sabato 30 maggio 2009

La mia dichiarazione di voto



Sono sempre stato convinto che esprimere il proprio voto sia un diritto-dovere imprescindibile nonostante le delusioni e le insoddisfazioni che la politica ci presenta, specie in questi ultimi anni. Non solo perché la democrazia non può vivere senza partecipazione, ma anche perché spesso chi non vota per protesta, in realtà, si limita a questa semplice, infantile scelta, senza mai fare alcunché di concreto.
In ogni caso la mia prima scelta e scegliere di andare a votare.
Ma è anche importante che l’espressione del proprio voto parta da una scelta ragionata e ponderata, in base a delle convinzioni, più o meno condivisibili, ma che comunque si possano esprimere in forma razionale.
C’è, naturalmente, una scelta di campo alla base. Per me la scelta di campo è l’area di centro-sinistra, perché condivido i valori della giustizia sociale, dell’eguaglianza e del riformismo, che quest’area dovrebbe rappresentare. Al contrario non mi piace chi difende il privilegio, l’evasione fiscale e porta avanti una politica populista, chi spacca il paese e vuole portarci a diventare servi di un capo.
Nell’area di centro sinistra credo sia importante scegliere il partito che abbia una forza sufficiente per opporsi, cercando di rafforzarne l’unità e la determinazione, e quindi escludo, in primo luogo tutti i piccoli partiti, per due motivi: perché non avranno mai la forza di rappresentare una vera alternativa, perché nelle occasioni in cui hanno partecipato a coalizioni di governo hanno sempre difeso la loro piccola “parrocchia”, portando sempre divisioni e indebolendo l’alleanza in cui avevano liberamente accettato di partecipare. Per questo motivo escludo le liste della sinistra cosiddetta radicale (ma per me conservatrice), PDCI, Rifondazione, Sinistra e Libertà:
Escludo anche l’Italia del Valori, per diversi motivi: non sarà mai un’alternativa al centro destra, è un partito personalizzato (come quello di B.), è stato sleale con il PD, rifiutandosi di mantenere gli impegni di creare un unico gruppo parlamentare, porta avanti posizioni che, anziché rafforzare l’opposizione, mirano a indebolire e a cannibalizzare gli alleati.

Per questi motivi mi sembra giusto votare PD, cercando di rafforzare chi all’interno di questo partito vuole creare un partito nuovo, che non sia il semplice erede di vecchie tradizioni, che apra ai giovani e alle donne, che si ponga l’obiettivo di cambiare questo paese, mantenendo salde le radici democratiche della nostra Costituzione.
Alle Europee voterò PD, esprimendo la mia preferenza per Debora Serracchiani, che rappresenta una ventata di novità e di serietà, vuole rinnovare il PD, è una donna giovane e preparata.
Alle provinciali voterò Diego Zardini, per la sua preparazione e per la sua carica di entusiasmo.
Naturalmente tutto quanto detto sopra è opinabile, ma sono convinto che si tratta almeno di una SCELTA meditata e ponderata, che si basa su un ragionamento e sul confronto con candidati che ho avuto modo di ascoltare direttamente e “dal vivo”.

sabato 23 maggio 2009

Grande Michele Serra!

A me, sentirlo ripetere che è una vergogna e che è scandaloso, che a questi giudici non risponde e non risponderà mai, che a questi giornali non risponde e non risponderà mai, ormai non fa né caldo né freddo. Dopo tutti questi anni è solo una filastrocca risaputa, un suono tra i tanti, come i clacson per strada, come la musica di sottofondo negli ascensori. Quello che mi fa specie, a questo punto, non è lui; e perfino il suo destino personale non mi pare la cosa davvero rilevante. Quello che mi fa specie è il poderoso, compatto contorno di aiutanti, assistenti, avvocati, alleati, adulatori, seguaci, vassalli. È il consenso di massa, l' applauso convinto, l' amore senza se e senza ma di milioni di italiani. È lo smisurato cerchio di uomini e donne, la stragrande maggioranza in perfetta buona fede, la stragrande maggioranza bravissime persone, che lo circonda e lo protegge, lo ama e lo difende anche dall' evidenza. Finito lui, non sarà finito il palcoscenico sul quale si è esibito per vent' anni. Non sarà finito il suo pubblico, non sarà dispersa la sua gloria, non sarà ristabilito alcuno dei criteri (cancellati) che avrebbero dovuto e potuto arginarlo, fermarlo, magari evitarlo. Finito lui, non importa tra quanti anni, non sarà finita l' Italia che lo ha prodotto, adorato e portato al trionfo. In quella stessa Italia noi vivremo, con quella stessa Italia avremoa che fare. No, davvero non è lui il problema. Il problema siamo noi. - MICHELE SERRA


Lo penso da anni e, purtroppo, senza smentite. L'Italia l'è malada!!!!