venerdì 6 febbraio 2015

Tappe della disfatta / Fritz Weber

Tappe della disfatta / Fritz Weber ; prefazione di Aldo Valori. - Milano : Mursia, c1965 (Testimonianze fra cronaca e storia ; 6). - XII, 349 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: Das Ende einer Armee. - Trad. di Renzo Segala.

Incipit:
"E' un tiepido giorno di primavera, ma qui dentro, nella piccola cupola corazzata, fa fesso come in una cantina. Se stando la mano attraverso la feritoia, un alito d'aria calda l'accarezza. Di tanto in tanto un soffio a di vento spruzza di polvere i muri di cemento".

Inizia così in un forte solido e ben protetto del Trentino la testimonianza del tenente austriaco Fritz Weber, un combattente su quasi tutti i principali fronti della I guerra mondiale: il Trentino, l'Isonzo, l'Hermada, il Piave.
Il libro è anche un grande riconoscimento al valore e all'eroismo dei soldati italiani, descritti come "compagni" nella tragica vicenda di questa guerra sanguinosa. Sono nemici che condividono il freddo, la fame, le malattie e le crudeltà del combattimento. Non c'è odio o disprezzo per i nemici.
Il finale è quello della drammatica e confusa ritirata dal Piave verso l'Austria, attraverso il Friuli e la Slovenia. La guerra, iniziata in un bunker di un forte, diventa movimento frenetico, nel tentativo di sopravvivere alla fame, alla malattia e al fuoco nemico.
E' commovente il dialogo tra il tenente austriaco e il suo caporale Aschenbrenner, che, nel salutare il suo superiore per andare in licenza, gli comunica che non tornerà più. Un combattente, compagno di tante battaglie, più volte ferito, pluridecorato decide di disertare. Un segno che ormai la guerra è finita, per esaurimento fisico e morale.

" - Signor tenente - mormora quindi - glielo voglio dire: non torno più …
- Questo significa disertare, Aschenbrenner, - rispondo dopo un lungo silenzio. - Nella vostra qualità di vecchio soldato, saette che io dovrò segnalare il vostro caso e che vi aspetta il Tribunale di guerra.
Le sue guance si fanno di fuoco, gli occhi gli si inumidiscono, le mani tremano.
- Lo so, signor tenente, ma non ne posso più. Sei anni di questa vita: due di servizio di leva , quattro di guerra. Non ce la faccio più.
Anche questo mi aspettavo. Aschenbrenner, che nella vita civile è all'ultimo gradino della scala sociale, possiede un carattere di ferro. Se mai sono esistiti gli eroi è uno di essi".

Cosa c'è di più umano di questo riconoscimento di eroismo ad un disertore?

Se si vuole capire la frase di Diaz, nel Bollettino della vittoria su tantissimi monumenti: "I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza", è utile leggere i capitoli finali di questo libro. Risulta chiaramente cosa significa in disordine e senza speranza". Al contrario di Caporetto, una ritirata definitiva.

"L'ultimo atto del gigantesco dramma è incominciato. Una vera e propria fiumana uscita dall'inferno di fuoco attraverso cento camminamenti, sentieri, campi straripa sugli argini, si gonfia, sbocca impetuosa nelle strade: uomini, cannoni, automobili, cavalli, carri e di nuovo uomini, uomini, uomini. La terra brucia sotto i piedi, il terrore ottenebra il cervello, ognuno si sente nemico dell'alto."

Nella tragica ritirata si spezzano i legami tra i popoli che avevano combattuto insieme nell'esercito imperiale austro-ungarico: bosniaci, sloveni, cechi, polacchi, ungheresi rivendicano le loro nazionalità e l'impero si sgretola definitivamente, salvando, tuttavia, il proprio onore.

Links:
Wikipedia
Debaser
Tentinocultura

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