Precursori dello sterminio |
Binding e Hoche all'origine dell'"eutanasia" dei malati di mente in Germania |
a c.E. De Cristofaro e C. Saletti |
Il libro riporta e commenta due opere, scritte molto prima
dell'avvento del nazismo da un giurista (Binding) e da uno psichiatra (Hoche),
nelle quali si teorizza con grande abilità e finezza culturale l'opportunità o
meglio la necessità di sopprimere quelle che vengono definite "vite non
meritevoli di essere vissute".
Il titolo del testo di Binding, pubblicato nel 1920, è: “Die
freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens”, cioè “La liberalizzazione
(=autorizzazione) della soppressione delle vite senza valore”.
L'argomentazione molto raffinata, parte dalla constatazione che il
suicidio non è punibile da alcuna norma giuridica; anche l'uccisione del
consenziente, considerata un reato, ha molte attenuanti. L'eutanasia, nel senso
di uccisione di un individuo sofferente, di un malato terminale, al fine di
ridurre e di evitare il dolore inutile e prolungato "non è un'azione
omicida, nel senso giuridico, bensì solo una variazione della causa di una
morte già irrevocabilmente stabilita, e ormai irreparabile: è in verità un puro
atto curativo". "L'eliminazione del tormento è anch'essa opera di
cura".
Da questi punti sui quali si potrebbe concordare Binding effettua un
notevole salto nel capitolo "proposte per una più ampia
liberalizzazione", che sarebbe "l'omicidio di un'altra persona non
più consenziente, ma giudicata non meritevole di vivere".
"Ci sono vite umane che hanno a tal punto perduto la qualità di
bene giuridico che la loro prosecuzione tanto per il titolare della vita quanto
per la società, ha perduto ogni valore?"
Notare l'asettica espressione "titolare della vita".
Questa è la grande domanda. Una risposta positiva a questa domanda, al di là
della volontà dell'autore lascia intravedere la soppressione, l'eliminazione di
vite ritenute inutili (da chi?) e poi, conseguentemente, le camere a gas per i
malati di mente e, infine, l'olocausto ebraico.
“La loro vita [dei dementi
incurabili] è assolutamente priva di scopo anche se essi non la percepiscono
come insopportabile. La loro morte non lascerà un minimo vuoto - eccetto,
forse, che nell'animo della madre o di chi li ha fedelmente assistiti. Dal
momento che hanno bisogno di cure impegnative, essi creano le premesse perché
sorga una professione il cui scopo è quello di prolungare per anni e decenni
vite assolutamente indegne di essere vissute".
"Non trovo né dal punto di vista giuridico, né sociale, né
etico, né assolutamente alcuna ragione per non liberalizzare la soppressione di
questi individui, che delineano una terribile immagine rovesciata delle persone
autentiche e destano orrore pressoché in chiunque li incontri - naturalmente
non in tutti!"
Si tratta ragionamenti portati avanti con notevole abilità
argomentative che potrebbero facilmente convincere, come un veleno ad azione
lenta, in grado di intossicare le menti. A questo risultato ha contribuito il
piccolo libro di cui parliamo, sia prima che dopo la presa del potere da parte
dei nazisti.
Per la parte medica, lo psichiatra Hoche porta ulteriori motivazioni
a favore della cosiddetta eutanasia delle vite non degne di essere vissute. In
particolare sono messe in evidenza le motivazioni economiche:
“E’ risultato che la spesa media, annuale e pro capite, p la cura
degli idoti, tocca sinora i 1.300 marchi. Qunado si conta il numero di idioti
che si trova oggi, in Germania, negli Istituti di cura si arriva a un totale di
20-30.000. Se assumiamo il cso particolare di una durata media della vita di 50
anni, è facile stimare quale enorme capitale, sotto forma di alimentazione,
vestiario e riscaldamento, sia sotratto al patrimonio nazionale per un fine
improduttivo”.
Quindi spreco di risorse e di personale che potrebbe essere utilizzato
per altri che meritano maggiormente di vivere.
Non mi pare casuale che questi scritti appaiano immediatamente dopo
la Grande guerra e il grande bagno di sangue che ha prodotto. Essi vanno
inquadrati nella situazione di crisi economica e sociale della Germania del
dopoguerra. E’ proprio Binding che fa un riferimento preciso alla guerra quando
scrive:
“Se si pensa a un campo di battaglia coperto da migliaia di giovani
caduti o a una miniera … e se, nello stesso tempo, si immaginano i nostri asili
per idioti con le meticolose cure prodigate agli internati – ebbene, si viene
colpiti nel profondo da questa stridente stonatura che vi è tra il sacrificio
su vasta scala del bene più prezioso dell’umanità da una parte, e la più grande
assistenza prodigata a esistenze che, non solo, non posseggono alcun valore, ma
rappresentano anche un valore negativo, dall’altra”. In fondo gli idioti sono
degli “imboscati”!
Purtroppo, in situazioni storiche determinate, caratterizzate da
crisi economiche, guerre, disordini, queste argomentazioni hanno notevoli
possibilità di prendere forza, creando l’opposizione tra vite con valore
positivo e vite con valore negativo. Alla fine, dietro le apparentemente
sofisticate argomentazioni di Binding e di Hoche (e di altri precursori dl
nazismo) si nasconde paradossalmente il ritorno dell’uomo allo stato naturale,
l’homo homini lupus, pronto a tutto per imporre la propria energia vitale,
anche a prezzo di utilizzare violenza, omicidio, strage e sterminio,
naturalmente con il filtro di apparati e istituzioni moderne e perfettamente
organizzate.
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