lunedì 13 aprile 2020

Una separazione : romanzo / Katie Kitamura

Una separazione : romanzo / Katie Kitamura ; traduzione di Costanza Prinetti. - Torino : Bollati Boringhieri, 2017 (Varianti). - 189 p. ; 21 cm.

Incipit
"Cominciò tutto con una telefonata di Isabella. Voleva sapere dove fosse Christopher, e con grande imbarazzo fui costretta a dirle che non lo sapevo. Dovette sembrarle incredibile. Non le dissi che Christopher e io ci eravamo separati sei mesi prima, e che non sentivo suo figlio da quasi un mese.
Di conseguenza trovò incomprensibile il fatto che non sapessi cosa risponderle. La sua reazione fu fulminea ma non del tutto sorpresa, il che peggiorò la situazione. Mi sentii umiliata e a disagio, due sensazioni che hanno sempre caratterizzato il mio rapporto con Isabella e Mark. Questo nonostante Christopher mi avesse detto spesso che il sentimento era reciproco, che avrei dovuto essere meno riservata, perché il mio atteggiamento veniva facilmente scambiato per arroganza.
Non sapevo, mi chiedeva, che alcuni mi consideravano una snob? No. Il nostro matrimonio si basava sulle cose che Christopher sapeva e quelle che io ignoravo. Non era una semplice questione di intelletto, anche se da quel punto di vista Christopher, senza dubbio intelligente, era comunque in vantaggio. Era una questione di cose non dette, di informazioni che lui aveva e io no. In breve, era una questione di infedeltà – il tradimento prevede sempre che un partner sappia e che l’altro rimanga all’oscuro.
Il nostro matrimonio, però, non era fallito per questo. Era stato un processo lento, anche dopo la decisione di separarci: c’erano aspetti pratici, smantellare la struttura di un matrimonio non era cosa da poco. La prospettiva era così scoraggiante che cominciai a chiedermi se uno di noi ci stesse ripensando, se ci fosse qualche esitazione sepolta sotto tutta quella burocrazia, celata dai mucchi di carte e moduli online che evitavamo con tanta diligenza".

Psicologia e linguaggio dei bambini
Da bambini le parole non hanno peso – gridiamo ti odio e non significa nulla, lo stesso vale per ti amo – ma da grandi usiamo quelle stesse parole con molta più attenzione, non ci escono più di bocca con la stessa facilità. Lo voglio è un altro esempio, una frase che nell’infanzia fa solo parte di una recita, di un gioco tra bambini, ma che da grandi si carica di significato.

Matrimonio: il potere della parola
Ricordo che rimasi sorpresa dal potere del rito, dell’atto cerimoniale di pronunciare quelle parole, che assunsero un significato profondo, quasi eccessivo. Ebbe improvvisamente senso che Lo voglio venisse abbinato all’arcaico e insensato Finché morte non ci separi, frase morbosa e un po’ fuori luogo in quello che doveva essere un evento gioioso, ma dal proposito preciso: ricordare ai partecipanti la folle scommessa che la coppia stava facendo con quella mossa, il matrimonio.

Separazione
Prima o poi la paura e il dolore spariscono rimpiazzati da un totale disinteresse, l’avrei incontrato per caso in strada e sarebbe stato come vedere una vecchia fotografia di me stessa: avrei riconosciuto la figura, ma non sarei riuscita a ricordare bene come fosse essere quella persona.

Immaginare
L’avrebbe fatta fantasticare su un futuro, un matrimonio, una vita insieme a Christopher? Dopotutto immaginare non costa niente, è vivere, la parte più difficile.

Morti e sopravvissuti
C’era qualcosa di egocentrico non solo nel lutto di Isabella, ma nel lutto in generale, che alla fine riguarda non i morti, ma chi sopravvive. Quello che avviene è un atto di consegna: i morti diventano immobili, le loro vite interiori non sono più l’insondabile e insolubile mistero che erano o che potevano essere, in un certo senso i loro segreti non ci interessano più.

A un certo punto, se dovessimo imbatterci nel diario con i pensieri più intimi di un morto, ci tratterremmo dal leggerli, la maggior parte di noi non lo aprirebbe nemmeno e lo rimetterebbe al suo posto, anche solo guardarlo sarebbe insostenibile. È così, pensai, che trasformiamo i morti in fantasmi.


Considerazioni: è ambientato in Grecia, esattamente nel Mani, ma c'è poca Grecia nel racconto. Il tema principale è l'ambiguità in cui si trova la protagonista tra un matrimonio la cui fine non è ufficializzata e il rapporto che la morte del marito costringe a tenere con i genitori ignari di lui, che la raggiungono in Grecia. La morte violenta del marito, non ancora ex, la tiene in una specie di limbo tra moglie e vedova (per gli altri) ed ex moglie (solo per lei).

Link


Nessun commento: