove saranno finiti i trucioli? Lo scrittoio è in solaio a casa della zio Tienappel (179) (Tema Hippie/Clawdia)
“deve sapere che i miei, a casa, consistono in tre zii, un prozio [Tienappel] e due suoi figli” (287)“Nemmeno dieci cavalli lo trascinerebbero quassù! Mio zio è predisposto all’apoplessia, pensi che è quasi senza collo” (288)
“ .. HC aveva scritto per tempo la sua lettera natalizia al console Tienappel con relazione clinica acclusa” (424)“ … e si limitavano queste risposte, ad alcune righe scritte a macchina, firmate James Tienappel, contenenti saluti e auguri di pronta guarigione da parte del prozio e talvolta anche del navigatore Peter” (572)
“ e quanto al prozio Tienappel stesso era ben noto che nemmeno dici cavalli lo avrebbero potuto trascinare in contrade dalla cui pressione atmosferica aveva da temere ogni sorta di guai” (630)
“Ci riferiamo alla recente dipartita del vecchio console Tienappel, il prozio e tutore di Hans di cui si è ormai sbiadito il ricordo. Aveva evitato con cura l’insalubre pressione atmosferica di quassù lasciando che fosse lo zio James a esporsi al ridicolo; alla lunga, comunque, non era riuscito a sfuggire ad un attacco apoplettico, e la notizia della sua scomparsa, breve e telegrafica ma redatta con delicatezza e cautela – rivolte entrambe più al defunto che non al destinatario della missiva – aveva raggiunto Hans Castorp mentre era disteso quassù nella sua eccellente sedia a sdraio, al che lui aveva comprato della carta bordata di nero e aveva scritto allo zio cugino [zio James] che, pur essendo già doppiamente orfano, sentiva ora di esserlo diventato un’altra volta, la terza, e si sentiva tanto più afflitto in quanto gli era rigorosamente vietato di interrompere la sua permanenza per accompagnare il prozio all’estrema dimora” (1057) (Tema della morte)
Come è evidente, Hans vive la sua infanzia e giovinezza sempre in mezzo a figure maschili, molti vedovi: il nonno, il prozio e gli zii.

zio JAMES, figlio di Tienappel, lavora nell’azienda vinicola del padre. E’ lui che tiene i rapporti epistolari con Hans e a lui viene assegnata la fallimentare missione di riportarlo a casa.
“… lavorava per l’azienda vinicola del padre e ne era l’erede designato”(43-44)“la domenica mattina in compagnia di James Tienappel o del cugino Ziemssen consumava … una colazione a base di panini con carne affumicata …(45-46)
“Mah deve sapere  che i miei a casa, consistono in tre zii, un prozio e due suoi figli con i quali ci trattiamo più che altro da cugini” (a Settembrini) (287)
“Scrisse a James Tienappel, che dei tre era lo zio a cui si sentiva più legato” (dà informazioni sulla sua permanenza al sanatorio) (328)
“Ai regali medesimi era acclusa una lettera di James Tienappel, scritta sulla sua spessa carta da lettere personale, ma a macchina. Lo zio inviava, anche da parte del prozio, auguri di buone feste e di pronta guarigione …” (424)
“… alcune righe scritte a macchina, firmate James Tienappel, contenenti saluti e auguri di pronta guarigione da parte del prozio e talvolta anche del navigatore Peter” (HC riceve i soldi e qualche lettera, p. 572)
“… un visitatore quale egli stesso era stato a suo tempo, un parente in visita, un ospite proveniente dalle terre basse e, per così dire, emissario di esse …, fu occupato, …  dallo zio di Hans, James Tienappel
Da pp. 630, i cap. Attacco respinto, in cui è presente lo zio James.
“offensiva delle terre basse”, ricognizione, emissario delle terre basse che voleva venire a vedere se ogni cosa era in ordine”: sembra quasi un’operazione militare, un tentativo fallito di “liberare” Hans dalla sua comodo vita nelle terre alte (630 e seguenti).
“James Tienappel, che Hans Castorp chiamava alternativamente ‘zio James’ e semplicemente ‘James’, era un signore dalle gambe lunghe sulla quarantina, portava abiti di stoffa inglese e biancheria candida, aveva i capelli radi d’un giallo canarino, occhi azzurri ravvicinati, corti baffetti color paglia rasati per metà e mai curate come meglio non si potrebbe. Marito e padre da alcuni anni senza per questo essere stato costretto a lasciare la grande villa del vecchio console … sposato con una giovane donna appartenente al suo stesso ceto sociale, civile e raffinata al pare di lui, che, come lui parlava a bassa voce, rapidamente e con arguta cortesia, era in casa propria un uomo assai energico, circospetto e, pur con tutta la sua eleganza, freddamente realista, mentre in loghi dove vigevano usanze diverse [come il Bergof, ad esempio] … il suo carattere assumeva una certa precipitosa condiscendenza, una cortese e sbrigativa disponibilità a rinnegarsi …”
“Così ebbe termine il tentativo delle terre base di riportare indietro il fuoriuscito HC. Il giovane non nascondeva a se stesso che il completo fallimento, da lui previsto, era di importanza decisiva per i suoi rapporti con quelli di laggiù. Per le terre basse equivaleva ad una rinuncia, a un’indifferente alzata di spalle, mentre per lui significava la completa libertà, al pensiero della quale il suo cuore non tremava più” (648).
Ma non solo lo zio fallisce nel suo tentativo: ad un certo punto è vittima di una fase di istupidimento e fa galanti approcci ad una signora ricoverata.
“… aveva inizialmente prestato particolare attenzione a una certa signora Redish, la moglie di un industriale polacco … Tuttavia, la domenica sera, dopo cena, il console aveva  scoperto nell’atrio, grazie allo scollato abito nero con pallettes da lei indossato, che la signora Redisch possedeva due grandi seni di un banco opaco, fortemente compressi, il cui solco si scorgeva anche da lontano, e questa scoperta aveva scosso ed entusiasmato nel profondo l’animo di quell’uomo maturo e raffinato, quasi che si trattasse di una faccenda nova, insospettata, e inaudita.”
Anche lui rischia di restare avviluppato nella rete del Bergof. Solo una fuga rapide ed improvvisa mette fine alla sua rischiosa missione.

zio PETER, figlio di Tienappel, è in marina.
“era in marina e stava poco in casa” (43)
“deve sapere che i miei, a casa, consistono in tre zii, un prozio [Tienappel] e due suoi figli” (287).
Peter, quello che viaggiava per mare (6309

SCHALLEN, governante della casa Tienappel, è la sola figura femminile della cerchia di Hans e gli fa da madre. E’ lei che provvede ad inviare le cose di cui Hans ha bisogno.
“Del governo della casa si occupava da molti anni Schallen, la figlia di un orefice di Altona, che portava guarnizioni di pizzo inamidate intorno ai polsi cilindrici. Era lei a provvedere che il tavolo della colazione e del pranzo fosse ben fornito … sorvegliava i domestici a ore … ed era sempre lei a fare da madre, come meglio poteva, al piccolo HC” (44).
“il piccolo tesoro di biancheria accuratamente cifrata riposto nei tiretti inglesi del suo armadio era amministrato al meglio da Schallen”(46)Tema della biancheria (vedi Tavolo Russi cattivi)
A Settembrini: “Ho informato i miei parenti e così la nostra governante mi ha spedito tutto per espresso” (355)
“… insieme alla biancheria e ai vestiti invernali si era fatto mandare da Schallen anche altri cinquecento pezzi di quella mercanzia di Brema, così da restarne fornito” (370) (Tema dei sigari Maria Mancini)
Hans Castorp sapeva che il pacco delle provviste era stato confezionato da Schallen, la quale aveva anche provveduto a comprare i regali, dopo essersi consultata con gli zii” (424)
A Naptha (sull’ermetismo): “Mi perdoni, ma mi vengono in mente i barattoli di vetro che la nostra governante di Amburgo – Schallen si chiama, senza signora o signorina, semplicemente Schallen – tiene allineati sugli scaffali della sua dispensa … barattoli con chiusura ermetica pieni di frutta, di carne e di mole altre cose ancora” (ironicamente l’ermetismo, tema alto di cui parla Naptha, riporta alla mente di Hans i barattoli chiusi ermeticamente dalla governante.

WILMS, vecchio, offre lavoro ad Hans presso la Ditta  Tunder & Wilms.
“… il quale al tavolo di whist domenicale del console Tienappel osservò che Hans Castorp avrebbe dovuto studiare ingegneria navale … e venire a lavorare da lui”(50).

EBERDiNG, ufficiale medico che riforma Hans, il quale evita così il servizio militare per raccomandazione, diverso dal cugino Joachim (borghese/militare).

HIPPIE PRIBISLAV, il compagno di scuola di Hans, il cui ricordo sarà legato al suo innamoramento per Calwdia. In particolare Hans ricorda il suo “innamoramento per Hippie, che raggiunge il culmine con la richiesta di una matita che Hand ottiene in prestito da H (vedi i trucioli rimasti, dopo averla temperata, nel tavolo del prozio Tienappel). Ed è sempre una matita che Hans chiederà a Clawdia, nella fatale notte del veglione carnevalesco al Bergof.
Ricordo/sogno di H: “Un insegnante col cappello a cencio sorvegliava il viavai addentando un panino col prosciutto. Il ragazzo con cui stava parlando Hans Castorp si chiamava Hippie, Pribislav di nome … Figlio di un professore di storia del ginnasio, alunno modello e già una classe Avanti a Hans Castorp, originario del Mecklenburg, una fusion di sangue germanico e salvo-sorabico o viceversa. Era bensì biondo, sul cranio rotondo i capelli erano cortissimi, occhi tra il grigio e l’azzurro o tra l’azzurro e I grigio, avevano un colore indistinto e ambiguo, simile a quello di una montagna lontana, presentavano un taglio particolare, sottile, un po’ oblique, con gli zigomi sporgenti e molto pronunciati. Fisionomia non appariva sgraziata, anzi attraente, soprannome di “chirghiso”. Pantaloni lunghi e una giubba azzurra accollata e attillata sul dorso, sul colletto della quale soleva depositarsi un po’ di forfora del cuoio cappelluto” (174-178) (Tema dell’aspetto asiatico, vedi Clawdia)
 “gli occhi di Clawdia … per posizione, colore ed espressione assomigliavano in modo sorprendente e spaventoso a quelli di Pribislav Hippie… Erano proprio gli stessi occhi” (213)
Pribislav Hippie non gli appariva più in carne e ossa come undici mesi addietro” (573) (Tema dell’adattamento)
Gli ricordava la luce e il colore di certi occhi oblique dallo sguardo fatale, che il signor Settembrini dalla sua prospettiva umanistica aveva definite con disprezzo “fessure tartare” e “occhi da lupo della steppa” … occhi osservati tanto tempo addietro e inesorabilmente ritrovati, gli occhi di Hippie”  (706) (Tema dell’aspetto asiatico).
“So tutto del genere mano. Ho conosciuto la sua carne e il suo sangue, ho restituito alla malata Clawdia Chauchat la matita di Pribislav Hippie” (711) (Tema della matita).

Zia veggente (zia di Tienappel), ricordata da Hans, in occasione della radiografia.
“Aveva sentito parlare di una signora, una parente dei Tienappel morta da molto tempo – che pareva fosse stata dotata o vittima, di un dono grave, che aveva portato con umiltà, il quale consisteva nel fatto che le persone in procinto di morire le apparivano come scheletri” (Tema della morte).
“sentiva comprensione per il malinconico destino di quella zia veggente” (319-320)
“Egli guardava dunque una parte ben nota del proprio corpo con gli occhi di quell’ava dei Tienappel dagli occhi penetranti che vedevano il futuro, e per la prima volta in vita sua capì che sarebbe morto” (321) (Tema della morte).

Luise Ziemssen, mamma di Joachim, zia di Hans.
La nomina Joachim quando si ribella: “Mia madre è d’accordo. E’ tutto stabilito. Il primo ottobre mi arruolerò come aspirante ufficiale nel settantaseiesimo” (615)
“Parlava di sua madre, la zia acquisita di HC, che aveva occhi dolci e neri come quelli di Joachim e che non lo aveva visto per tutto il tempo che egli aveva trascorso sulla montagna…” ((622)
“a scrivergli [ad HC] non fu Joachim – forse perché non era in grado di farlo o magari perché si vergognava – ma sua madre la signora Ziemssen … Annunciava che i medici ritenevano indispensabile concedere a Joachim un congedo di alcune settimane. Consigliavano alta montagna, prescritta partenza immediata, pregasi riservare due stanze. Risposta pagata. Firmato zia Luise (738)
“Poi dalla porta di comunicazione comparve la signora ZiemssenLuise Ziemssen aveva gli stessi begli occhi neri e dolci di Joachim. I suoi capelli, anch’essi neri ma già abbondantemente striati di bianco, serbavano la loro piega ed erano tenuti in ordine grazie a una retina quasi invisibile, la qual cosa ben si adattava al suo modo di essere  più generale, riflessivo, misuratamente cortese e pacatamente raccolto, il quale, unito a una palese schiettezza d’animo, le conferiva un’aria dignitosa e gradevole”.
Non capisce le “turbolenti sensazioni” di Joachim, che si abbandona con il cugino ad una “allegria senza freni” e dice portando il gelo tra i due: “A quanto pare siamo dovuti arrivare fin qua perché ti sentissi di nuovo come il giorno delle tua promozione” … “ Aveva voluto introdurre un po’ di moderazione e serietà più che altro per questione di decoro, ignara del fatto che proprio la via di mezzo e la moderazione erano aliene al luogo nel quale si trovava e dove la scelta era sempre e soltanto tra gli estremi” (cioè tra la vita e la morte, pp. 744-745)
“Allontanatasi dal letto di Joachim, la signora Ziemssen, comprensiva, ragionevole, essendo tutt’altro che una donna sanguigna, propose l’autunno, più o meno il mese d ottobre, come termine per le dimissioni. … A lei il consigliere aulico piacque moltissimo” (747)
[ritorno al Bergof di zia Luise e morte di J) “Da allora in poi Joachim assunse in permanenza la posizione orizzontale e Hans Castorp lo scrisse a Luise Ziemssen … Joachim era costretto a letto … gli si poteva leggere negli occhi il desiderio di avere accanto sua madre … Nessuna sorpresa … se la signora Ziemssen si avvalse del più rapido dei mezzi di trasporto per raggiungere il figlio: arrivò tre giorni dopo l’invio di questa lettera … e Hans Castorp andò a prenderla con una slitta, nel bel mezzo di una tormenta di neve, alla stazione di Davos-Dorf… La signora Ziemssen dava l’impressione di esse arrivata a piedi da Amburgo. Col viso in fiamme [Tema del viso in fiamme]
“Joachim tenne la mano della signora Ziemssen tra le sue … Luise Ziemssen era una donna coraggiosa. Non si sciolse in lacrime e lamenti alla vista del suo valoroso figlio. Controllata e raccolta come i suoi capelli trattenuti da una retina quasi invisibile, flemmatica ed energica come notoriamente è la gente del suo paese natale, si assunse il compito di assistere Joachim, … spronata ad una materna combattività e nutrita dalla fede che, ammesso che qualcosa da salvare ancora ci fosse, tale salvezza sarebbe venuta soltanto dalla sua energia e dalla sua vigilanza (Tema della morte) (790-800).

compagno più forte che picchia HC.
“… e sebbene gli insegnanti, per riguardo alla sua posizione sociale, non avessero osato alzare le mani su di lui, pure, una volta, era stato picchiato da un compagno più forte, una vera canaglia che lo aveva colpito con il bastone flessibile sulle cosce e i polpacci, coperti delle sole calze, e gli aveva fatto un male cane, infame, indimenticabile, letteralmente mistico, sicché, tra profondi singhiozzi di vergogna, era scoppiato in lacrime di disperata afflizione” (672)

















[1] Le citazioni ed i numeri di pagina tra parentesi si riferiscono al volume: La montagna magica / Thomas Mann ; traduzione di Renata Colorni. Arnoldo Mondadori, Milano, 2010 (I meridiani).