lunedì 7 novembre 2022

La giornata di un opricnik / Vladimir Sorokin


La giornata di un opricnik / Vladimir Sorokin ; traduzione di Denise Silvestri. - Roma : Atmosphere, 2014 (Biblioteca del fuoco). - 170 p. ; 21 cm


Incipit

Sempre lo stesso sogno: io che attraverso un campo sconfinato, un campo russo, che si estende oltre l’orizzonte. Scorgo davanti a me un cavallo bianco, punto verso di lui. Mi rendo conto che non è un cavallo come tutti gli altri, è il cavallo dei cavalli, bello, incantatore, lesto di gambe. Affretto il passo ma non riesco a raggiungerlo, cammino più veloce, grido, lo chiamo, capisco all’improvviso che è tutta la mia vita, il mio destino, tutta la mia fortuna, che quel cavallo mi serve come l’aria, corro, corro, gli corro dietro, ma lui continua ad allontanarsi, senza far caso a niente e a nessuno, se ne va per sempre, se ne va da me, se ne va per l’eternità, se ne va all’infinito, se ne va via, va, va, va... 

Mi sveglia il cellulofono. 

Un colpo di frusta, un grido. 

Un altro colpo, un gemito. 

Un terzo colpo, un rantolo. 

Lo ha registrato Pojarok al Dicastero degli Affari Segreti, mentre torturavano un voivoda dell’Estremo Oriente. Una suoneria che risveglierebbe anche i morti. 

Appoggio il cellulofono freddo all’orecchio caldo per il sonno. 

«Komjaga». 

«Salute a lei, Andrej Danilovič. Sono Korostylev, perdoni il disturbo». 

A rianimarmi è la voce del vecchio scrivano del Dicastero delle Ambasciate, il suo inquieto grugno baffuto parte dal cellulofono e compare subito in aria.

«Che le serve?»

«Mi permetto di ricordarle che il ricevimento presso l’ambasciatore d’Albania è previsto per questa sera. È richiesta la presenza dei dodici». 

«Lo so» borbotto infastidito, anche se a dir la verità me l’ero dimenticato. 

«Scusi il disturbo. Era mio dovere»


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