venerdì 9 dicembre 2016

Viaggio in Siria / Gertrude Bell

Viaggio in Siria / Gertrude Bell ; prefazione di Ettore Mo ; [trad. di Lucia Palianti]. - Vicchio di Mugello : Polaris, c2014. - 332 p. : ill. ; 20 cm. - Tit. orig.: Syria. The desert and the Sown. 

Incipit
Per chi è cresciuto in un ambiente sociale sofisticato, la partenza per un viaggio in luoghi selvaggi è uno dei pochi momenti esaltanti dell’esistenza. Si aprono tutti cancelli del muro di cinta, cade la catena d’ingresso al santuario, si fa un passo in avanti guardando con circospezione a destra e sinistra ed, ecco, si è davanti al mondo sconfinato!
Il mondo dell’avventura e della scoperta, nero di tempeste incombenti, brillante della luce naturale del sole, con domande  insolute e dubbi risolvibili nascosti nelle pieghe di ogni colle. Da soli ci si deve avventurare in quel mondo, via della massa di amici che camminano tra i roseti senza spine. Spogliati dei panni elaborati e raffinati che ostacolano la lotta, senza rifugio, senza difesa, senza alcun bene terreno. La voce del vento sostituirà quella incalzante di chi vuole dare consigli, il tocco della pioggia  e il graffio del gelo saranno sproni più forti della lode o del biasimo e la necessità parlerà con una voce autorevole sconosciuta alla saggezza presa in prestito dall’uomo e seguita o negletta a sua volontà. Così si abbandona il proprio rifugio dorato e, come un personaggio di fiaba alla soglia del sentiero che si stende lungo il tondo contorno della terra, si sentono rompere i legami del proprio cuore.

Un libro che racconta un viaggio nella Siria ottomana, iniziato nel febbraio del 1905, di una signora inglese, Geltrude Bell, studiosa di archeologia, che divenne una protagonista, per la sua conoscenza dei luoghi e delle popolazioni, della politica medio-orientale inglese, dopo la fine della I Guerra mondiale, quando francesi e inglesi tracciarono i confini dei nuovi Stati, nati dalla disgregazione dell’Impero ottomano (Sykes e Picot).
Un libro per chi ama la Siria e vuole ripercorrere le tappe di un viaggio tra le rovine lasciate dagli ittiti, dai romani e dai crociati. Tracce e rovine forse ormai perdute e, comunque, irreparabilmente diverse da quelle scoperte da Geltrude Bell nel lontano 1905.
Oltre alle rovine descritte nel testo e, in parte, riprodotte dalle fotografie in bianco e nero dell’autrice, il libro racconta la varietà delle popolazioni che vivevano più o meno pacificamente (vi erano frequenti razzie e scontri tra tribù e popolazioni) in quella terra: arabi, drusi, circassi, armeni, curdi, yazidi. Convivevano diverse religioni: musulmana, ortodossa, cattolica, ebraica, ismailita.
C’erano anche gli yazidi, diventati tristemente famosi per le persecuzioni di cui sono stati recentemente vittime in Iraq, da parte dei terroristi dell’Isis. Già allora I “maomettani” li chiama
vano “adoratori del diavolo”, ma Geltrude Bell li considera “gente innocua e ben intenzionata”.
Molto interessante, anche i fini della comprensione di ciò che avviene in Irak, è questo passo:

Mi avvicinai all’argomento con cautela mentre eravamo seduti sulla soglia della chiesetta di Kefr Lab, chiedendogli se gli yezidi  avevano moschee o chiese.
"Nessuna delle due", risposte Musa. "Preghiamo all’aria aperta. Ogni giorno all’alba adoriamo il sole".
"Avete un imam che guida la preghiera?"
"Nei giorni di festa lo sceicco guida la preghiera", disse "ma gli altri giorni ognuno prega da solo".
Chiesi ancora: "Siete amici dei  maomettani o loro sono vostri nemici?"

Rispose: "Qui nella zona attorno ad Aleppo siamo in pochi e non ci temono e viviamo in pace con loro; ma ogni anno viene da Mosul  uno sceicco molto erudito a raccogliere i nostri tributi e si meraviglia a vedere che siamo fratelli dei musulmani perché a Mosul dove gli yezidi  sono di più, c’è una forte inimicizia".

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