Il fascino di questo romanzo non sta nell'intreccio,
nella trama che è molto semplice e riassumibile in poche righe.
Il protagonista Hans Castcorp, proveniente da una ricchissima famiglia di
Amburgo, rimasto orfano in giovane età, dopo la morte del nonno trascorre la
sua giovinezza presso il prozio Tienappel. Prima di prendere servizio come
ingegnere navale, su suggerimento del medico,
va a trovare il cugino Joachim, ricoverato nel sanatorio di Berghof a
Davos.
Dovrebbe restare per tre settimane, ma poi con sua somma
gioia, a causa di una febbre, viene ricoverato a tempo indefinito. Nel
sanatorio si innamora di una donna russa, Clawdia Cauchat, nonostante la
consideri sciatta e inferiore a lui. In una notte di carnevale, entra una
specie di condizione sunnambolica e manifesta i suoi sentimenti, parlando con
lei francese.
Subito dopo Clawdia viene temporaneamente dimessa dal
sanatorio per un periodo, il cugino mette in atto una dimissione “selvaggia”
(contro il parere dei medici), per realizzare il suo sogno di carriera
militare- Hans resta da solo e si adatta sempre di più alla vita del sanatorio.
Ci sarà, poi, il ritorno definitivo del cugino ammalato,
la sua triste e coraggiosa morte e, successivamente, tornerà Clawdia in
compagnia di uno strano personaggio, l’olandese Mynheer Peeperkorn, che Hans
ammira e di cui diventa amico. Le vicende si intrecciano con i densi dialoghi,
vere e proprie battaglie intellettuali tra Settembrini (l’italiano che si
propone fin dall'inizio come pedagogo di Hans), Naptha, un gesuita ammalato che
vive fuori dal sanatorio e che avrà come vicino settembrini, quando questi si
dimetterà per andare a vivere a Davos.
All'arrivo dell'olandese gli scontri intellettuali
avverranno alla sua presenza, ma sempre più appariranno vuoti e inutili. Alla
fine ci sarà il suicidio di Peeperkorn e, successivamente, il drammatico duello
tra Settembrini e Naptha, con il suicidio di quest'ultimo. L'ultimo capitolo
vede Hans nella melma delle trincee della guerra ed emergerà che tutto quanto è
stato raccontato, forse, non era altro che i sogno di Hans.
Il fascino sta nella capacità descrittiva dei personaggi,
nei rimandi e negli echi delle parole, nell'emergere, come in una sinfonia, di
temi che si nascondono qua è là e poi ritornano con forza ed evidenza
provocando nel lettore una sensazione di deja vu
Del resto, c'è un aspetto onirico molto sviluppato e lo
stesso protagonista sembra, a volte, un eterno sonnambulo che subisce la realtà
fin da giovane: si lascia vivere. E’, nella splendida definizione di
Settembrini “un riottoso figlio della vita”. Ci sono molti temi importanti che
si intrecciano nella narrazione e,soprattutto, nei dialoghi/scontri tra i
principali protagonisti: il tema del tempo, la politica l'erotismo, la musica,
la malattia e la morte sono i principali.
Infine, i personaggi si possano raggruppare alcune
specifiche tipologie:
- il cerchio legato strettamente al protagonista
Hans Castcorp: il nonno, il prozio, i parenti, Hippie (il compagno di scuola)
e, soprattutto, il cugino Joachim;
- Il
gruppo dei dipendenti del Berghof: i dottori, gli infermieri, le suore, gli
inservienti, i camerieri, ecc.
- Il
foltissimo gruppo dei ricoverati;
- Il
piccolo gruppo di chi vive all’esterno del Berghof
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