Il seminarista : missa in tempore belli / Luisito Bianchi. - Milano : Sironi, 2013 (Indicativo presente, 46). - 221 p. ; 20 cm.
Incipit:
Stava suonando la campanella della lettura spirituale e usciva, dallo studio del rettore, Zurlan : ultimo in ordine alfabetico della seconda ginnasio.
"Promosso" disse, ma il tono della voce non era da promosso. Infilò a testa bassa la porta dell'atrio dove s'accalcavano i primaginnasiali in attesa del loro turno.
"Zurlan deve avere sulla pagella un 'ha fatto abbastanza bene', disse gravemente il primaginnasiale ripetente che in cappella riusciva a far passare la corona del rosario fra l'indice e il medio delle due mani, con uno scatto impercettibile, per non distrarsi "e con un 'ha fatto abbastanza bene' sulla pagella di fine anno, c'è pericolosi non ritornare più in seminario" aggiunse con meditabonda sicurezza.
E' la storia di un bambino e poi di un ragazzo (così lo chiama l'autore, senza mai indicare un nome) e della sua esperienza in un seminario, negli anni del fascismo e poi della guerra.
Una storia scritta con uno stile scorrevole e vivace, dalla quale emerge l'ipocrisia dell'educazione cattolica, vista con gli occhi puri e innocenti del giovane protagonista.
La vita del seminario è scandita anno per anno da date ed eventi sempre uguali, secondo gli usi tipici di tutte le "istituzioni totali".
"La stagione fredda iniziava col 25 novembre, festa di Santa Caterina [...], Solo da quel giorno s'accendevano le stufe nelle grandi camerate e nelle aule scolastiche, per diffondere la sensazione del tepore odorante caligine bruciacchiata e gelso stagionato, la quale stagione terminava il 7 marzo, giorno di San Tommaso, patrono principale dei liceali".
Ci sono poi gli eventi che scandiscono la giornata: i pranzi, le ore di studio, le messe, i rosari, ecc. Da questa uniformità si staccavano, come eventi liberatori, i periodi dell'influenza: "tre giorni di letto, una purga di magnesia calcinosa il primo giorno [...], con solo due brodini a mezzogiorno e a sera, febbre alta la sera e il giorno dopo, sfebbrato il terzo, alzata a mezzogiorno del quarto con pasto speciale in refettorio fra l'invidia dei compagni, e almeno un paio di libri d'avventure intercalati da un rosario intero al giorno, se si ricordava".
La vita in seminario è intervallata da periodi di vacanza a casa, in mezzo alla campagna e da un lungo periodo di malattia, durante il quale il bambino sembra avere una crisi di vocazione (accolta con favore dal padre, meno dalla madre), che poi supera.
Ci sono le "tentazioni" delle ragazze e la lotta per restare puro nei pensieri. Verso la fine del racconto, il ragazzo trova l'amicizia del "biondino", un seminarista più grande, che sembra più sicuro e che gli parla del suo desiderio di unirsi ai partigiani, nelle ultime fasi della guerra.
Ma il vero eroe, nella semplicità di una vita "banale", sarà proprio il ragazzo coerente fino in fondo. Finale toccante.
PS
Un bel libro riesce a farti rivivere nell'ambiente di cui parla, condividendo le esperienze e i momenti della giornata o delle stagioni. Questo libro ci riesce, per quanto riguarda la vita nel seminario, così come, nella "Montagna magica", riviviamo i momenti vissuti dai protagonisti nel sanatorio di Davos.
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qlibri.it
/iannozzigiuseppe
avvenire.it
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mercoledì 17 agosto 2016
martedì 12 luglio 2016
Ti chiedo ancora 900 miglia / Brunello Vandano

Incipit
"Era lei.
Disceso per poter guadagnare il mare da un varco nella fila di officine e cantieri parallela alla riva, la vide. Pareva stesse lì a contemplare l'azzurro in attesa di qualcuno, e all'istante la riconobbe da quella sua incom
parabile curva dell'anca: lei la posseduta e persa, lei l'amata."
Inizia con il ritrovamento della sua barca Uscoca, accentro della storia del protagonista Silvio Laurano, La barca, ritrovata dopo tanti anni, viene riacquistata e rimessa in mare per una nuova avventura di viaggio (gli ultimi 900 miglia), con altri tre compagni, poco esperti, ad eccezione del polacco apolide Casimir.
Ma più che questo viaggio, sono i ricordi che affiorano quasi dalla barca stessa al centro del romanzo. La storia di una giovinezza in Istria, a Fiume, durante il fascismo e del legame con due donne slave, Ilijria Frankopan, la donna più vecchia che lo seduce e lo educa al sesso e, soprattutto, Daniza, prima amica e compagna di studi, poi amore profondo, ma complesso.
La storia è interessante e coinvolgente quando si intreccia con le vicende dell'Italia in quegli anni difficili e tragici della guerra, che strapperà ognuno dei personaggi alle sue radici: Laurano in Russia e poi in fuga verso il sud Italia, liberata dai tedeschi, Ilijria scappata dalle sue terre e dal sui castello avito, per salvare il marito ebreo dalle persecuzioni naziste e, infine, Daniza, in avventurosa fuga sull'Uscoca, per salvare il marito fascista.
Meno interessante e un po' semplicistiche le vicende del viaggio con gli amici, personaggi molto meno vivi e caratterizzati rispetto alle due donne.
A volte, soprattutto nei dialoghi, c'è qualcosa che non mi convince, per la poca scorrevolezza.
Link
giornaledellavela
www.anvgd
Ti chiedo ancora 900 miglia / Brunello Vandano

Incipit
"Era lei.
Disceso per poter guadagnare il mare da un varco nella fila di officine e cantieri parallela alla riva, la vide. Pareva stesse lì a contemplare l'azzurro in attesa di qualcuno, e all'istante la riconobbe da quella sua incom
parabile curva dell'anca: lei la posseduta e persa, lei l'amata."
Inizia con il ritrovamento della sua barca Uscoca, accentro della storia del protagonista Silvio Laurano, La barca, ritrovata dopo tanti anni, viene riacquistata e rimessa in mare per una nuova avventura di viaggio (gli ultimi 900 miglia), con altri tre compagni, poco esperti, ad eccezione del polacco apolide Casimir.
Ma più che questo viaggio, sono i ricordi che affiorano quasi dalla barca stessa al centro del romanzo. La storia di una giovinezza in Istria, a Fiume, durante il fascismo e del legame con due donne slave, Ilijria Frankopan, la donna più vecchia che lo seduce e lo educa al sesso e, soprattutto, Daniza, prima amica e compagna di studi, poi amore profondo, ma complesso.
La storia è interessante e coinvolgente quando si intreccia con le vicende dell'Italia in quegli anni difficili e tragici della guerra, che strapperà ognuno dei personaggi alle sue radici: Laurano in Russia e poi in fuga verso il sud Italia, liberata dai tedeschi, Ilijria scappata dalle sue terre e dal sui castello avito, per salvare il marito ebreo dalle persecuzioni naziste e, infine, Daniza, in avventurosa fuga sull'Uscoca, per salvare il marito fascista.
Meno interessante e un po' semplicistiche le vicende del viaggio con gli amici, personaggi molto meno vivi e caratterizzati rispetto alle due donne.
A volte, soprattutto nei dialoghi, c'è qualcosa che non mi convince, per la poca scorrevolezza.
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giornaledellavela
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sabato 11 giugno 2016
Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud
Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud ; traduzione di Donata Migone. - Torino : Einaudi, 1973 (Nuovi coralli ; 131). - 199 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: Rembrandt's Hat.
Sono otto racconti che hanno al centro il tema della incomunicabilità
e della solitudine, ambientati quasi tutti a New York.
La corona d’argento
Gans,
il padre, stava morendo in un letto d’ospedale. Medici diversi dicevano cose
diverse, sostenevano teorie diverse. Si parlava di un’operazione esplorativa ma
pensavano che avrebbe potuto ucciderlo. Uno dei medici parlava di cancro.
Albert Gans, per cercare di guarire il padre
ammalato di cancro e incurabile si rivolge, senza convinzione, al rabbino Lifschitz,
che vive vicino ad una sinagoga con la figlia. Per guarire gli ammalati vende
delle corone d’argento con due prezzi diversi. Qui l’incomunicabilità è
evidente tra la fede mistica del rabbino e la razionalità e lo scetticismo di
Gans, che, in realtà, non si fida per niente del rabbino e ricorre al suo aiuto
solo per salvarsi la coscienza.
Infatti, l’incomunicabilità è anche tra Gans
e il padre moribondo, ed emerge
chiaramente nel non rispondere mai alla domanda del rabbino: “vuol bene a suo
padre?”
Uomo nel cassetto (per me il migliore)
Un
debole shalom pensai davvero udito, ma considerando i tratti slavi del viso
dell’autista, parve improbabile. Mi stava sbirciando nello specchietto
retrovisore da quando ero entrato nel taxi e, a dir il vero, per un momento mi
sono sentito inquieto.
Ambientazione Mosca (ma anche Kiev,
Leningrado). Il protagonista, Howard Harvitz, un ebreo americano, fa un viaggio
in Russia, per decidere se risposarsi con la prima moglie (Lilian), dopo la
morte della seconda (Rose). È uno scrittore. A Mosca incontra Felix Levitanski,
tassista e scrittore, con un manoscritto nel cassetto, che vorrebbe pubblicare
con l’aiuto dell’americano. Howard è un miscuglio di indecisione e di ansia.
Sospettoso, ha paura di essere intrappolato dalla polizia sovietica. Anche qui
il racconto ha al centro l’incomunicabilità e l’incomprensione tra il
protagonista e il tassista scrittore e, più in generale, tra i due mondi
(Occidente e Russia).
C’è una certa ironia, ad esempio quando la
polizia sequestra alcune copie di un racconto di Howard, dal titolo emblematico
“Visible secrets”.
”Scrivo attualmente per il cassetto”, dice
Levitanski.
Entrambi, per ragioni diverse, sono uomini
insoddisfatti della propria vita.
La lettera
Il
cancello c’è Teddy con in mano la sua lettera.
Le
domeniche pomeriggio Newman le passava seduto con suo padre su una panchina
bianca del cortile del reparto. Il figlio aveva portato una crostata all’ananas
ma il vecchio non la voleva mangiare. Due volte, nel corso delle due ore e
mezzo, che trascorse all’aperto con suo padre, Newman disse, - Vuoi o non vuoi
che torni domenica prossima? Vuoi averla libera la prossima domenica?
Newman va a trovare il padre in un ospizio.
Quando sta per uscire incontra sempre Teddy, un ricoverato matto che mi chiede
di imboccare una busta senza indirizzo, che contiene un foglio bianco. “non c’è qualcuno con cui vuole comunicare?”
A riposo
Ultimamente
si era messo a studiare la vecchia grammatica greca di cinquant’anni prima.
Leggeva il Bulfulch e voleva rileggersi l’Odissea in greco. La sua vita era
cambiata. Di questi tempi dormiva meno e la mattina si alzava a fissare il
cielo sopra Gramery Park. Guardava le nuvole finché assumevano delle forme
sulle quali poteva riflettere.
Il dottor Morris, medico a
riposo, vive a New York. È vedovo con una figlia chi vive in Scozia. “Lottava contro la solitudine”. Abitudinario,
fa ogni mattina una passeggiata con lo stesso percorso. Vecchiaia e angoscia.
Un foglio di una lettera che cade a una donna del suo palazzo E che non mi
raccoglie scuote la sua vita. Lettera caduta the Evelyn Gordon, che l’ha
colpito per il suo “profumo ardito”. È una lettera del padre che rimprovera la
figlia per la sua vita dissoluta.
Il dottor Morris, dopo aver
saputo che Evelyn abita nel palazzo, comincia a fantasticare: “brama ti
piacere”, “f ame di esperienze esotiche”, “sogni erotici”. Arriva ad una specie
di innamoramento e immagine una vita con lei, nonostante la sua età. Ma alla
fine “non c’è niente da fare, la vecchiaia non si può accantonare”.
Il cappello di Rembrandt
Rubin, con in testa un cappello trasandato di tela bianca un soffice
berretto rotondo senza visiera, comunque si volesse descriverlo, vacanza
assorto nei suoi pensieri inespressi o inespressivi su per le scale che nel suo
studio nell’interrato dell’Accademia di New York, dove faceva le sue sculture,
portavano ad un’ atelier al secondo piano, dove insegnava. Arkin, lo storico
dell’arte, uno scapolo iperteso e impulsivo di 34 anni […] lo osservava attraverso la porta aperta del
suo ufficio.
Il racconto si apre con i due
protagonisti Rubin, lo scultore, e
Arkin, lo storico dell’arte. Per una frase che provoca un’assurda
incomprensione (porti il cappello che portava Rembrandt in uno dei suoi
autoritratti, aveva detto Arkin) si arriva alla rottura dei rapporti, all’evitamento, al disagio e all’odio. Ne nasce una guerra dei cappelli,
quando Arkin pensa che Rubin gli abbia sottratto un cappello che gli avevano
regalato gli studenti. “Ciascuno aveva in mente l’altro talmente e tanto da
esserne stufo”. Diventano schiavi dell’odio l’uno per l’altro, fino a quando
non trovano il coraggio di parlarsi e di superare l’assurda situazione in cui
erano precipitati. Qui, il finale riesce superare l’incomunicabilità.
Bigliettini di una signora un pranzo
Max Adler, di passaggio in città a novembre, aveva telefonato al suo
vecchio professore di architettura, Clem Harris, e venne subito cordialmente
invitato a pranzo per quella sera a casa sua a Hempstead per incontrarvi alcuni
buoni amici la giovane moglie Karla.
Un pranzo tra architetti: Max Adler,
architetto ed ex allievo del professor Clem Harris, la moglie Karla (ex
studentessa di Harris), una coppia e la segretaria di Harris, Shirley Fischer.
La giovane moglie manda, durante la serata, ben sette bigliettini al giovane
Max.Karla, “robusta di corpo e non bella”, dopo i bigliettini il cambio di
vestito “era una donna attraente” agli occhi di Max.Il racconto è percorso da una
sensualità tanto più forte, quanto più viene mascherata dal gioco di
messaggini, dalla paura di essere scoperti e dal legame di Max con il professore
(amicizia/tradimento).
Mio figlio l’assassino
l’assassino
Si sveglia sentendo il suo padre sta nell’ingresso, ascoltando. Lo
ascolta che dorme e sogna. Ascoltandolo che si alza e cerca a tastoni i
pantaloni. Non si metterà le scarpe. Che non va in cucina a mangiare. Che si
guarda fisso allo specchio. Che sta seduto per un’ora al gabinetto. Che sfoglia
le pagine di un libro che non può leggere. La sua angoscia e solitudine. Il
padre sta nell’ingresso. Il figlio lo sente che ascolta.
Il padre, Leo, il figlio Harry di
22 anni non comunicano: “… perché se
quello (il figlio) non vuol parlarti, non puoi entrargli dentro per scoprire
perché”.
Il finale si svolge sulla
spiaggia di Coney Island, in una a ventosa giornata invernale. C’è poca
speranza, “ma se uno non vuol vivere, cos’è che può fare quando è morto. Nulla.
Nulla è nulla, è meglio vivere”.
Cavallo parlante
D. Sono un uomo
in un cavallo o un cavallo che parla come un uomo? Supponiamo che mi facessero
una radiografia, cosa potrebbero? – Lo scheletro luminoso di un uomo bocconi
dentro un cavallo o semplicemente un cavallo con un complicato apparato vocale?
È il più surreale dei racconti: la storia di un
cavallo/uomo Abramowitz chi lavora in un circo, sfruttato da Goldberg, il suo
padrone sordomuto. Comunicano con l’alfabeto Morse, ma Goldberg non vuole
sentire domande e, a volte, colpisce il
cavallo con una verga (“il colpo istantanea, della minaccia continui a darti
pensiero”). Domanda fondamentale è quella di sapere se Abramowitz è un uomo o
un cavallo. Goldberg lo costringe ad accettare il suo destino di cavallo
parlante, ma lui vuole la sua libertà insonnia o di essere un vero cavallo o di
essere un vero uomo. Alla fine sarà un centauro.
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lunedì 30 maggio 2016
Elogio della follia / Erasmo da Rotterdam
Elogio della follia / Erasmo da Rotterdam (pdf)

In sintesi: tutto è follia, è questa donna, anzi questa Dea che regge e condiziona la vita di tutti noi. La ragione ci rende tristi e ci allontana dal piacere. Tutto quello che facciamo di piacevole è frutto della Follia.
Ma la Follia è anche ambigua: non provoca solo il bene, il piacere, è anche causa del male, della guerra, ad esempio, della religione vissuta come puro insieme di regole, della stupidità e dell'arroganza del potere, della supponenza degli intellettuali, della corsa all'arricchimento. Senza la follia non si spiegherebbero tante figure, che nel libro vengono esaminate dettagliatamente: i grammatici, i filosofi, i commercianti, i poeti, i re e i papi.

In sintesi: tutto è follia, è questa donna, anzi questa Dea che regge e condiziona la vita di tutti noi. La ragione ci rende tristi e ci allontana dal piacere. Tutto quello che facciamo di piacevole è frutto della Follia.
Ma la Follia è anche ambigua: non provoca solo il bene, il piacere, è anche causa del male, della guerra, ad esempio, della religione vissuta come puro insieme di regole, della stupidità e dell'arroganza del potere, della supponenza degli intellettuali, della corsa all'arricchimento. Senza la follia non si spiegherebbero tante figure, che nel libro vengono esaminate dettagliatamente: i grammatici, i filosofi, i commercianti, i poeti, i re e i papi.
13. E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma
che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro
soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s'industria
d'infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e
conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto piace a tutti, quale sincero
trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!Ma di dove, di grazia, questa benevolenza per la gioventù? di dove, se non da me? E' per merito mio che i giovani sono
così privi di senno; è per questo che sono sempre di buon umore. Mentirei, tuttavia, se non ammettessi che appena sono
un po' cresciuti, e con l'esperienza e l'educazione cominciano ad acquistare una certa maturità, subito sfiorisce la loro
bellezza, s'illanguidisce la loro alacrità, s'inaridisce la loro attrattiva, vien meno il loro vigore. Quanto più si allontanano
da me, tanto meno vivono, finché non sopraggiunge la gravosa vecchiaia, la molesta vecchiaia, odiosa non solo agli
altri, ma anche a se stessa. Nessuno dei mortali riuscirebbe a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto
soffrire non venissi in aiuto io, e, a quel modo che gli Dèi della fiaba di solito soccorrono con qualche metamorfosi chi è
sul punto di perire, anch'io, per quanto è possibile, non riportassi all'infanzia quanti sono prossimi alla tomba, onde il
volgo, non senza fondamento, usa chiamarli rimbambiti. Se poi qualcuno vuol sapere come opero questa trasformazione,
neppure su questo farò misteri.Conduco i vecchi alla fonte della mia ninfa Lete, che sgorga nelle Isole Fortunate - il Lete che scorre agli Inferi è solo un
esile ruscello. Lì, bevute a grandi sorsi le acque dell'oblio, un poco alla volta, dissipati gli affanni, torneranno bambini.
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sabato 14 maggio 2016
Il Codice di Perelà / Aldo Palazzeschi

Incipit:
Pena! Refe! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe... Re... La...— Voi siete un uomo forse ?— No, signore, io sono una povera vecchia.— È vero, è vero sì, avete ragione, voi siete una povera vecchia, un uomo sono io.— Voi che cosa siete signore ?— Io sono... io sono... molto leggero, io sono un uomo molto leggero; e voi siete una povera vecchia: come Pena, come Rete, come Lama, anche loro erano vecchie. Vorreste dirmi se quello che si vede laggiù, in fondo a questa via, è la città ?— Sì.
Romanzo futurista, dice Palazzeschi. E' una favola quella di Perelà, uomo di fumo? Certo, una favola fantastica, ma anche un viaggio di un uomo "leggero", che incontra la città, con i suoi soldati, il Re, la Regina, le dame, i funzionari. Una società con la sua ipocrisia e la sua falsità.
Ci sono delle parti molto teatrali, ad esempio il capitolo "Il ballo" o "Il the", che è bello leggere, ma anche sentire dalla voce di Paolo Poli, nella sua lettura per Ad alta voce. Non a caso Palazzeschi aveva cominciato come attore e il teatro è decisamente nelle su corde.
Leggerezza, comicità, fantastico, vivacità. Romanzo sintetico: essenza dei fatti, prevalenza del dialogo.
In questo testo non conta molto la storia, l'intreccio (è lì la sua novità e modernità). Infatti, la trama si può riassumere in poche righe: un uomo di fumo, nato in un camino e sceso dopo 33 anni (riferimento cristologico), senza trovare le tre vecchie Pena, Rete, Lama (Pe..Re..Là), di cui sentiva le voci, indossati un paio di stivali va in città. Incontra diversi esponenti della società, viene ricevuto a corte, ammirato e festeggiato, e viene incaricato di stilare il nuovo Codice. Dopo questo periodo di successo e di ammirazione, cade in disgrazia perché viene accusato di aver spinto al suicidio il maggiordomo Alloro. La società gli si rivolta contro, viene processato e condannato. Rinchiuso in una prigione, essendo di fumo, ritrova la sua libertà, volando fuori dal camino.
La storia, più che raccontata, emerge dai dialoghi e dai monologhi che la percorrono e che sembrano canovacci teatrali.
C'è un gioco dialettico tra leggerezza e pesantezza: Perelà è l'uomo leggero per natura, mentre pesante appare la società, con la sua ipocrisia, la sua rigidità, le sue rigide convenzioni. C'è un passo che ritengo emblematico (e poco futurista se penso alla retorica dell'acciaio in Marinetti).
"Quante volte ho sentito questo nome: guerra. Pena, Rete, Lama, leggevano sempre di guerra, ed io mi ero figurato che gli uomini andassero nudi alla guerra, e che si facessero leggeri, che i loro passi fossero agili, silenziosi come quelli di un leopardo; lanci furtivi, volute serpentine per insinuarsi, per nascondersi, per sottrarsi, e io li vedevo carpire ali agli uccelli da usare come strumento. Piombo ... acciaio... ferro... Ma non cadono essi schiacciati sotto il peso dei loro arnesi? Come possono velocemente inseguire il nemico, e inseguiti come possono velocemente fuggire?"
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Ad alta voce
bibliomanie
spaziose
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araldodellospettacolo
domenica 1 maggio 2016
Vado a vedere se di là è meglio / Francesco M. Cataluccio
Vado a vedere se di là è meglio / Francesco M. Cavalluccio, - Palermo : Sellerio, 2010 (La memoria ; 812). - 409 p. ; 17 cm.
Incipit:
Firenze. La nonna Giulia Vitale, una bella viareggina corpulenta discendente di una cocciuta famiglia di marinai, ci raccomandava sempre di non andare a spersendendo. Tutto doveva avere una meta prefissata e inderogabile, programmata e indicata in un portolano mentale che, sin da bambini, ci insegnò a possedere. Ma l'unico faro delle famiglia era lei. Con la sua morte perdemmo la bussola e anche i solidi ormeggi che ci avvinghiavano a Firenze. Io iniziai ad andare a zonzo, senza un fine preciso, e ancora oggi non riesco a fermarmi. Ogni tanto prendo alcuni bagagli e vado via: solo molto tempo dopo capisco dove sono stato. Altre volte, come adesso, parto senza muovermi dalla mia stanza.
Cos'è questo strano e bellissimo libro. se non un "andare a zonzo", un viaggio meraviglioso nella storia, nella cultura, nella letteratura della Mitteleuropa, o meglio della Polonia ancora influenzata dalla cultura ebraica.
Un viaggio in 22 tappe, da Firenze a Drohbycz, passando per Varsavia, Mosca, Dublino, Vilna, Buenos Aires, Lodz, Berlino, Orwock, Budapest, New York, Erevan, Baku, Danzica, Venezia, Kielce, Parigi, Sante Genevieve des Bois, Maison Lafitte, Praga, Wielopole. Grandi città e piccoli paesi, con tante storie e persone interessanti da scoprire.
Un viaggio a volte difficile e impegnativo (bisogna superare la difficoltà dei tanti nomi polacchi, così difficile da leggere!), ma interessante e stimolante.
Cosa c'è di più bello di un libro che ti fa scoprire luoghi e persone diverse, libri, tanti libri che ti viene voglia di leggere, storie a volte drammatiche di un'Europa vivace e tragica.
Il libro potrebbe anche intitolarsi "Polonia magica" per riprendere quel grande libro che è "Praga magica" di Ripellino.
Ho segnato i personaggi più interessanti che caratterizzano le tappe di questo viaggio:
Isaac Bashevis Singer, premio Nobel 1978 (1904-1991), di cui bisogna leggere almeno "Il mago di Lublino.
Stanisław Lem (1921-2006)
Stanisław Brzozowski (1878-1911), morto a Firenze.
Władysław Szpilman (1911-2000), il famoso pianista, autore del libro "Il pianista", da cui è stato tratto il film di Polanski.
Jan Kott (1914-2001), critico e studioso di teatro, oltre che scrittore (Shakespeare nostro contemporaneo, Divorare gli dei).
Bronisław Geremek (1932-2008), grande studioso di storia medioevale.
Venedikt Vasil'evič Erofeev (1938-1990), autore di "Mosca sulla vodka" e di "Mosca-Petruski"
Anna Stepanovna Politkovskaja (1958-2006), assassinata a Mosca.
Witold Kula (1916-1988), uno storico ed economista (Le misure e gli uomini dall'antichità ad oggi).
Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (1875-1911), un grande pittore e musicista
Czesław Miłosz (1911-2004), poeta e saggista (La mia Europa)
Oscar Vladislas de Lubicz Milosz (1877-1939), poeta, scrittore e diplomatico
Ryszard Kapuściński (1932-2007), tra i suoi libri: Il Negus, Imperium, Ebano, Shah-in-Shah)
Marek Edelman (1919-2009), l'eroe della rivolta nel ghetto di Varsavia nel 1943
Karl Kraus (1874-1936), giornalista, aforisma e saggista
Stanisław Jerzy Lec (1909-1966), scrittore, poeta e aforista (Pensieri spettinati)
Zbigniew Herbert (1924-1988), drammaturgo
Danilo Kiš (1935-1989), scrittore serbo (Enciclopedia dei morti)
Giorgio Prenasca (1910-1992), un giusto italiano a Budapest
Jerzy Kosinski (1933-1991), scrittore polacco, naturalizzato americano (Oltre il giardino)
Giovanni Maria Sembrano (1911-2005), filologo e linguista (La favola dell'indoeuropeo)
Lev Nussimbaum (Essad Bey) (1905-1942), scrittore azero di origine ebraica (Alì e Nino)
Günter Grass (1927-2015), scrittore tedesco e premio Nobel 1999
Jacek Kuroń (1934-2004), attivista e politico polacco (La fede e la colpa)
Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940-1996), poeta e drammaturgo (Fondamenta degli incurabili)
Wisława Szymborska (1923-2012), poeta
Gustaw Herling-Grudziński (1919-2000), scrittore (Un mondo a parte, Diario scritto di notte)
Aleksander Wat (1900-1967), scrittore e poeta
Andrej Arsen'evič Tarkovskij (1932-1986), regista russo
Józef Czapski (1896-1993), pittore, scrisse In una terra disumana, sul massacro di Katyn
Bohumil Hrabal (1914-1997), scrittore ceco (Una solitudine troppo rumorosa, Treni strettamente sorvegliati)
Václav Havel (1936-2011), drammaturgo e politico ceco
Vladimír Holan (1905-1980), pittore, scenografo e regista polacco
Tadeusz Kantor (1915-1990), pittore, scenografo e regista polacco
Bruno Schulz (1892-1942), scrittore e pittore polacco (Le botteghe color cannella)
Una bella compagnia per un viaggio in una stanza.
Incipit:
Firenze. La nonna Giulia Vitale, una bella viareggina corpulenta discendente di una cocciuta famiglia di marinai, ci raccomandava sempre di non andare a spersendendo. Tutto doveva avere una meta prefissata e inderogabile, programmata e indicata in un portolano mentale che, sin da bambini, ci insegnò a possedere. Ma l'unico faro delle famiglia era lei. Con la sua morte perdemmo la bussola e anche i solidi ormeggi che ci avvinghiavano a Firenze. Io iniziai ad andare a zonzo, senza un fine preciso, e ancora oggi non riesco a fermarmi. Ogni tanto prendo alcuni bagagli e vado via: solo molto tempo dopo capisco dove sono stato. Altre volte, come adesso, parto senza muovermi dalla mia stanza.
Cos'è questo strano e bellissimo libro. se non un "andare a zonzo", un viaggio meraviglioso nella storia, nella cultura, nella letteratura della Mitteleuropa, o meglio della Polonia ancora influenzata dalla cultura ebraica.
Un viaggio in 22 tappe, da Firenze a Drohbycz, passando per Varsavia, Mosca, Dublino, Vilna, Buenos Aires, Lodz, Berlino, Orwock, Budapest, New York, Erevan, Baku, Danzica, Venezia, Kielce, Parigi, Sante Genevieve des Bois, Maison Lafitte, Praga, Wielopole. Grandi città e piccoli paesi, con tante storie e persone interessanti da scoprire.
Un viaggio a volte difficile e impegnativo (bisogna superare la difficoltà dei tanti nomi polacchi, così difficile da leggere!), ma interessante e stimolante.
Cosa c'è di più bello di un libro che ti fa scoprire luoghi e persone diverse, libri, tanti libri che ti viene voglia di leggere, storie a volte drammatiche di un'Europa vivace e tragica.
Il libro potrebbe anche intitolarsi "Polonia magica" per riprendere quel grande libro che è "Praga magica" di Ripellino.
Ho segnato i personaggi più interessanti che caratterizzano le tappe di questo viaggio:
Isaac Bashevis Singer, premio Nobel 1978 (1904-1991), di cui bisogna leggere almeno "Il mago di Lublino.
Stanisław Lem (1921-2006)
Stanisław Brzozowski (1878-1911), morto a Firenze.
Władysław Szpilman (1911-2000), il famoso pianista, autore del libro "Il pianista", da cui è stato tratto il film di Polanski.
Jan Kott (1914-2001), critico e studioso di teatro, oltre che scrittore (Shakespeare nostro contemporaneo, Divorare gli dei).
Bronisław Geremek (1932-2008), grande studioso di storia medioevale.
Venedikt Vasil'evič Erofeev (1938-1990), autore di "Mosca sulla vodka" e di "Mosca-Petruski"
Anna Stepanovna Politkovskaja (1958-2006), assassinata a Mosca.
Witold Kula (1916-1988), uno storico ed economista (Le misure e gli uomini dall'antichità ad oggi).
Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (1875-1911), un grande pittore e musicista
Czesław Miłosz (1911-2004), poeta e saggista (La mia Europa)
Oscar Vladislas de Lubicz Milosz (1877-1939), poeta, scrittore e diplomatico
Ryszard Kapuściński (1932-2007), tra i suoi libri: Il Negus, Imperium, Ebano, Shah-in-Shah)
Marek Edelman (1919-2009), l'eroe della rivolta nel ghetto di Varsavia nel 1943
Karl Kraus (1874-1936), giornalista, aforisma e saggista
Stanisław Jerzy Lec (1909-1966), scrittore, poeta e aforista (Pensieri spettinati)
Zbigniew Herbert (1924-1988), drammaturgo
Danilo Kiš (1935-1989), scrittore serbo (Enciclopedia dei morti)
Giorgio Prenasca (1910-1992), un giusto italiano a Budapest
Jerzy Kosinski (1933-1991), scrittore polacco, naturalizzato americano (Oltre il giardino)
Giovanni Maria Sembrano (1911-2005), filologo e linguista (La favola dell'indoeuropeo)
Lev Nussimbaum (Essad Bey) (1905-1942), scrittore azero di origine ebraica (Alì e Nino)
Günter Grass (1927-2015), scrittore tedesco e premio Nobel 1999
Jacek Kuroń (1934-2004), attivista e politico polacco (La fede e la colpa)
Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940-1996), poeta e drammaturgo (Fondamenta degli incurabili)
Wisława Szymborska (1923-2012), poeta
Gustaw Herling-Grudziński (1919-2000), scrittore (Un mondo a parte, Diario scritto di notte)
Aleksander Wat (1900-1967), scrittore e poeta
Andrej Arsen'evič Tarkovskij (1932-1986), regista russo
Józef Czapski (1896-1993), pittore, scrisse In una terra disumana, sul massacro di Katyn
Bohumil Hrabal (1914-1997), scrittore ceco (Una solitudine troppo rumorosa, Treni strettamente sorvegliati)
Václav Havel (1936-2011), drammaturgo e politico ceco
Vladimír Holan (1905-1980), pittore, scenografo e regista polacco
Tadeusz Kantor (1915-1990), pittore, scenografo e regista polacco
Bruno Schulz (1892-1942), scrittore e pittore polacco (Le botteghe color cannella)
Una bella compagnia per un viaggio in una stanza.
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