sabato 14 maggio 2016

Il Codice di Perelà / Aldo Palazzeschi

Il Codice di Perelà : romanzo futurista (Edizione 1911) / Aldo Palazzeschi ; a cura di Marco Marchi. - Milano : Mondadori, c2001 (Oscar Mondadori. Scrittori del Novecento). - 218 p. ; 19 cm


Incipit:

Pena! Refe! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe... Re... La...— Voi siete un uomo forse ?— No, signore, io sono una povera vecchia.— È vero, è vero sì, avete ragione, voi siete una povera vecchia, un uomo sono io.— Voi che cosa siete signore ?— Io sono... io sono... molto leggero, io sono un uomo molto leggero; e voi siete una povera vecchia: come Pena, come Rete, come Lama, anche loro erano vecchie. Vorreste dirmi se quello che si vede laggiù, in fondo a questa via, è la città ?— Sì.

Romanzo futurista, dice Palazzeschi. E' una favola quella di Perelà,  uomo di fumo? Certo, una favola fantastica, ma anche un viaggio di un uomo "leggero", che incontra la città, con i suoi soldati, il Re, la Regina, le dame, i funzionari. Una società con la sua ipocrisia e la sua falsità.
Ci sono delle parti molto teatrali, ad esempio il capitolo "Il ballo" o "Il the", che è bello leggere, ma anche sentire dalla voce di Paolo Poli, nella sua lettura per Ad alta voce. Non a caso Palazzeschi aveva cominciato come attore e il teatro è decisamente nelle su corde.

Leggerezza, comicità, fantastico, vivacità. Romanzo sintetico: essenza dei fatti, prevalenza del dialogo.

In questo testo non conta molto la storia, l'intreccio (è lì la sua novità e modernità). Infatti, la trama si può riassumere in poche righe: un uomo di fumo, nato in un camino e sceso dopo 33 anni (riferimento cristologico), senza trovare le tre vecchie Pena, Rete, Lama (Pe..Re..Là), di cui sentiva le voci, indossati un paio di stivali va in città. Incontra diversi esponenti della società, viene ricevuto a corte, ammirato e festeggiato, e viene incaricato di stilare il nuovo Codice. Dopo questo periodo di successo e di ammirazione, cade in disgrazia perché viene accusato di aver spinto al suicidio il maggiordomo Alloro. La società gli si rivolta contro, viene processato e condannato. Rinchiuso in una prigione, essendo di fumo, ritrova la sua libertà, volando fuori dal camino.

La storia, più che raccontata, emerge dai dialoghi e dai monologhi che la percorrono e che sembrano canovacci teatrali.

C'è un gioco dialettico tra leggerezza e pesantezza: Perelà è l'uomo leggero per natura, mentre pesante appare la società, con la sua ipocrisia, la sua rigidità, le sue rigide convenzioni. C'è un passo che ritengo emblematico (e poco futurista se penso alla retorica dell'acciaio in Marinetti).

"Quante volte ho sentito questo nome: guerra. Pena, Rete, Lama, leggevano sempre di guerra, ed io mi ero figurato che gli uomini andassero nudi alla guerra, e che si facessero leggeri, che i loro passi fossero agili, silenziosi come quelli di un leopardo; lanci furtivi, volute serpentine per insinuarsi, per nascondersi, per sottrarsi, e io li vedevo carpire ali agli uccelli da usare come strumento. Piombo ... acciaio... ferro... Ma non cadono essi schiacciati sotto il peso dei loro arnesi? Come possono velocemente inseguire il nemico, e inseguiti come possono velocemente fuggire?"

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