mercoledì 19 novembre 2014

Il ritorno dei nove / Thanasis Valtinos

Valtinos, Thanasis
Il ritorno dei nove / Thanasis Valtinos ; traduzione di Paola Maria Minucci. - Milano : Crocetti, 20o2 (Aristea, 18). - 54 p. ; 21 cm. - Tit. orig.: H kathodos ton ennia.

Incipit
"Nel 1948, il giorno di San Demetrio, cademmo in un agguato. Era la prima volta che ci capitava. Tornavamo da Panaghià, avevamo bevuto e ballato, e se quelli che ci attaccarono non fossero stati dei buoni a nulla nessuno di noi si sarebbe salvato. Ci rendemmo conto che i tempi cominciavano a cambiare. Fu allora che Liaròs fu ferito alla gamba. Per tre mesi soffrì le pene dell'inferno. Lo curammo nei villaggi vicini con olio e foglie di barbabietola.
In gennaio entrò nel Peloponneso la nona divisione. Era chiaro che ci avrebbero incastrati e che anche il tempo era contro di noi. Restammo sul Taigeto fino a marzo. Poi gli altri mandarono i reparti di montagna e allora Zacharias si convinse e ci dette l'ordine di disperderci".

E' il racconto di una fuga di un gruppo di partigiani,  durante la guerra civile greca. Una lotta non solo contro i nemici, ma soprattutto contro le difficoltà dell'ambiente, la mancanza di acqua e di cibo, alla ricerca di posti sicuri in cui riposarsi. Una marcia, senza meta, se non quella del mare, visto come luogo mitico.
Non c'è, in questa avventura nessun riferimento storico, nessuna motivazione ideologica, un senso di ineluttabilità della lotta contro altri uomini e contro la natura, un senso di orgoglio nel dimostrare il proprio coraggio. La scrittura è molto rapida, con frasi brevi, dialoghi elementari e molto secchi.





mercoledì 12 novembre 2014

La sorella segreta / Fotini Zalikoglu



Zalikoglu, Fotini
La sorella segreta / Fotini Zalikoglu ; traduzione dal neogreco di Maurizio De Rosa. - Roma : e/o, c2014 (Dal Mondo. Grecia). - 109 p. ; 21 cm. - Tit. orig.: 8 ores kai 35 leptà.
 Incipit:
"L'atterraggio è previsto fra otto ore e trentacinque minuti. E poi Amalìa? Che cosa mai troverò laggiù? Un paese che nostra madre non ha avuto il coraggio di amare; eppure è proprio lì che sono cresciute Erasmìa e la prima Froso. Che cosa proverò a trovarmi da solo in quel paese sconosciuto? E perchè proprio adesso, dopo tanti anni, mi sono risolto a questo viaggio incomprensibile e pieno di lati oscuri, che si realizza nel momento peggiore? Sai Amalìa, ho paura. Sono le undici del mattino di domenica 20 gennaio 2013".


Mi aspettavo di più da questo libro. Parla di una Grecia vista dagli Stati Uniti: una storia familiare drammatica. inserita nella tragica storia dell'esodo dei greci dalla Turchia, della guerra civile dopo il 1945 e della necessità per molti di emigrare, alla ricerca di una vita più serena. Tuttavia, nel libro non viene percepita questa drammaticità, non viene trasmessa al lettore e le domande che il protagonista si fa all'inizio del lungo viaggio verso Atene restano, a mio avviso, senza risposta.
Del libro mi resta la bella canzone, il cui testo è riprodotto a pagina 107, di Manos Hatzadakis:

Amore mio ti ho cercato
nell'alba e sulla luna
e in alto tra le nuvole
ti ho cercato ed ero cieco
poi il tempo è cambiato, è caduta la pioggia
e la tua graziosa freschezza
amore mio, ti ho cercato
perchè eri cielo ...

Soffia lo scirocco, la tramontana soffia
le onde ti portan via
amore mio che mi hai lasciato
perchè eri cielo.

Osservatore balcani



mercoledì 5 novembre 2014

Tutti i racconti / Flannery O'Connor


O'Connor Flannery
Tutti i racconti / Flannery O'Connor ; a cura di  Marisa Caramella. - Milano : Bompiani, c1990 (Le finestre). - 2 v. ; 20 cm.

Il clima dei racconti è sempre cupo. Predomina l'infelicità e l'insoddisfazione, ma in ognuno c'è sempre qualcosa di misterioso che imprime un marchio ad ogni storia.
I più belli, del primo volume, sono: Un colpo di fortuna, La vita che salvi può essere la tua, Il cerchio di fuoco, Il negro artificiale. Ma il migliore è senz'altro Il profugo, per certi versi ancora attuale nel far emergere il rifiuto per lo straniero (in questo caso un profugo polacco).

"D'improvviso, alla signora Shortley venne il sospetto che il prete cercasse di persuadere la padrona a importare un'altra famiglia polacca. Con due famiglie straniere nella tenuta si sarebbe parlato quasi esclusivamente polacco! I negri sarebbero andati via [la presenza dei negri nelle fattorie, per i contadini bianchi è la garanzia di non essere all'ultimo posto] e sarebbero rimaste le due famiglie, contro lei e suo marito! La signora Shortley cominciò ad immaginare una guerra di parole, a vedere parole inglesi e parole polacche avanzare spavalde per aggredirsi: non frasi, soltanto parole, bla bla bla bla, scatenate e laceranti, avanzare spavalde e infine venire alle mani. Vide le parole polacche, sporche, onniscienti e non riformate, gettar fango sulle nitide parole inglesi, finchè tutto diventava sporco. Le vide ammicchiate in una stanza, tutte le parole morte e sporche, quelle degli altri e anche le sue. come i cadaveri nudi del cinegiornale" [riferimento ai cinegiornali che riportavano le immagini dei morti nei campi di sterminio].


Anche nel secondo volume ci sono racconti coinvolgenti, che descrivono un mondo triste. Prevale l'ambientazione campestre, più precisamente quella degli stati del sud degli Stati Uniti, mentre la città viene percepita come nemica, infida, pericolosa. La religione è quella in cui Dio appare crudele o, comunque, mai misericordioso. Personaggi spesso cattivi, poco affettivi. Gli inizi di ogni racconto sono stupendi ed entrano direttamente nella storia, con poche pennellate. Ad esempio:


"La finestra della camera da letto della signora May era bassa e dava a oriente, e il toro, argentato dalla luna, vi stava sotto a testa alta, quasi aspettando, come un dio paziente sceso a corteggiarla, di udire la donna muoversi nella stanza" (Greenleaf)


Qui i due protagonisti, la signora May e il toro, entrano in scena direttamente, in un'ambientazione notturna e campestre.


"La settimana prima. Mary Fortune e il vecchio avevano trascorso le mattinate a guardare la macchina che scavava la terra e la gettava nel mucchio. Si stava fabbricando in riva al lago nuovo, in un lotto venduto dal vecchio a un tale che voleva metter su un circolo di pesca. Nonno e nipote ci andavano ogni mattina verso le dieci e il vecchio parcheggiava la macchina, una Cadillac annosa e malconcia color more sul terrapieno che sovrastava il luogo dei lavori" (La veduta del bosco)


Molto bello Non si può essere più poveri che da morti, che poi diventerà la base per il romanzo Il cielo è dei violenti.

"Oltre all'espressione in folle, di quando era sola, la signora Freeman ne aveva altre due: "marcia avanti" e "marcia indietro" che usava in tutti i suoi rapporti col mondo" (Brava gente di campagna)

Forse il più bello Rivelazione:

"La sala d'aspetto del dottore, che era molto piccola, era quasi piena, quando entrarono i Turpin, e la signora Turpin, che era molto grossa, la fece sembrare ancora più piccola con la sua presenza. La signora si fermò, torreggiante, a un capo del tavolino con le riviste in mezzo al locale, dimostrazione vivente del fatto che era inadeguato e ridicolo. I suoi occhietti neri e vivaci soppesarono tutti i pazienti, mentre studiava la possibilità di sedersi" 

Wikipedia
Davide Rondoni
Stas Gawronski