domenica 7 settembre 2008


Una solitudine troppo rumorosa /
Bohumil Hrabal


Incipit:
"Da trentacinque anni lavoro alla carta vecchia ed è là la mia 'love story'. Da trentacinque anni presso carta vecchia e libri, da trentacinque anni mi imbratto con i caratteri, sicché assomiglio alle enciclopedie, delle quali avrò pressato sicuramente trenta quintali, sono una brocca piena di acqua viva e morta, basta inclinarsi un poco e da me scorrono pensieri tutti belli, contro l mia volontà sono istruito e così in realtà neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti ... "

Un libro che è una vera boccata d'aria fresca. A parte il caratteristico e coinvolgente surrealismo ceco e praghese che ricorda altre notevoli letture (Il buon soldato Švejk, Praga magica), vorrei sottolineare tre aspetti:
1) la poeticità del testo: questo non è un romanzo, ma un testo poetico. La poesia lo percorre, a partire dal protagonista che ama il suo lavoro, è felice di offrire agli altri piccole gioie (i libri che riesce a raccogliere), che offre tutto quello che ha, senza chiedere niente, alle donne che ama. Stupendo esempio di testo poetico è quello relativo alla piccola zingara: ".... tanto più pensavo alla mia zingara, che non esultava mai, che non voleva niente altro che aggiungere carbone nella stufa e cucinare gulash di patate con salame di cavallo e andare a prendere le birre dalla brocca grande, non voleva altro che spezzare il pane come l'ostia santa e poi guardare attraverso lo sportellino aperto della stufa la stufa e i raggi, lo scoppiettio melodioso del fuoco, il canto del fuoco che lei conosceva dall'infanzia ..."
In fondo anche Hanta (il protagonista) è così, uno che "non voleva altro" che lavorare con la sua pressa, impossessarsi di nuovi pensieri e dare qualche gioia agli altri (le piccole gioie).
2) Il secondo aspetto è la capacità di offrire una scrittura "visiva" attraverso le immagini, la descrizione degli oggetti e, soprattutto, i colori: "mosca verde e azzurro metallico", "guanti arancioni e azzurro chiaro e berretti americani gialli", "tuta azzurra fino ai capezzoli", "girocolli verdi", "calzini viola", ecc.
E poi l'uso delle opere dei pittori per foderare i pacchi imballati: i Girasoli di van Gogh, Buongiorno, signor Gauguin. Tele molto colorate, in contrasto con il grigiore del sottosuolo dove lavora Hanta.
3) Il lavoro, la bellezza del lavoro che produce cose e, per quanto riguarda il protagonista, soprattutto la creatività, il lavoro come opera d'arte che si realizza nei pacchi foderati di riproduzioni artistiche, con dentro l'anima di un'opera classica.
Il lavoro è presente in tutto il testo, anche perché tutto avviene in un posto di lavoro e tutto si conclude lì. Hanta si realizza nel suo lavoro e immagina addirittura di portarsi a casa la pressa (come la locomotiva per lo zio), una volta in pensione. Il lavoro è presente nelle operaie di Libuse che macellano i polli, nella storia di Mancinka che attraverso innumerevoli fidanzati si fa costruire la casa (sterratore, muratore, falegname, idraulico, copritetti, imbianchino, ebanista e poi lo scultore), nell'elenco delle fasi per la produzione dei libri (scrivere, correggere, leggere, illustrare, comporre, refusare, ricomporre, ecc.).
Infine la crisi personale di Hanta è strettamente legata alla crisi del suo modo di lavorare: la gita a Bubny gli rivela un mondo nuovo, contrapposto al suo, che lo coinvolgeva sia fisicamente ("per gustare sulle dita la carta") sia spiritualmente e intellettualmente (la creazione dei pacchi, come opere d'arte):

" ... perché a un tratto seppi con precisione che quella pressa gigantesca era un colpo a tutte le presse piccole, sapevo d'un tratto che quello che stavo vedendo era una nuova epoca nella mia branca, che quelli erano ormai altri uomini, un altro modo di lavorare ... Era giunta la fine delle piccole gioie che in un piccolo deposito giungevano in forma di libri e libriccini ritrovati ..."

"... qui seppi che era definitivamente la fine dei vecchi tempi, che era finita l'epoca in cui l'operaio, in ginocchio e fra le dita e i palmi, combatteva col materiale come se ci lottasse, lo metteva sulla pala, sicché ogni vecchio tipo di operaio era distrutto e imbrattato dal lavoro, perché doveva far spremere il lavoro al corpo"

Non c'è più legame tra lavoro e vita, il lavoro non è più espressione, realizzazione di se stessi, diventa pura procedura tecnica, senza coinvolgimento e senza pensiero. Gli operai nuovi, anzi "i nuovi uomini" possono fare la gita in Grecia, senza nulla sapere della Grecia, senza, in sintesi, pensare.

Altre frasi interessanti:
"contro la mia volontà sono istruito"
"... un uomo che sa pensare, anche lui non è umano"
"in una solitudine popolata di pensieri"
"siamo come le olive, soltanto quando veniamo schiacciati esprimiamo il meglio di noi"
"pagine inorridite"





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