sabato 1 ottobre 2016

Germinal / Emile Zola

Germinal / Emile Zola ; Introduzione di Ottavio Cecchi ; traduzione di Maria Pia Vigoriti. - eNewton Classici (Ebook).


Incipit:
Nella rasa pianura, sotto la notte senza stelle, scura e spessa come l'inchiostro, un uomo solo seguiva lo stradone che andava da Marchienne a Montsou, dieci chilometri di selciato diritto che tagliava un campo di barbabietole. Davanti a sé, non vedeva neanche la terra nera, e soltanto i soffi del vento di marzo, dalle raffiche ampie come in pieno mare, gelide per aver spazzato intere leghe di paludi e terre nude, gli dava la sensazione dell'immenso orizzonte piatto. Nessuna ombra di albero si stagliava sul cielo, il selciato si stendeva con la precisione di una gettata, in mezzo all'oscurità accecante delle tenebre.
L'uomo era partito da Marchienne verso le due. Camminava a passi ampi, tremando sotto il cotone sottile della sua giacca e del suo pantalone di velluto. Un pacchettino, annodato in un fazzoletto a quadri, gli dava molto fastidio; e lo stringeva contro i suoi fianchi, talvolta con un gomito, talatra con l'altro, per far scivolare in fondo alle tasche entrambe le mani, delle mani rosse che le lamine del vento facevano sanguinare. Un'unica idea occupava la sua testa vuota di operaio senza lavoro e senza alloggio, la speranza che il freddo sarebbe stato meno intenso dopo il sorgere del giorno. Da un'ora camminava così, quando sulla sinistra, a due chilometri da Montsou, scorse dei fuochi rossi, tre bracieri brucianti all'aria aperta, e come sospesi. Inizialmente esitò, preso dalla paura; poi, non poté resistere al bisogno doloroso di scaldarsi un po' le mani.


Incomincia un questo paesaggio scuro e desolato, questo romanzo dagli innumerevoli personaggi  che descrive le condizioni di vita e di lavoro di una comunità di minatori di carbone nella Francia del nord, negli anni di fine '800, quando una nuova classe, il proletariato, si affaccia alla ribalta della storia.
Zolà descrive questo mondo con la precisione che gli deriva dalla scelta del "naturalismo" e dall'influsso della cultura positivistica.
Le descrizioni del lavoro nella miniera sono precise ed efficaci: producono, nel lettore, sensazioni claustrofobiche, sensazioni di freddo e di caldo, facendolo partecipe, quasi fisicamente, di una vita dura, nella quale predomina il buio e la difficoltà di respirare.
Poi c'è il mondo parallelo, al piano superiore, della borghesia, che spesso è cieca di fronte alla sofferenza, che la circonda: prevale l'indifferenza o, nel migliore dei casi, il paternalismo (personaggio di Gregoire).
Quello che più mi ha colpito e sorpreso, è la profonda attualità di questo libro sotto vari aspetti.

- Etienne, il protagonista, è colui che diviene leader della lotta, riuscendo a conquistare inizialmente la completa fiducia degli altri minatori. Eppure Zolà fa capire che non è l'eroe senza macchia e senza paura e che anche in lui ci sono delle debolezze comuni a tutti coloro che, pur partendo da buone e disinteressate motivazioni in nome degli ideali, poi si fanno ammaliare dal fascino del potere e aspirano ad un salto di condizione. "Si imborghesiscono", come avrebbero detto i vecchi sessantottini che di queste vicende se ne intendono.

"Ormai Etienne era il capo incontrastato. Nelle conversazioni serali egli stava diventando una specie di oracolo, man mano che lo studio lo dirozzava. [...] La sua popolarità crescente lo inebriava di una dolcezza deliziosa, Tenere una estesa corrispondenza, discutere della sorte dei lavoratori ai quattro angoli della provincia, dar pareri a tutti i lavoratori del Voreux, e, soprattutto diventare un centro, sentire la gente agitarsi e muoversi intorno a lui, rappresentava un eccitamento per la sua vanità di antico meccanico, di minatore dalle mani grosse e nere. Egli saliva di un gradino, entrava a far parte di quella borghesia esecrata, con soddisfazioni d'intelligenza e di benessere, che non osava neppure confessare a se stesso."

"E il suo sogno di capo popolo lo cullava di nuovo, vedeva Montsou ai suoi piedi, Parigi in un nebuloso avvenire, chi sa? la deputazione, un giorno, la tribuna ed una sala ricca, di dove egli avrebbe fulminato i borghesi, col primo discorso pronunciato da un operaio in un Parlamento."

- Ad Etienne si contrappone il "riformista" Rasseneur, che non condivide la lotta ad oltranza, che porterà poi ad una dura sconfitta e alla perdita di credibilità di Etienne, di fronte alla delusione dei minatori

- L'altra via è quella anarchica di Souvarine, la via nichilista e individualista che mira alla palingenesi totale, attraverso la distruzione e la violenza. Un fondamentalismo che rivive anche nel nostro tempo, in forme diverse, secondo il quale tutti gli altri sono nemici da abbattere, senza alcun compromesso possibile.

"Lasciatemi in pace con la vostra evoluzione! Date fuoco ai quattro angoli della città, falciate i popoli, atterrate tutto, e quando non rimarrà più nulla di questa società imputridita, forse se ne costruirà una migliore."

- Un altro elemento "attuale" è rappresentato dalla figura Deneulin. E' Un padrone indipendente dalla impersonale Società delle miniere, che come in Dio invisibile e lontano, da Parigi governa e determina i destini dei minatori. Cercherà di resistere ai tentativi della Società di incorporare la sua miniera, ma proprio la lotta dei minatori lo porterà alla rovina e, da proprietario, diventerà un semplice dipendente.
Niente di nuovo, dunque. Come ora, anche allora, il potere dei grossi monopoli con la loro forza finanziaria risultava vincente! Anche allora, tra l'altro, c'era la globalizzazione.
"Tutto è concatenato e una scossa, anche lontana, basta a scuotere il mondo" - dice proprio Deneulin,

Tra l'altro, nella lotta proletaria, una mossa intelligente, in una logica riformista, sarebbe stata quella di non alienarsi i padroni piccoli come Deneulin, concentrando gli sforzi contro la Società. Indebolendo Deneulin e portandolo alla rovina, si faceva l'interesse proprio della Società, permettendole di realizzare i propri scopi e di acquisire la miniera de proprietario fallito.
"Come! cinque centesimi! Perché questa richiesta! Io non mi lamento del vostro rivestimento, né voglio imporvi alcuna nuova tariffa come la Società di Montsou" - protesta Deneulin, di fronte alle richieste dei minatori che circondano la sua casa.

Infine, nel corso della lotta, c'è una efficace descrizione della violenza, della brutalità e dell'irrazionalità della folla, quando nessuno è in grado di guidarla. Prevale la violenza gratuita, il desiderio represso di vendetta e le passioni non hanno più argine, lasciando libero campo all'esasperazione e alla crudeltà.

Personaggi:
- Etienne Lanier, 21 anni, "eroe" del romanzo, leader della lotta dei minatori, rivale di Caval, innamorato di Catherine anche se non vuole ammetterlo
- Catherine Maheu, 15 anni, innamorata di Etienne, compagna di Chaval
- Antoine Chaval, 25 anni, amante violento di Catherine, brutale e geloso
- Souvarine, anarchico russo, sabotatore della miniera

I minatori
- La famiglia Maheu, composta da:
il padre Maheu, detto Bounemort, 58 anni, molto malato di silicosi, impazzirà e strangolerà la povera Cecile Gregoire
il figlio Toussant Maheu, 42 anni, coraggioso, bravo lavoratore, muore ucciso dai soldati nel corso della lotta
Constante Maheu, detta la Maheude, moglie di Toussant, 39 anni, donna forte e coraggiosa, dopo la morte del marito e dei sei figli, lavorerà nella miniera
I sette figli: 
Zacharie (21 anni), amante di Philomene Levaque, muore per un'esplosione di grisou, cercando di salvare la sorella Catherine ed Etienne, intrappolati nella miniera
Catherine (15 anni), amante di Chaval, poi innamorata di Etienne al quale si donerà prima di morire nella miniera inondata
Jeaulin (11 anni), maltratta i suoi giovani amici Lydie e Hebert  che utilizza per piccoli furti, aiuta Etienne, dopo la lotta sfortunata e sarà l'assassino del giovane soldato Jules. Tornerà a lavorare in miniera con la madre
Alzire, la piccola malata, che morirà di fame, 9 anni
Lenore, 6 anni
Henri, 4 anni
Estelle, 3 mesi.

- I Levaque (vicini dei Maheu)
Jerome Levaque, 40 anni, brutale e poco intelligente
Angelique, La Levaque, 41 1nni
Philoméne, la figlia, 18 anni, sposa Zacharie
Hebert, figlio, amico maltrattato di Jeaulin, 12 anni
Lous Bouteloup, 35 anni, amante della Levaque

- I Pierron
Françoise Pierron, 30 anni
Suzanne, La Pierronne, 28 anni, amante di Danseart
Lydie, 10 anni
Danseart, amante della Pierronne, 40 anni
La Brulé, 50 anni, madre della Pierronne

- I Mouque
Mouque, il padre, 50 anni
Mouquet, 22 anni
La Moquette, per un periodo amante di Etienne, 18 anni

Rasseneur, ex minatore, socialista moderato, proprietario di una taverna

La borghesia

- Gli Hennebeau
Philippe Hennebeau, direttore generale delle miniere di Montsou, 48 anni
Blanche Hennebeau, la moglie, amante dell'ingegner Negrel, 40 anni
Paul Negrel, ingegnere, amante di Blanche, fidanzato di Cecile Gregoire, 18 anni

- I Gregoire (miniera di Montsou)
Leon Gregoire, 60 anni
Amelie Gregoire, la moglie, 58 anni
Cecile Grégoire, la figlia, fidanzata di Paul Negrel, 18 anni

- I Deneulin
Victor Deneulin, proprietario di miniere, 50 anni
Lucie, figlia musicista, 22 anni
Jeanne, figlia pittrice, 19 anni:

Links
it.wikipedia.org/wiki/Germinale_(romanzo)
fr.wikipedia.org/wiki/Germinal_(roman)
seieditrice.com/chiaroscuro
dearmissfletcher
espacefrancais.com/emile-zola-germinal-1885/
www.youtube.com







mercoledì 17 agosto 2016

Il seminarista / Luisito Bianchi

Il seminarista : missa in tempore belli / Luisito Bianchi. - Milano : Sironi, 2013 (Indicativo presente, 46). - 221 p. ; 20 cm.

Incipit:
Stava suonando la campanella della lettura spirituale e usciva, dallo studio del rettore, Zurlan : ultimo in ordine alfabetico della seconda ginnasio.
"Promosso" disse, ma il tono della voce non era da promosso. Infilò a testa bassa la porta dell'atrio dove s'accalcavano i primaginnasiali in attesa del loro turno.
"Zurlan deve avere sulla pagella un 'ha fatto abbastanza bene', disse gravemente il primaginnasiale ripetente che in cappella riusciva a far passare la corona del rosario fra l'indice e il medio delle due mani, con uno scatto impercettibile, per non distrarsi "e con un 'ha fatto abbastanza bene' sulla pagella di fine anno, c'è pericolosi non ritornare più in seminario" aggiunse con meditabonda sicurezza.

E' la storia di un bambino e poi di un ragazzo (così lo chiama l'autore, senza mai indicare un nome) e della sua esperienza in un seminario, negli anni del fascismo e poi della guerra.
Una storia scritta con uno stile scorrevole e vivace, dalla quale emerge l'ipocrisia dell'educazione cattolica, vista con gli occhi puri e innocenti del giovane protagonista.
La vita del seminario è scandita anno per anno da date ed eventi sempre uguali, secondo gli usi tipici di tutte le "istituzioni totali".
"La stagione fredda iniziava col 25 novembre, festa di Santa Caterina [...], Solo da quel giorno s'accendevano le stufe nelle grandi camerate e nelle aule scolastiche, per diffondere la sensazione del tepore odorante caligine bruciacchiata e gelso stagionato, la quale stagione terminava il 7 marzo, giorno di San Tommaso, patrono principale dei liceali".
Ci sono poi gli eventi che scandiscono la giornata: i pranzi, le ore di studio, le messe, i rosari, ecc. Da questa uniformità si staccavano, come eventi liberatori, i periodi dell'influenza: "tre giorni di letto, una purga di magnesia calcinosa il primo giorno [...], con solo due brodini a mezzogiorno e a sera, febbre alta la sera e il giorno dopo, sfebbrato il terzo, alzata a mezzogiorno del quarto con pasto speciale in refettorio fra l'invidia dei compagni, e almeno un paio di libri d'avventure intercalati da un rosario intero al giorno, se si ricordava".
La vita in seminario è intervallata da periodi di vacanza a casa, in mezzo alla campagna e da un lungo periodo di malattia, durante il quale il bambino sembra avere una crisi di vocazione (accolta con favore dal padre, meno dalla madre), che poi supera.
Ci sono le "tentazioni" delle ragazze e la lotta per restare puro nei pensieri. Verso la fine del racconto, il ragazzo trova l'amicizia del "biondino", un seminarista più grande, che sembra più sicuro e che gli parla del suo desiderio di unirsi ai partigiani, nelle ultime fasi della guerra.
Ma il vero eroe, nella semplicità di una vita "banale", sarà proprio il ragazzo coerente fino in fondo. Finale toccante.

PS
Un bel libro riesce a farti rivivere nell'ambiente di cui parla, condividendo le esperienze e i momenti della giornata o delle stagioni. Questo libro ci riesce, per quanto riguarda la vita nel seminario, così come, nella "Montagna magica", riviviamo i momenti vissuti dai protagonisti nel sanatorio di Davos.

Link
qlibri.it
/iannozzigiuseppe
avvenire.it
viboldone.pdf





martedì 12 luglio 2016

Ti chiedo ancora 900 miglia / Brunello Vandano

Ti chiedo ancora 900 miglia / Brunello Vandano. - Milano : Bompiani, 2009 (Narratori italiani). - 277 p. ; 20 cm.

Incipit
"Era lei.
Disceso per poter guadagnare il mare da un varco nella fila di officine e cantieri parallela alla riva, la vide. Pareva stesse lì a contemplare l'azzurro in attesa di qualcuno, e all'istante la riconobbe da quella sua incom
parabile curva dell'anca: lei la posseduta e persa, lei l'amata."

Inizia con il ritrovamento della sua barca Uscoca, accentro della storia del protagonista Silvio Laurano, La barca, ritrovata dopo tanti anni, viene riacquistata e rimessa in mare per una nuova avventura di viaggio (gli ultimi 900 miglia), con altri tre compagni, poco esperti, ad eccezione del polacco apolide Casimir.
Ma più che questo viaggio, sono i ricordi che affiorano quasi dalla barca stessa al centro del romanzo. La storia di una giovinezza in Istria, a Fiume, durante il fascismo e del legame con due donne slave, Ilijria Frankopan, la donna più vecchia che lo seduce e lo educa al sesso e, soprattutto, Daniza, prima amica e compagna di studi, poi amore profondo, ma complesso.
La storia è interessante e coinvolgente quando si intreccia con le vicende dell'Italia in quegli anni difficili e tragici della guerra, che strapperà ognuno dei personaggi alle sue radici: Laurano in Russia e poi in fuga verso il sud Italia, liberata dai tedeschi, Ilijria scappata dalle sue terre e dal sui castello avito, per salvare il marito ebreo dalle persecuzioni naziste e, infine, Daniza, in avventurosa fuga sull'Uscoca, per salvare il marito fascista.
Meno interessante e un po' semplicistiche le vicende del viaggio con gli amici, personaggi molto meno vivi e caratterizzati rispetto alle due donne.
A volte, soprattutto nei dialoghi, c'è qualcosa che non mi convince, per la poca scorrevolezza.

Link
giornaledellavela
www.anvgd

Ti chiedo ancora 900 miglia / Brunello Vandano

Ti chiedo ancora 900 miglia / Brunello Vandano. - Milano : Bompiani, 2009 (Narratori italiani). - 277 p. ; 20 cm.

Incipit
"Era lei.
Disceso per poter guadagnare il mare da un varco nella fila di officine e cantieri parallela alla riva, la vide. Pareva stesse lì a contemplare l'azzurro in attesa di qualcuno, e all'istante la riconobbe da quella sua incom
parabile curva dell'anca: lei la posseduta e persa, lei l'amata."

Inizia con il ritrovamento della sua barca Uscoca, accentro della storia del protagonista Silvio Laurano, La barca, ritrovata dopo tanti anni, viene riacquistata e rimessa in mare per una nuova avventura di viaggio (gli ultimi 900 miglia), con altri tre compagni, poco esperti, ad eccezione del polacco apolide Casimir.
Ma più che questo viaggio, sono i ricordi che affiorano quasi dalla barca stessa al centro del romanzo. La storia di una giovinezza in Istria, a Fiume, durante il fascismo e del legame con due donne slave, Ilijria Frankopan, la donna più vecchia che lo seduce e lo educa al sesso e, soprattutto, Daniza, prima amica e compagna di studi, poi amore profondo, ma complesso.
La storia è interessante e coinvolgente quando si intreccia con le vicende dell'Italia in quegli anni difficili e tragici della guerra, che strapperà ognuno dei personaggi alle sue radici: Laurano in Russia e poi in fuga verso il sud Italia, liberata dai tedeschi, Ilijria scappata dalle sue terre e dal sui castello avito, per salvare il marito ebreo dalle persecuzioni naziste e, infine, Daniza, in avventurosa fuga sull'Uscoca, per salvare il marito fascista.
Meno interessante e un po' semplicistiche le vicende del viaggio con gli amici, personaggi molto meno vivi e caratterizzati rispetto alle due donne.
A volte, soprattutto nei dialoghi, c'è qualcosa che non mi convince, per la poca scorrevolezza.

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sabato 11 giugno 2016

Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud


Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud ; traduzione di Donata Migone. - Torino : Einaudi, 1973 (Nuovi coralli ; 131). - 199 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: Rembrandt's Hat.


Sono otto racconti che hanno al centro il tema della incomunicabilità e della solitudine, ambientati quasi tutti a New York.

La corona d’argento

Gans, il padre, stava morendo in un letto d’ospedale. Medici diversi dicevano cose diverse, sostenevano teorie diverse. Si parlava di un’operazione esplorativa ma pensavano che avrebbe potuto ucciderlo. Uno dei medici parlava di cancro.

Albert Gans, per cercare di guarire il padre ammalato di cancro e incurabile si rivolge, senza convinzione, al rabbino Lifschitz, che vive vicino ad una sinagoga con la figlia. Per guarire gli ammalati vende delle corone d’argento con due prezzi diversi. Qui l’incomunicabilità è evidente tra la fede mistica del rabbino e la razionalità e lo scetticismo di Gans, che, in realtà, non si fida per niente del rabbino e ricorre al suo aiuto solo per salvarsi la coscienza.
Infatti, l’incomunicabilità è anche tra Gans  e il padre moribondo, ed emerge chiaramente nel non rispondere mai alla domanda del rabbino: “vuol bene a suo padre?”

Uomo nel cassetto (per me il migliore)

Un debole shalom pensai davvero udito, ma considerando i tratti slavi del viso dell’autista, parve improbabile. Mi stava sbirciando nello specchietto retrovisore da quando ero entrato nel taxi e, a dir il vero, per un momento mi sono sentito inquieto.

Ambientazione Mosca (ma anche Kiev, Leningrado). Il protagonista, Howard Harvitz, un ebreo americano, fa un viaggio in Russia, per decidere se risposarsi con la prima moglie (Lilian), dopo la morte della seconda (Rose). È uno scrittore. A Mosca incontra Felix Levitanski, tassista e scrittore, con un manoscritto nel cassetto, che vorrebbe pubblicare con l’aiuto dell’americano. Howard è un miscuglio di indecisione e di ansia. Sospettoso, ha paura di essere intrappolato dalla polizia sovietica. Anche qui il racconto ha al centro l’incomunicabilità e l’incomprensione tra il protagonista e il tassista scrittore e, più in generale, tra i due mondi (Occidente e Russia).
C’è una certa ironia, ad esempio quando la polizia sequestra alcune copie di un racconto di Howard, dal titolo emblematico “Visible secrets”.
”Scrivo attualmente per il cassetto”, dice Levitanski.
Entrambi, per ragioni diverse, sono uomini insoddisfatti della propria vita.

La lettera

Il cancello c’è Teddy con in mano la sua lettera.
Le domeniche pomeriggio Newman le passava seduto con suo padre su una panchina bianca del cortile del reparto. Il figlio aveva portato una crostata all’ananas ma il vecchio non la voleva mangiare. Due volte, nel corso delle due ore e mezzo, che trascorse all’aperto con suo padre, Newman disse, - Vuoi o non vuoi che torni domenica prossima? Vuoi averla libera la prossima domenica?

Newman va a trovare il padre in un ospizio. Quando sta per uscire incontra sempre Teddy, un ricoverato matto che mi chiede di imboccare una busta senza indirizzo, che contiene un foglio bianco.  “non c’è qualcuno con cui vuole comunicare?”

A riposo

Ultimamente si era messo a studiare la vecchia grammatica greca di cinquant’anni prima. Leggeva il Bulfulch e voleva rileggersi l’Odissea in greco. La sua vita era cambiata. Di questi tempi dormiva meno e la mattina si alzava a fissare il cielo sopra Gramery Park. Guardava le nuvole finché assumevano delle forme sulle quali poteva riflettere.

Il dottor Morris, medico a riposo, vive a New York. È vedovo con una figlia chi vive in Scozia.  “Lottava contro la solitudine”. Abitudinario, fa ogni mattina una passeggiata con lo stesso percorso. Vecchiaia e angoscia. Un foglio di una lettera che cade a una donna del suo palazzo E che non mi raccoglie scuote la sua vita. Lettera caduta the Evelyn Gordon, che l’ha colpito per il suo “profumo ardito”. È una lettera del padre che rimprovera la figlia per la sua vita dissoluta.
Il dottor Morris, dopo aver saputo che Evelyn abita nel palazzo, comincia a fantasticare: “brama ti piacere”, “f ame di esperienze esotiche”, “sogni erotici”. Arriva ad una specie di innamoramento e immagine una vita con lei, nonostante la sua età. Ma alla fine “non c’è niente da fare, la vecchiaia non si può accantonare”.

 Il cappello di Rembrandt

Rubin, con in testa un cappello trasandato di tela bianca un soffice berretto rotondo senza visiera, comunque si volesse descriverlo, vacanza assorto nei suoi pensieri inespressi o inespressivi su per le scale che nel suo studio nell’interrato dell’Accademia di New York, dove faceva le sue sculture, portavano ad un’ atelier al secondo piano, dove insegnava. Arkin, lo storico dell’arte, uno scapolo iperteso e impulsivo di 34 anni […]  lo osservava attraverso la porta aperta del suo ufficio.

Il racconto si apre con i due protagonisti Rubin, lo scultore,  e Arkin, lo storico dell’arte. Per una frase che provoca un’assurda incomprensione (porti il cappello che portava Rembrandt in uno dei suoi autoritratti, aveva detto Arkin) si arriva alla rottura dei rapporti,  all’evitamento, al disagio  e all’odio. Ne nasce una guerra dei cappelli, quando Arkin pensa che Rubin gli abbia sottratto un cappello che gli avevano regalato gli studenti. “Ciascuno aveva in mente l’altro talmente e tanto da esserne stufo”. Diventano schiavi dell’odio l’uno per l’altro, fino a quando non trovano il coraggio di parlarsi e di superare l’assurda situazione in cui erano precipitati. Qui, il finale riesce superare l’incomunicabilità.


 Bigliettini di una signora un pranzo

Max Adler, di passaggio in città a novembre, aveva telefonato al suo vecchio professore di architettura, Clem Harris, e venne subito cordialmente invitato a pranzo per quella sera a casa sua a Hempstead per incontrarvi alcuni buoni amici la giovane moglie Karla.

Un pranzo tra architetti: Max Adler, architetto ed ex allievo del professor Clem Harris, la moglie Karla (ex studentessa di Harris), una coppia e la segretaria di Harris, Shirley Fischer. La giovane moglie manda, durante la serata, ben sette bigliettini al giovane Max.Karla, “robusta di corpo e  non bella”, dopo i bigliettini il cambio di vestito “era una donna attraente” agli occhi di Max.Il racconto è percorso da una sensualità tanto più forte, quanto più viene mascherata dal gioco di messaggini, dalla paura di essere scoperti e dal  legame di Max con il professore (amicizia/tradimento).

Mio figlio l’assassino l’assassino

Si sveglia sentendo il suo padre sta nell’ingresso, ascoltando. Lo ascolta che dorme e sogna. Ascoltandolo che si alza e cerca a tastoni i pantaloni. Non si metterà le scarpe. Che non va in cucina a mangiare. Che si guarda fisso allo specchio. Che sta seduto per un’ora al gabinetto. Che sfoglia le pagine di un libro che non può leggere. La sua angoscia e solitudine. Il padre sta nell’ingresso. Il figlio lo sente che ascolta.

Il padre, Leo, il figlio Harry di 22 anni non comunicano: “…  perché se quello (il figlio) non vuol parlarti, non puoi entrargli dentro per scoprire perché”.
Il finale si svolge sulla spiaggia di Coney Island, in una a ventosa giornata invernale. C’è poca speranza, “ma se uno non vuol vivere, cos’è che può fare quando è morto. Nulla. Nulla è nulla, è meglio vivere”.

Cavallo parlante

D. Sono un uomo in un cavallo o un cavallo che parla come un uomo? Supponiamo che mi facessero una radiografia, cosa potrebbero? – Lo scheletro luminoso di un uomo bocconi dentro un cavallo o semplicemente un cavallo con un complicato apparato vocale?


È il più surreale dei racconti: la storia di un cavallo/uomo Abramowitz chi lavora in un circo, sfruttato da Goldberg, il suo padrone sordomuto. Comunicano con l’alfabeto Morse, ma Goldberg non vuole sentire domande e,  a volte, colpisce il cavallo con una verga (“il colpo istantanea, della minaccia continui a darti pensiero”). Domanda fondamentale è quella di sapere se Abramowitz è un uomo o un cavallo. Goldberg lo costringe ad accettare il suo destino di cavallo parlante, ma lui vuole la sua libertà insonnia o di essere un vero cavallo o di essere un vero uomo. Alla fine sarà un centauro.

Links







lunedì 30 maggio 2016

Elogio della follia / Erasmo da Rotterdam

Elogio della follia / Erasmo da Rotterdam (pdf)




In sintesi: tutto è follia, è questa donna, anzi questa Dea che regge e condiziona la vita di tutti noi. La ragione ci rende tristi e ci allontana dal piacere. Tutto quello che facciamo di piacevole è frutto della Follia.
Ma la Follia è anche ambigua: non provoca solo il bene, il piacere, è anche causa del male, della guerra, ad esempio, della religione vissuta come puro insieme di regole, della stupidità e dell'arroganza del potere, della supponenza degli intellettuali, della corsa all'arricchimento. Senza la follia non si spiegherebbero tante figure, che nel libro vengono esaminate dettagliatamente: i grammatici, i filosofi, i commercianti, i poeti, i re e i papi.


13. E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s'industria d'infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!Ma di dove, di grazia, questa benevolenza per la gioventù? di dove, se non da me? E' per merito mio che i giovani sono così privi di senno; è per questo che sono sempre di buon umore. Mentirei, tuttavia, se non ammettessi che appena sono un po' cresciuti, e con l'esperienza e l'educazione cominciano ad acquistare una certa maturità, subito sfiorisce la loro bellezza, s'illanguidisce la loro alacrità, s'inaridisce la loro attrattiva, vien meno il loro vigore. Quanto più si allontanano da me, tanto meno vivono, finché non sopraggiunge la gravosa vecchiaia, la molesta vecchiaia, odiosa non solo agli altri, ma anche a se stessa. Nessuno dei mortali riuscirebbe a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto soffrire non venissi in aiuto io, e, a quel modo che gli Dèi della fiaba di solito soccorrono con qualche metamorfosi chi è sul punto di perire, anch'io, per quanto è possibile, non riportassi all'infanzia quanti sono prossimi alla tomba, onde il volgo, non senza fondamento, usa chiamarli rimbambiti. Se poi qualcuno vuol sapere come opero questa trasformazione, neppure su questo farò misteri.Conduco i vecchi alla fonte della mia ninfa Lete, che sgorga nelle Isole Fortunate - il Lete che scorre agli Inferi è solo un esile ruscello. Lì, bevute a grandi sorsi le acque dell'oblio, un poco alla volta, dissipati gli affanni, torneranno bambini.

Link: 

/it.wikipedia.org
farefilosofia.it
orarel.com
academia
www.filosofia.rai.it
AUDIOLIBRO




sabato 14 maggio 2016

Il Codice di Perelà / Aldo Palazzeschi

Il Codice di Perelà : romanzo futurista (Edizione 1911) / Aldo Palazzeschi ; a cura di Marco Marchi. - Milano : Mondadori, c2001 (Oscar Mondadori. Scrittori del Novecento). - 218 p. ; 19 cm


Incipit:

Pena! Refe! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe... Re... La...— Voi siete un uomo forse ?— No, signore, io sono una povera vecchia.— È vero, è vero sì, avete ragione, voi siete una povera vecchia, un uomo sono io.— Voi che cosa siete signore ?— Io sono... io sono... molto leggero, io sono un uomo molto leggero; e voi siete una povera vecchia: come Pena, come Rete, come Lama, anche loro erano vecchie. Vorreste dirmi se quello che si vede laggiù, in fondo a questa via, è la città ?— Sì.

Romanzo futurista, dice Palazzeschi. E' una favola quella di Perelà,  uomo di fumo? Certo, una favola fantastica, ma anche un viaggio di un uomo "leggero", che incontra la città, con i suoi soldati, il Re, la Regina, le dame, i funzionari. Una società con la sua ipocrisia e la sua falsità.
Ci sono delle parti molto teatrali, ad esempio il capitolo "Il ballo" o "Il the", che è bello leggere, ma anche sentire dalla voce di Paolo Poli, nella sua lettura per Ad alta voce. Non a caso Palazzeschi aveva cominciato come attore e il teatro è decisamente nelle su corde.

Leggerezza, comicità, fantastico, vivacità. Romanzo sintetico: essenza dei fatti, prevalenza del dialogo.

In questo testo non conta molto la storia, l'intreccio (è lì la sua novità e modernità). Infatti, la trama si può riassumere in poche righe: un uomo di fumo, nato in un camino e sceso dopo 33 anni (riferimento cristologico), senza trovare le tre vecchie Pena, Rete, Lama (Pe..Re..Là), di cui sentiva le voci, indossati un paio di stivali va in città. Incontra diversi esponenti della società, viene ricevuto a corte, ammirato e festeggiato, e viene incaricato di stilare il nuovo Codice. Dopo questo periodo di successo e di ammirazione, cade in disgrazia perché viene accusato di aver spinto al suicidio il maggiordomo Alloro. La società gli si rivolta contro, viene processato e condannato. Rinchiuso in una prigione, essendo di fumo, ritrova la sua libertà, volando fuori dal camino.

La storia, più che raccontata, emerge dai dialoghi e dai monologhi che la percorrono e che sembrano canovacci teatrali.

C'è un gioco dialettico tra leggerezza e pesantezza: Perelà è l'uomo leggero per natura, mentre pesante appare la società, con la sua ipocrisia, la sua rigidità, le sue rigide convenzioni. C'è un passo che ritengo emblematico (e poco futurista se penso alla retorica dell'acciaio in Marinetti).

"Quante volte ho sentito questo nome: guerra. Pena, Rete, Lama, leggevano sempre di guerra, ed io mi ero figurato che gli uomini andassero nudi alla guerra, e che si facessero leggeri, che i loro passi fossero agili, silenziosi come quelli di un leopardo; lanci furtivi, volute serpentine per insinuarsi, per nascondersi, per sottrarsi, e io li vedevo carpire ali agli uccelli da usare come strumento. Piombo ... acciaio... ferro... Ma non cadono essi schiacciati sotto il peso dei loro arnesi? Come possono velocemente inseguire il nemico, e inseguiti come possono velocemente fuggire?"

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domenica 1 maggio 2016

Vado a vedere se di là è meglio / Francesco M. Cataluccio

Vado a vedere se di là è meglio / Francesco M. Cavalluccio, - Palermo : Sellerio, 2010 (La memoria ; 812).  - 409 p. ; 17 cm.
Incipit:
Firenze. La nonna Giulia Vitale, una bella viareggina corpulenta discendente di una cocciuta famiglia di marinai, ci raccomandava sempre di non andare a spersendendo. Tutto doveva avere una meta prefissata e inderogabile, programmata e indicata in un portolano mentale che, sin da bambini, ci insegnò a possedere. Ma l'unico faro delle famiglia era lei. Con la sua morte perdemmo la bussola e anche i solidi ormeggi che ci avvinghiavano a Firenze. Io iniziai ad andare a zonzo, senza un fine preciso, e ancora oggi non riesco a fermarmi. Ogni tanto prendo alcuni bagagli e vado via: solo molto tempo dopo capisco dove sono stato. Altre volte, come adesso, parto senza muovermi dalla mia stanza.

Cos'è questo strano e bellissimo libro. se non un "andare a zonzo", un viaggio meraviglioso nella storia, nella cultura, nella letteratura della Mitteleuropa, o meglio della Polonia ancora influenzata dalla cultura ebraica.
Un viaggio in 22 tappe, da Firenze a Drohbycz, passando per Varsavia, Mosca, Dublino, Vilna, Buenos Aires, Lodz, Berlino, Orwock, Budapest, New York, Erevan, Baku, Danzica, Venezia, Kielce, Parigi, Sante Genevieve des Bois, Maison Lafitte, Praga, Wielopole. Grandi città e piccoli paesi, con tante storie e persone interessanti da scoprire.
Un viaggio a volte difficile e impegnativo (bisogna superare la difficoltà dei tanti nomi polacchi, così difficile da leggere!), ma interessante e stimolante.
Cosa c'è di più bello di un libro che ti fa scoprire luoghi e persone diverse, libri, tanti libri che ti viene voglia di leggere, storie a volte drammatiche di un'Europa vivace e tragica.
Il libro potrebbe anche intitolarsi "Polonia magica" per riprendere quel grande libro che è "Praga magica" di Ripellino.
Ho segnato i personaggi più interessanti che caratterizzano le tappe di questo viaggio:

Isaac Bashevis Singer, premio Nobel 1978 (1904-1991), di cui bisogna leggere almeno "Il mago di Lublino.
Stanisław Lem (1921-2006)
Stanisław Brzozowski (1878-1911), morto a Firenze.
Władysław Szpilman (1911-2000), il famoso pianista, autore del libro "Il pianista", da cui è stato tratto il film di Polanski.
Jan Kott  (1914-2001), critico e studioso di teatro, oltre che scrittore (Shakespeare nostro contemporaneo, Divorare gli dei).
Bronisław Geremek (1932-2008), grande studioso di storia medioevale.
Venedikt Vasil'evič Erofeev (1938-1990), autore di "Mosca sulla vodka" e di "Mosca-Petruski"
Anna Stepanovna Politkovskaja (1958-2006), assassinata a Mosca.
Witold Kula (1916-1988), uno storico ed economista (Le misure e gli uomini dall'antichità ad oggi).
Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (1875-1911), un grande pittore e musicista
Czesław Miłosz (1911-2004), poeta e saggista (La mia Europa)
Oscar Vladislas de Lubicz Milosz (1877-1939), poeta, scrittore e diplomatico
Ryszard Kapuściński (1932-2007), tra i suoi libri: Il Negus, Imperium, Ebano, Shah-in-Shah)
Marek Edelman (1919-2009), l'eroe della rivolta nel ghetto di Varsavia nel 1943
Karl Kraus (1874-1936), giornalista, aforisma e saggista
Stanisław Jerzy Lec (1909-1966), scrittore, poeta e aforista (Pensieri spettinati)
Zbigniew Herbert  (1924-1988), drammaturgo
Danilo Kiš (1935-1989), scrittore serbo (Enciclopedia dei morti)
Giorgio Prenasca (1910-1992), un giusto italiano a Budapest
Jerzy Kosinski (1933-1991), scrittore polacco, naturalizzato americano (Oltre il giardino)
Giovanni Maria Sembrano (1911-2005), filologo e linguista (La favola dell'indoeuropeo)
Lev Nussimbaum (Essad Bey) (1905-1942), scrittore azero di origine ebraica (Alì e Nino)
Günter Grass (1927-2015), scrittore tedesco e premio Nobel 1999
Jacek Kuroń (1934-2004), attivista e politico polacco (La fede e la colpa)
Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940-1996), poeta e drammaturgo (Fondamenta degli incurabili)
Wisława Szymborska (1923-2012), poeta
Gustaw Herling-Grudziński (1919-2000), scrittore (Un mondo a parte, Diario scritto di notte)
Aleksander Wat (1900-1967), scrittore e poeta
Andrej Arsen'evič Tarkovskij (1932-1986), regista russo
Józef Czapski (1896-1993), pittore, scrisse In una terra disumana, sul massacro di Katyn
Bohumil Hrabal (1914-1997), scrittore ceco (Una solitudine troppo rumorosa, Treni strettamente sorvegliati)
Václav Havel (1936-2011), drammaturgo e politico ceco
Vladimír Holan (1905-1980), pittore, scenografo e regista polacco
Tadeusz Kantor (1915-1990), pittore, scenografo e regista polacco
Bruno Schulz (1892-1942), scrittore e pittore polacco (Le botteghe color cannella)

Una bella compagnia per un viaggio in una stanza.