domenica 1 aprile 2012

Precursori dello sterminio


Precursori dello sterminio

Binding e Hoche all'origine dell'"eutanasia" dei malati di mente in Germania


a c.E. De Cristofaro e C. Saletti


Il libro riporta e commenta due opere, scritte molto prima dell'avvento del nazismo da un giurista (Binding) e da uno psichiatra (Hoche), nelle quali si teorizza con grande abilità e finezza culturale l'opportunità o meglio la necessità di sopprimere quelle che vengono definite "vite non meritevoli di essere vissute".
Il titolo del testo di Binding, pubblicato nel 1920, è: “Die freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens”, cioè “La liberalizzazione (=autorizzazione) della soppressione delle vite senza valore”.
L'argomentazione molto raffinata, parte dalla constatazione che il suicidio non è punibile da alcuna norma giuridica; anche l'uccisione del consenziente, considerata un reato, ha molte attenuanti. L'eutanasia, nel senso di uccisione di un individuo sofferente, di un malato terminale, al fine di ridurre e di evitare il dolore inutile e prolungato "non è un'azione omicida, nel senso giuridico, bensì solo una variazione della causa di una morte già irrevocabilmente stabilita, e ormai irreparabile: è in verità un puro atto curativo". "L'eliminazione del tormento è anch'essa opera di cura".
Da questi punti sui quali si potrebbe concordare Binding effettua un notevole salto nel capitolo "proposte per una più  ampia liberalizzazione", che sarebbe "l'omicidio di un'altra persona non più consenziente, ma giudicata non meritevole di vivere".
"Ci sono vite umane che hanno a tal punto perduto la qualità di bene giuridico che la loro prosecuzione tanto per il titolare della vita quanto per la società, ha perduto ogni valore?"
Notare l'asettica espressione "titolare della vita". Questa è la grande domanda. Una risposta positiva a questa domanda, al di là della volontà dell'autore lascia intravedere la soppressione, l'eliminazione di vite ritenute inutili (da chi?) e poi, conseguentemente, le camere a gas per i malati di mente e, infine, l'olocausto ebraico.
“La loro vita [dei dementi incurabili] è assolutamente priva di scopo anche se essi non la percepiscono come insopportabile. La loro morte non lascerà un minimo vuoto - eccetto, forse, che nell'animo della madre o di chi li ha fedelmente assistiti. Dal momento che hanno bisogno di cure impegnative, essi creano le premesse perché sorga una professione il cui scopo è quello di prolungare per anni e decenni vite assolutamente indegne di essere vissute".
"Non trovo né dal punto di vista giuridico, né sociale, né etico, né assolutamente alcuna ragione per non liberalizzare la soppressione di questi individui, che delineano una terribile immagine rovesciata delle persone autentiche e destano orrore pressoché in chiunque li incontri - naturalmente non in tutti!"
Si tratta ragionamenti portati avanti con notevole abilità argomentative che potrebbero facilmente convincere, come un veleno ad azione lenta, in grado di intossicare le menti. A questo risultato ha contribuito il piccolo libro di cui parliamo, sia prima che dopo la presa del potere da parte dei nazisti.
Per la parte medica, lo psichiatra Hoche porta ulteriori motivazioni a favore della cosiddetta eutanasia delle vite non degne di essere vissute. In particolare sono messe in evidenza le motivazioni economiche:
“E’ risultato che la spesa media, annuale e pro capite, p la cura degli idoti, tocca sinora i 1.300 marchi. Qunado si conta il numero di idioti che si trova oggi, in Germania, negli Istituti di cura si arriva a un totale di 20-30.000. Se assumiamo il cso particolare di una durata media della vita di 50 anni, è facile stimare quale enorme capitale, sotto forma di alimentazione, vestiario e riscaldamento, sia sotratto al patrimonio nazionale per un fine improduttivo”.
Quindi spreco di risorse e di personale che potrebbe essere utilizzato per altri che meritano maggiormente di vivere.
Non mi pare casuale che questi scritti appaiano immediatamente dopo la Grande guerra e il grande bagno di sangue che ha prodotto. Essi vanno inquadrati nella situazione di crisi economica e sociale della Germania del dopoguerra. E’ proprio Binding che fa un riferimento preciso alla guerra quando scrive:
“Se si pensa a un campo di battaglia coperto da migliaia di giovani caduti o a una miniera … e se, nello stesso tempo, si immaginano i nostri asili per idioti con le meticolose cure prodigate agli internati – ebbene, si viene colpiti nel profondo da questa stridente stonatura che vi è tra il sacrificio su vasta scala del bene più prezioso dell’umanità da una parte, e la più grande assistenza prodigata a esistenze che, non solo, non posseggono alcun valore, ma rappresentano anche un valore negativo, dall’altra”. In fondo gli idioti sono degli “imboscati”!
Purtroppo, in situazioni storiche determinate, caratterizzate da crisi economiche, guerre, disordini, queste argomentazioni hanno notevoli possibilità di prendere forza, creando l’opposizione tra vite con valore positivo e vite con valore negativo. Alla fine, dietro le apparentemente sofisticate argomentazioni di Binding e di Hoche (e di altri precursori dl nazismo) si nasconde paradossalmente il ritorno dell’uomo allo stato naturale, l’homo homini lupus, pronto a tutto per imporre la propria energia vitale, anche a prezzo di utilizzare violenza, omicidio, strage e sterminio, naturalmente con il filtro di apparati e istituzioni moderne e perfettamente organizzate.


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