Compagni, addio : lettera aperta alla sinistra / Giampiero Mughini. - Milano : A. Mondadori, 1987 (Frecce). - 143 p. ; 21 cm.
Incipit
Polvere. Polvere a perdita d’occhio. E sulla linea dell’orizzonte, incredibili, si levano le montagne, i bastioni che per secoli hanno difeso il Paese dagli invasori, chiudendolo in un bozzolo inviolabile. Nella pianura avanza una colonna militare. È un plotone di una trentina di uomini, in missione Cerca e Distruggi si sarebbe detto di un’altra, impossibile, guerra asiatica terminata solo qualche anno prima. Sotto le giubbe marroni spuntano le magliette a strisce orizzontali bianche e azzurre dei paracadutisti dell’Armata Rossa, i desantniki. La 105ª divisione aviotrasportata della Guardia è in movimento, piena di entusiasmo internazionalista: annientare i banditi al soldo degli americani e aiutare un popolo fratello a edificare il socialismo. Quantomeno, così recitano i bollettini.
Il reparto è disposto su due file parallele, guidate da un sergente e da un maggiore. Procedono piano, stando attenti a mantenere le distanze. Il calore annebbia la vista. Gli spallacci dello zaino, impregnati di sudore, tagliano la carne. I desantniki marciano. Marciano e imprecano, sottovoce, quasi senza accorgersene. È un basso continuo di maledizioni e improperi. I desantniki imprecano contro la malasorte, contro le donne, contro quelli rimasti a casa, contro il governo, contro Dio, contro il clima, contro tutto e tutti.
Qualcuno impreca a voce più alta degli altri: «Nel 1402… Secondo il loro calendario siamo nel 1402. Ma vi pare possibile? Questi sono in pieno Medioevo! E dobbiamo viverci pure noi, nel Medioevo».
«Zitto Tymošenko, e mettiti l’elmetto», grida il sergente.
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