lunedì 28 dicembre 2020

Il barone rampante / Italo Calvino


Il barone rampante / Italo Calvino ; presentazione dell'autore ; con uno scritto di Cesare Cases. - Milano : Mondadori, 2017 (Oscar moderni ; 54). - XLIX, 253 p. ; 20 cm.

Incipit:

Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell’ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d’andare a desinare a metà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: – Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave.


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Schede dei capitoli

Analisi del testo

Video Luigi Gaudio

Lettura del testo di Peppe Servillo

venerdì 18 dicembre 2020

Bullet park / John Cheever


Bullet park / John Cheever ; traduzione di Vanni De Simone. - Milano : Feltrinelli, 2020 (Universale economica feltrinelli). - 232 p. ; 21 cm.


Abstract: Eliot Nailles e Paul Hammer: due uomini, due archetipi prigionieri della cabala del loro cognome (nail e hammer sono, in inglese, rispettivamente chiodo e martello). Uno è un marito innamorato e un padre affettuoso, l'altro un bastardo psicotico, perduto in un mondo che non sa che farsene di tipi come lui. Il palcoscenico del loro dramma magnetico e irresistibile è il sobborgo di Bullet Park (altro nome simbolico da bullet, proiettile) che ospita un'ossessione – quella di Hammer per il sacrificio di una vittima predestinata – e allo stesso tempo è la culla di quella media borghesia, americana ma non solo, che Cheever ha ritratto come nessun altro. Un immaginario di grande potenza metaforica, un romanzo compatto, feroce, comico e straziante da uno dei massimi maestri della narrativa americana del Novecento.



Resti di vite precedenti

La vernice scrostata sui muri o gli oggetti abbandonati dai proprietari precedenti sembrano vivi e pregnanti come gli abiti e le carte che si selezionano dopo una morte in famiglia.

Casa di riposo

"Lo so", disse il direttore, “ma la maggior parte dei parenti degli ospiti della casa ha piacere di vederli con un bell’aspetto. Io li chiamo tutti ‘i miei bambolini’,” aggiunse con un accento genuino di tenerezza. “Sembrano esseri umani veri, ma di fatto non lo sono.” Cupo, Nailles si chiese se il direttore avesse giocato sul serio con delle bambole. Come aveva fatto a inventarsi quel paragone, altrimenti? “Li vestiamo, e li svestiamo, e gli facciamo fare i capelli, parliamo con loro anche se non capiscono. Per questo li chiamo i miei bambolini.”

Alcolismo

Be’, per me era la stessa cosa, solo che io non pensavo a Dio, pensavo solo a bere. Ci pensavo appena alzato dal letto, e poi ci pensavo per tutto il giorno, e poi ogni sera mi coricavo bello che fatto. Le bevute erano diventate per me una specie di Dio, cioè, erano dappertutto come Dio. Le nuvole mi facevano venire in mente il bere, la pioggia mi faceva venire in mente il bere, le stelle mi facevano venire in mente il bere. Prima, quando ancora non bevevo, sognavo le donne ma dopo non ho fatto altro che sognare di bere. Nel senso che i sogni dovrebbero nascere dal profondo, dal sesso, cioè, ma per me nascevano dall’idea di bere. Così sognavo di tenere un bicchiere in una mano e una bottiglia nell’altra, e poi sognavo di versarne un po’ nel bicchiere, e poi me lo scolavo e poi provavo una sensazione grandiosa tipo cominciare una vita diversa. E sognavo il bourbon e lo scotch e il gin e la vodka. Però non ho mai fatto sogni con il rum. Non mi è mai piaciuto. E così me ne stavo lì a bere e a guardare cartoni animati alla televisione, e mi pareva come di scivolare giù da un albero della cuccagna, e scivolavo e scivolavo ed era proprio bello e rilassante. E la mattina mi alzavo sottosopra e con la tremarella e subito mi rimettevo a pensare a bere.”

Dolore e invidia

E dopo aver provato l’ossessione del dolore, ora doveva provare la volgare invidia di un uomo che sente la propria fortuna giunta al capolinea. Perché, tra tutti i ragazzi di Bullet Park, perché proprio a Tony erano toccate in sorte le sofferenze di un male misterioso e incurabile? E non era una domanda che poneva egli a se stesso, ma una che il mondo, così come lui lo scorgeva, gli parava inesorabilmente innanzi dalla mattina alla sera. Risa allegre e spensierate sul marciapiede della stazione lo inducevano a riflessioni rabbiose e amare sul perché i figli dei suoi amici fossero liberi di camminare e correre all’aperto, mentre il proprio giaceva in reclusione. Poi, a pranzo con amici che immancabilmente si mettevano a parlare dei successi dei loro figlioli, si sentiva talmente sconvolto da stati d’animo di dubbioso sconforto, da parere come fisicamente estraniato dal gruppo con cui si trovava in quel momento. Alla vista di un giovane sconosciuto che correva per la strada, avrebbe voluto mettersi a urlare: “Fermati, fermati, fermati. Anche il mio Tony una volta era forte e veloce come te!”. Già gran sostenitore di un certo suo modello di vita, si era ritrovato coinvolto in storie di eversione, spionaggio e vendetta.

Libri per bambini

Il segreto per restare sempre giovani è leggere libri per bambini. Ti metti a leggere i libri per bambini e resti sempre giovane. Invece se ti metti a leggere romanzi, filosofie e robe del genere diventi vecchio subito.

La famiglia come "ditta"

Non erano semplicemente George ed Helen Ridley ma “I Ridley”, e si aveva la sensazione che si fossero regolarmente costituiti sotto forma di società commerciale e che vendessero al dettaglio azioni della loro esistenza. I RIDLEY si leggeva sulla portiera della loro station wagon, e anche all’inizio del vialetto che portava all’ingresso di casa c’era una targhetta con su scritto I RIDLEY. In casa, bustine di fiammiferi, centrini e tovaglioli, tutto aveva impresso il logo rappresentato dal loro nome. Quando mostravano a un ospite i loro bei bambini, avevano i modi di fare di concessionari che stessero illustrando in un autosalone le qualità di una qualche automobile appena prodotta. L’efficienza della loro organizzazione matrimoniale non pareva essere mai stata sfiorata dalla libidine, dalle afflizioni, dalle eccitazioni e dagli spregevoli affanni comuni a qualsiasi ménage di coppia, ed era come se in giro si avvertisse l’esistenza di filiali e collaboratori sempre all’opera. 

"Tifo di luogo"

Un esempio di tifo di un luogo è che mi metto a ripetere che vorrei trovarmi in una casa al mare, e poi penso a una certa ora del giorno e al tempo atmosferico che vorrei che ci fosse. Così dico che sono in una casa al mare alle quattro del pomeriggio mentre sta piovendo. Poi dico che sono seduto su una specie di sedia, una con lo schienale a stecche e un libro in mano. E dico che sto aspettando la mia ragazza che amo e che era andata a fare una commissione e che adesso sta tornando e ripeto questa cosa in continuazione.

Nudismo 

Era una spiaggia bellissima, me la ricordo come se fosse oggi. Solitamente associamo la nudità a concetti come “giudizio” oppure “eternità”, per cui sulle spiagge, dove ci si spoglia quasi completamente, si creano scenari da Giudizio Universale. Fermi lì sul bagnasciuga sembriamo, del tutto innocentemente, essere stati catapultati in un vortice morale fuori del tempo.

Bere

Quella donna era, da quel che vedevo, uno di quei bevitori seri che sono soliti preparare i loro arnesi così come un dentista prepara i propri ferri per un’estrazione. Sistemò ordinatamente sul tavolo accanto alla sedia bicchieri, secchiello del ghiaccio e caraffa dell’acqua, oltre che un pacchetto di sigarette, un portacenere e un accendino. Poi, con tutti questi oggetti a portata di mano, si sedette sulla sedia e io le versai da bere.

“Cin cin,” fece.

“Salute,” dissi io.


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finanzaelambrusco.it




martedì 8 dicembre 2020

Studio del Medio Oriente Antico


1. Alle origini della politica : la formazione e la crescita dello Stato in Siro-Mesopotamia / Giorgio Buccellati ; prefazione di Marta Cartabia. - Milano : Jaca book, 2013. - XXVIII, 354 p. : ill. ; 23 cm.

Fa parte di: Il paese delle quattro rive : Corpus mesopotamico / Giorgio Buccellati

Link interssanti: 


Interessante descrizione di come nasce lo Stato.



Antico Oriente : storia, società, economia / Mario Liverani. - Roma [etc.] : GLF editori Laterza, 1999 (Manuali Laterza 17) - X, 1031 p. : ill. ; 21 cm.

Link interessanti:

















I Sumeri : 26 illustrazioni fuori testo e 6 disegni nel testo / Helmut Uhlig. - 
Milano : Garzanti, 1979 (Storia della civiltà). - 282 p., [8] c. di tav. : ill. ; 19 cm.


















Uruk la prima città / Mario Liverani. - 
Roma ; Bari : GLF editori Laterza, 1998 (Storia antica ; 16). - VII, 137 p. : ill. ; 18 cm.

Link interessanti:













L'antica Mesopotamia : ritratto di una civiltà scomparsa / A. Leo Oppenheim ; edizione a cura di Erica Reiner ; traduzione di Lucio Milano. - 
Roma : Newton Compton, 1980 (Paperbacks civiltà scomparse ; 51). - 349 p., [8] c. di tav. : ill. ; 19 cm.
















3: Le civiltà mesopotamiche / [Mario Liverani]. - Milano : Corriere della sera, [2004]. - XVI, 761, [24] c. di tav. : ill. ; 22 cm. - In Storia universale, 3
















Gli Ittiti / Kurt Bittel. - 
Milano : Rizzoli, 1977 (Il mondo della figura ). - 336 p., [1] c. geogr. ripieg. : ill. ; 28 cm.


















Babilonia : centro dell'universo / Giovanni Pettinato. - 
Milano : Rusconi Libri, 1994 (Storia ; 4). - 311 p. : ill. ; 21 cm.


















Assiria : la preistoria dell'imperialismo / Mario Liverani. - 
Bari ; Roma : Laterza, 2017 (Cultura storica). - XVIII, 384 p. : ill. ; 24 cm.

















  

Gli Assiri : storia di una civiltà / Davide Nadali. - Roma : Carocci, 2018 (Studi superiori ; 1113). - 174 p. : ill. ; 22 cm.















I babilonesi / Michael Jursa. - Bologna : Il mulino, 2007 (Universale paperbacks Il mulino ; 520). - 142 p. : ill. ; 21 cm.


martedì 20 ottobre 2020

La simmetria dei desideri / Eshkol Nevo

La simmetria dei desideri / Eshkol Nevo ; traduzione dall'ebraico di Ofra Bannet e Raffaella Scardi. - Vicenza : Neri Pozza, [2010] (Bloom ; 37). - 376 p. ; 22 cm

Incipit

1. In data 1.6.2002 mi è stato richiesto dalla famiglia del signor Yuval Fried di recarmi alla stazione di polizia in via Dizengoff, a Tel Aviv, per ritirare i suoi oggetti. Fra le altre cose consegnatemi dalla signora Ester Loel, responsabile del magazzino, c'era anche un sacchetto di plastica contenente un grosso plico di fogli. Il signor Fried non aveva mai informato né me né gli altri suoi amici di essersi dedicato alla scrittura, perciò la mia prima supposizione riguardo al suddetto plico di fogli è stata che si trattasse di una delle traduzioni che lui eseguiva a pagamento per studenti universitari di Lettere e Scienze sociali. Sennonché sul sacchetto non c'era alcun nome o numero di telefono, e mancava anche, in cima alla pagina, il titolo dell'articolo in inglese. Insisto su tali dettagli per spiegare la ragione per cui mi sono permesso, qualche ora più tardi, di scorrere il fascio di fogli.

Non è stata la curiosità a spingermi, bensì il sincero desiderio di sapere a chi era destinato il plico che mi era stato affidato e cosa avrei dovuto farci.


Trama

Quattro amici guardano in televisione la finale dei Mondiali di calcio del 1998. Non hanno ancora trent'anni, e hanno condiviso la giovinezza, gli studi, l'esercito, le avventure, i sogni e le difficoltà, le speranze e gli amori. Sono uniti da un legame intenso, dal bisogno profondo di parlare e di confrontarsi su tutto, senza vergogna, affrontando le lacrime e la gioia, la vita in ogni suo aspetto.

Yuval, il narratore, ha un animo buono e una spartana educazione anglosassone; Churchill è un egoista irresponsabile ma trascinante, ed è il fondatore della loro gang dai tempi del liceo.

Ofir vive di parole e brucia ogni giorno la sua creatività in un ufficio pubblicitario. Amichai vende polizze mediche ai malati di cuore, è già sposato e ha due figlie.

Durante la partita Amichai ha un'idea: perché non scrivere su un foglietto i propri desideri, i sogni per gli anni a venire, per poi attendere la prossima finale della coppa del mondo e vedere se si sono realizzati? Quel giorno in cui sta per scrivere il suo bigliettino Yuval ha da poco incontrato Yaara, e sa già che è la donna della sua vita. Prima l'ha vista alla mensa dell'università, poi uno scambio di chiacchiere, di numeri di telefono, una telefonata notturna, infine un bacio. Yaara è una di quelle donne che smentisce la teoria dell'amico Churchill: «Non esiste una ragazza bella, intelligente, arrapata e anche libera. Uno degli elementi è sempre assente».

Nel bigliettino dei desideri Yuval scrive: «Ai prossimi Mondiali voglio stare ancora con Yaara. Ai prossimi Mondiali voglio essere sposato con Yaara. Ai prossimi Mondiali voglio avere un figlio da Yaara. Possibilmente una figlia». Il suo destino, e quello dei suoi amici, è pronto a mettersi in moto. Intorno a loro, all'inizio del nuovo millennio, una società logorata, sfiancata dai continui conflitti, che ha fatto della repressione e della rimozione uno stile di vita. I quattro protagonisti hanno a loro volta cercato di dimenticare la Prima Intifada, quando erano soldati dell'esercito, mentre la Seconda Intifada li costringe a porsi domande sul proprio futuro. In un mondo come questo è davvero possibile, è davvero giusto avere dei desideri?

Haaretz Eshkol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971.

Dopo un'infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura.

Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a Nostalgia (Mondadori 2007), in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publishers' Association e nel 2008 a Parigi del FFI-Raymond Wallier Prize, ha pubblicato una raccolta di racconti intitolata Bed & Breakfast e il saggio The Breaking Up Manual.


Sincerità e amore

Un momento. Perché sto mentendo? Il maestro del corso di scrittura creativa dice che la sincerità è una delle caratteristiche più importanti per un narratore. Soprattutto se il testo è scritto in prima persona.

«Prendete una pila e illuminatevi dentro, nelle zone più oscure. Scovate le cose brutte. Quelle non attraenti.

Non c'è niente di più repellente di un "io" che cerca di migliorarsi», ci raccomanda. Ed ecco, è proprio quello che sto facendo. Mi comporto come il fedele prodotto della casa anglosassone in cui sono cresciuto, nEcco, proprio questo è il problema con il modo di vivere occidentale, ci ha spiegato Ofir in tono tranquillo. Ci poniamo delle mete, e ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a realizzarle, che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate.ascondo la verità meschina, imbarazzante: non ho dovuto fingere di essere felice di vedere Yaara. Ero veramente felice di vederla, di baciarle le guance, di sentire l'odore dei suoi capelli, di ascoltarla esprimere opinioni decise su ogni questione, scagliare frecce taglienti in tutte le direzioni, palleggiando le parole a tutta velocità, sicura, anche se sapevo che al di sotto delle apparenze si nascondeva una profonda fragilità, che quando viene la sua gola emette suoni più simili al pianto, come se l'orgasmo la rattristasse, e che dopo che è venuta qualcosa in lei si disfa completamente, e le piace rannicchiarsi dentro di te come una bambina, ripiegare le gambe verso la pancia, posarti la testa sul petto...

Mete

Ecco, proprio questo è il problema con il modo di vivere occidentale, ci ha spiegato Ofir in tono tranquillo. Ci poniamo delle mete, e ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a realizzarle, che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate.

Generazioni

... forse si tratta di una questione generazionale, forse la quantità di distrazioni e possibilità che si offrono alla nostra generazione ci confondono talmente che perdiamo il nostro sentiero interiore, a differenza dei nostri genitori che sapevano quello che volevano perché non avevano molte alternative; anche se forse nel loro caso dietro tutto questo si nascondeva una profonda tristezza, o almeno una vaga sensazione di aver perso l'occasione, che noi non notavamo perché eravamo bambini e non potevamo vederli come sono (o magari potevamo vederli ma preferivamo, per il nostro bene, non farlo?).

Medico e paziente

Lo sapete che un medico studia per dodici anni per ricevere l'abilitazione, e in tutto quel tempo non riceve alcuna preparazione sull'atteggiamento da tenere con i pazienti? Perciò ci sono quelli che hanno una capacità istintiva di trattarli umanamente, e altri che non lo sanno fare. Di conseguenza, invece che essere un principio basilare, diventa una roulette. Che dottore ti capiterà stavolta, e se questa notte ha dormito abbastanza.

Vento

... ma ha accettato comunque di accompagnarci in una breve passeggiata contro il vento forte, che gonfiava da scoppiare le vele, agitava all'impazzata le bandierine rosse, faceva vorticare per aria vecchi opuscoli pubblicitari, alzava la schiuma delle onde, sfogliava le pagine del libro che una vecchia stava leggendo su una panca, e anche le pagine del libro che leggeva la sua badante filippina, s'infilava nelle maniche delle camicie eleganti che avevamo indossato per l'incontro all'albergo, penetrava nelle nostre narici, bocche e orecchie, inducendoci a camminare per qualche minuto affiancati in totale silenzio, visto che tanto qualsiasi domanda avessimo posto in quel momento, e qualsiasi risposta avessimo dato, my friend, sarebbe stata soffiata dal vento fino a Bob Dylan.


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circolodeilibri.ch

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venerdì 25 settembre 2020

La mia lotta (1) / Karl Ove Knausgard

La mia lotta (1) / Karl Ove Knausgard ; traduzione di Lisa Raspanti. - Milano : Ponte alle Grazie, 2010. - 489 p. ; 22 cm. - Successivamente pubblicato da Feltrinelli con il titolo La morte del padre. 


Ci sono dei punti interessanti è, indubbiamente Knausgard sa scrivere, ma a volte è insopportabile nelle noiose elencazioni, come ad esempio questa:

Prima quello che avremmo mangiato per cena, che posò sul bancone - quattro filetti di salmone sottovuoto, un sacchetto di patate scure di terra, un cavolfiore e un pacco di fagioli surgelati - poi tutte le altre cose, che mise un po’ in frigorifero e in parte nella credenza. Una bottiglietta di Sprite da mezzo litro, una bottiglia da mezzo litro di birra CB, un sacchetto di arance, un cartone di latte, uno di succo d’arancia, una pagnotta. Io accesi i fornelli e presi una padella dal mobile sotto il bancone, presi la margarina dal frigorifero, ne tagliai un pezzo e lo misi nella padella, riempii una grande pentola di acqua e la misi sulla piastra dietro, slegai il sacco e feci cadere le patate nel lavello, aprii l’acqua e iniziai a lavarle, mentre il burro lentamente si scioglieva sul fondo nero della padella.

C'è bisogno di fare l'elenco della spesa così dettagliato?

Incipit

PER IL CUORE LA VITA È SEMPLICE: batte finché può. Poi si ferma. Prima o poi, un giorno o l’altro, quel movimento pulsante si arresta da solo e il sangue inizia a scorrere verso i punti più bassi del corpo, dove si accumula in un piccolo ristagno, visibile dall’esterno come una chiazza scura e molle sulla pelle sempre più bianca; intanto la temperatura scende, gli arti si irrigidiscono e i visceri si svuotano. I mutamenti di queste prime ore avvengono così lentamente e vanno avanti con una tale sicurezza da avere in sé un che di rituale, come se la vita capitolasse secondo determinate regole, una specie di gentlemen’s agreement, a cui si conformano anche i rappresentanti della morte, mentre aspettano che la vita si sia ritirata, prima di cominciare l’invasione del nuovo territorio. Da quel momento, però, non si torna indietro. Nessuno può fermare gli enormi sciami di batteri che cominciano a diffondersi all’interno del corpo. Se avessero tentato solo poche ore prima, avrebbero incontrato subito resistenza, ma ora tutto è immobile intorno a loro, e si spingono sempre più giù nell’umida oscurità. Raggiungono i canali di Havers, le cripte di Lieberkühn, le isole di Langerhans. Raggiungono le capsule di Bowman nei reni, la colonna di Clarke nel midollo spinale, la sostanza nera nel mesencefalo. E raggiungono il cuore. È ancora intatto, ma privo del movimento che è lo scopo di tutta la sua struttura, ha in sé una strana desolazione, come una fabbrica che gli operai hanno dovuto abbandonare in fretta e furia, si potrebbe pensare, le ruspe immobili con la luce gialla dei fari puntata contro l’oscurità della foresta, le baracche deserte, la fila di casse che pendono cariche dalla funivia lungo il fianco della montagna.

La considerazione della morte nella nostra società

Non è però facile dire cosa venga rimosso esattamente. Non certo la morte in sé: la sua presenza nella società è troppo diffusa perché accada. La quantità di morti che ogni giorno vengono citati nei quotidiani o mostrati nei telegiornali varia a seconda delle circostanze, ma da un anno all’altro probabilmente il numero è più o meno costante e, dal momento che è divulgato su così tanti canali, praticamente inevitabile. Quella morte non sembra però minacciosa. Anzi, è qualcosa che desideriamo e che paghiamo per vedere. Se poi si prendono in considerazione le smisurate quantità di morti prodotti dalla fiction, il sistema che vuol tenere i morti lontano dalla nostra vista diventa ancora più incomprensibile. Se la morte come fenomeno non ci spaventa, perché dunque tanto disagio davanti ai cadaveri? 

Le pompe funebri

Tutte le pompe funebri sono il più possibile vicino al livello della strada. Non è facile dire perché; si potrebbe pensare che sia dovuto a una vecchia convenzione che aveva inizialmente uno scopo pratico, come per esempio che la cantina era fredda e dunque più adatta a conservare i cadaveri, e che questo principio sia stato mantenuto persino nella nostra epoca di congelatori e celle frigorifere, se non fosse per l’idea che portare i morti in alto sembra contro natura, quasi che l’altezza e la morte si escludessero a vicenda. 

Lo scorrere del tempo

Per tutta l’infanzia e l’adolescenza ci sforziamo di stabilire la giusta distanza dalle cose e dai fenomeni. Leggiamo, impariamo, facciamo esperienze, rettifichiamo. Arriviamo quindi un giorno al punto in cui tutte le distanze necessarie sono state fissate, tutti i sistemi necessari sono stati stabiliti. È allora che il tempo comincia ad andare più veloce. Non incontra più nessun ostacolo, tutto è stato fissato, il tempo scorre attraverso le nostre vite, i giorni scompaiono a gran velocità, prima di rendercene conto abbiamo quaranta, cinquanta, sessant’anni...

Innamoramento ai tempi della scuola (il brano più bello!)

Durante la lezione, non riuscii a concentrarmi. Pensavo solo a Hanne, nonostante che fosse nella mia stessa stanza. Pensare, o meglio... Si poteva piuttosto dire che traboccavo di sensazioni che bloccavano la strada a qualsiasi altro pensiero. E così fu per tutto quell’inverno e quella primavera. Ero innamorato e non era un innamoramento di quelli piccoli, era uno di quelli grandi, di quelli per cui in una vita c’è posto solo per tre, forse quattro. Questo era il primo e, visto che era una novità assoluta, forse anche il più intenso. Tutto per me ruotava intorno a Hanne. Ogni mattina mi alzavo ed ero contento di andare a scuola, dove ci sarebbe stata lei. Se non c’era, se era malata o assente, ogni cosa perdeva subito di senso, allora il resto della giornata consisteva solo nel cercare di resistere. Per cosa? Che cosa aspettavo, quando aspettavo? Sicuramente non gli abbracci appassionati o i baci intensi, perché una relazione in quel senso semplicemente non esisteva. No, ciò che aspettavo e per cui vivevo era la mano che mi sfiorava la spalla, il sorriso che le illuminava il viso quando mi vedeva o quando facevo lo spiritoso, erano le strette e gli abbracci quando ci incontravamo come amici dopo la scuola. I secondi in cui la stringevo tra le braccia e sentivo la sua guancia contro la mia, il suo odore, quello del suo shampoo, il leggero profumo di mela. Era attratta da me, lo sapevo, ma aveva dei confini così rigidi intorno a sé e a cosa poteva fare, che non era possibile che ci mettessimo insieme. O meglio, non ero poi così sicuro che fosse attratta da me, poteva essere semplicemente lusingata dalle mie attenzioni e volerci giocare un po’. Ma in ogni caso speravo, davo un’interpretazione a tutto quello che diceva e faceva durante le giornate di scuola quando tornavo nel mio appartamento e la cosa o mi faceva precipitare giù, nella valle più profonda dell’infelicità, o mi trascinava su, sulla cima più alta e luminosa della felicità. Non esisteva una via di mezzo.

A scuola iniziai a mandarle dei bigliettini. Piccoli commenti, saluti, brevi messaggi che spesso avevo pensato la sera prima. Poi lei rispondeva, io leggevo e scrivevo una risposta, che rimandavo indietro osservando attentamente mentre la leggeva. Se lei metteva fine a qualcosa a cui avevo dato inizio, mi rabbuiavo. Se mandava avanti la cosa, dentro di me fremevo e scintillavo come una campana. Dopo un po’ i biglietti furono sostituiti da un blocco, che andava avanti e indietro tra me e lei, non troppo spesso, non volevo che le venisse a noia, ma due o tre volte in una giornata potevano bastare. Le chiedevo spesso se voleva venire con me al cinema o in un bar e lei rispondeva ogni volta: Sai che non posso.

... e delusione

Ero stato annientato. Io con tutti i miei bigliettini, con tutte le conversazioni con lei, con tutte le mie ingenue speranze e i miei desideri infantili, io ero nessuno, un grido nel cortile della scuola, una pietra in fondo a un dirupo, il rumore di una macchina di passaggio.

Memoria dell'infanzia

A parte alcuni singoli eventi, di cui io e Yngve avevamo parlato così spesso che avevano assunto quasi proporzioni bibliche, non ricordavo praticamente niente della mia infanzia. O meglio, non ricordavo praticamente niente degli eventi. Ma ricordavo i luoghi in cui erano avvenuti. Ricordavo tutti i posti in cui ero stato, tutte le stanze. Ma non quello che vi era successo.

Nostalgia dell'infanzia

Perché la nostalgia non solo è spudorata, ma anche traditrice. Cosa ricava in realtà una persona di vent’anni dalla nostalgia per la propria infanzia? Per la sua adolescenza? Sembrava quasi una malattia.

I sentimenti

 I sentimenti sono come l’acqua, prendono sempre la forma di ciò che li circonda. Neppure il più grande dolore lascia tracce, neppure quando dura a lungo e sembra capace di sopraffarti, e non perché i sentimenti si congelino, non possono farlo, ma perché restano calmi, come l’acqua in uno stagno.

Pioggia

Oh, la soffocante aria estiva che all’improvviso si rinfresca, tanto da diventare più fredda della pioggia che ti cade sul viso, e allora chini la testa all’indietro per godere di quella particolare sensazione. Le foglie degli alberi che tremano sotto il tocco leggero delle gocce, il lieve, quasi impercettibile, tamburellare della pioggia a diverse altezze: contro la montagna rocciosa accanto alla strada o sui fili d’erba nel fossato sottostante, sul tetto di fronte e sul sedile della bicicletta incatenata allo steccato, sull’altalena in giardino e sui cartelli stradali, nei canaletti di scolo e sulle carrozzerie e sui tetti delle auto parcheggiate.

L'aria, vita e morte

L’aria era diventata leggermente più fresca e dato che la mia pelle era così calda dopo il lavoro, me ne accorsi subito, sentii come mi circondava, premeva sulla pelle e penetrava nella bocca quando la aprivo. Circondava gli alberi davanti a me, le case, le macchine, i pendii delle montagne. L’aria che si sposta da un posto a un altro quando la temperatura scende, queste continue cascate nel cielo che noi non riusciamo a vedere, che ci arrivano addosso come enormi ondate, sempre in movimento, in lenta caduta, con veloci turbinii, dentro e fuori da tutti questi polmoni, l’aria che sbatte contro tutti questi muri e tutti questi angoli, sempre invisibile, sempre presente.

Ma papà non respirava più. Questo era quello che gli era successo, il collegamento con l’aria si era interrotto, ora l’aria lo circondava come se lui fosse un oggetto qualsiasi, un tronco d’albero, una tanica di benzina, un divano. Non inalava più l’aria dentro di sé, perché è questo che facciamo quando respiriamo, inaliamo, entriamo sempre più a far parte del mondo.


Link

it.wikipedia.org

recensireilmondo.com

linkiesta.it/2014

www.youtube.com Intervista




mercoledì 2 settembre 2020

Il sentiero dei nidi di ragno / Italo Calvino


Il sentiero dei nidi di ragno / Italo Calvino ; presentazione dell'autore ; con uno scritto di Cesare Pavese. - Milano : Oscar Mondadori, 2011. - LXIV, 152 p. ; 20 cm.


Incipit

"Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d’arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico.
Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l’orina dei muli.
Basta un grido di Pin, un grido per incominciare una canzone, a naso all’aria sulla soglia della bottega, o un grido cacciato prima che la mano di Pietromagro il ciabattino gli sia scesa tra capo e collo per picchiarlo, perché dai davanzali nasca un’eco di richiami e d’insulti.
– Pin! Già a quest’ora cominci ad angosciarci! Cantacene un po’ una, Pin! Pin, meschinetto, cosa ti fanno? Pin, muso di macacco! Ti si seccasse la voce in gola, una volta! Tu e quel rubagalline del tuo padrone! Tu e quel materasso di tua sorella!
Ma già Pin è in mezzo al carrugio, con le mani nelle tasche della giacca troppo da uomo per lui, che li guarda in faccia uno per uno senza ridere:
- Di' Celestino, sta' un po' zitto, bel vestito nuovo che hai. E-di', quel furto di stoffa ai Moli Nuovi, poi, non si sa ancora chi sia stato? Be', che c'entra. Ciao Carolina, meno male quella volta. Si, quella volta meno male tuo marito che non ha guardato sotto il letto. Anche tu, Pasca, m'han detto che è successo proprio al tuo paese. Sì, che Garibaldi ci ha portato il sapone e i tuoi paesani se lo son mangiato. Mangiasapone, Pasca, mondoboia, lo sapete quanto costa il sapone?"

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Recensione di Cesare Pavese

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italocalvinowebsite

I personaggi