venerdì 6 aprile 2012

Purificare e distruggere

 Purificare e distruggere / Michael Tregenza
I. Il programma "eutanasia"
Le prime camere a gas naziste e lo sterminio dei disabili (1939-1941) 

Un libro molto documentato, il cui punto centrale è la dimostrazione del rapporto tra il progetto "eutanasia" che portò all'eliminazione di circa 70.000 disabili in numerosi centri della Germania e la "soluzione finale della questione ebraica".
Fa impressione vedere le fotografie dei luoghi scelti per l'eliminazione dei disabili: castelli in mezzo ai boschi (Grafeneck), ex forti riadattati (Posen), istituti psichiatrici (Koscian, Sonnenstein, Bernburg, Hadamar), complessi carcerari (Brandeburg), palazzi signorili (Harteim). In questi centri, spesso in luoghi isolati, vicino a piccoli paesi, iniziò l'eliminazione dei disabili. L'esperienza maturata per affrontare i  problemi tecnici e logistici di questo progetto servì successivamente per l'attività dei campi di sterminio. In particolare, tra le modalità di soppressione degli esseri umani, furono sperimentati i farmaci, la fucilazione, l'uso del CO2. Il sistema più economico ed efficace risultò il gas. Era anche il sistema più "umano", dal momento che l'uccisione con la pistola provocava spesso stress e problemi psicologici agli esecutori. Il gas, sperimentato con successo nel progetto "eutanasia" (detto anche T4 dell'indirizzo degli uffici a Berlino dove si coordinava il progetto) permise successivamente di ridurre l'attività degli Einsatzgruppen, utilizzati sul fronte orientale per eliminare ebrei e civili. I membri di questi gruppi di assassini spesso tornavano dal fronte in preda a pesanti traumi. Nel corso di una visita al fronte, Himmler assistette ad una fucilazione di civili e ne fu turbato e suggerì di utilizzare metodi di eliminazione "più umani". Per superare questi problemi, si decise l'utilizzazione del gas, dapprima all'interno di autocarri chiusi ermeticamente, poi in camere stagne, infine, nelle sale con finte docce dei campi di sterminio. 
Ci fu anche una partecipazione ed un coinvolgimento diretto del personale del "progetto T4" nell'attività dei campi di sterminio.
Mi ha colpito il fatto che questo personale, che aderiva all'ideologia nazista e accettava totalmente l'attività di eliminazione dei disabili e poi degli ebrei, cadesse spesso in crisi e avesse bisogno dell'alcool per svolgere questa attività criminale. Certo non si trattava di crisi etiche: probabilmente la stessa parte bestiale dell'uomo non riesce, a livello inconscio, a considerare "normale" l'eliminazione del proprio simile, per quanto degradato dall'ideologia nazista a oggetto. Di lì i traumi psichici degli Einsatzgruppen, le depressioni, i tentativi di evitamento o di fuga ed anche i suicidi.
La scelta del gas appariva "più umana", perché veniva presentata come una scelta "tecnica", efficace e moderna. In fondo, era protagonista la chimica, bisognava conoscere quanto gas per metro cubo fosse necessario in rapporto alle persone da eliminare: c'era quindi necessità di misurare, calcolare scientificamente. Inoltre, gli inganni con le docce, l'utilizzo dei  camici bianchi, ecc. permettevano al personale di mascherare anche a se stessi, fino alla raccolta dei cadaveri, lo sporco lavoro omicida. Questi inganni rendevano psicologicamente più sopportabile e  asettica l'attività degli assassini, soprattutto perché non c'era l'uccisione faccia a faccia con lo sguardo della vittima davanti a sé, che caratterizza la tipica uccisione fatta con la pistola.. 

Editore Ombre corte 
Progetto T4 

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