Il cappello di Rembrandt / Bernard Malamud ; traduzione di Donata Migone. - Torino : Einaudi, 1973 (Nuovi coralli ; 131). - 199 p. ; 20 cm. - Tit. orig.: Rembrandt's Hat.
Sono otto racconti che hanno al centro il tema della incomunicabilità
e della solitudine, ambientati quasi tutti a New York.
La corona d’argento
Gans,
il padre, stava morendo in un letto d’ospedale. Medici diversi dicevano cose
diverse, sostenevano teorie diverse. Si parlava di un’operazione esplorativa ma
pensavano che avrebbe potuto ucciderlo. Uno dei medici parlava di cancro.
Albert Gans, per cercare di guarire il padre
ammalato di cancro e incurabile si rivolge, senza convinzione, al rabbino Lifschitz,
che vive vicino ad una sinagoga con la figlia. Per guarire gli ammalati vende
delle corone d’argento con due prezzi diversi. Qui l’incomunicabilità è
evidente tra la fede mistica del rabbino e la razionalità e lo scetticismo di
Gans, che, in realtà, non si fida per niente del rabbino e ricorre al suo aiuto
solo per salvarsi la coscienza.
Infatti, l’incomunicabilità è anche tra Gans
e il padre moribondo, ed emerge
chiaramente nel non rispondere mai alla domanda del rabbino: “vuol bene a suo
padre?”
Uomo nel cassetto (per me il migliore)
Un
debole shalom pensai davvero udito, ma considerando i tratti slavi del viso
dell’autista, parve improbabile. Mi stava sbirciando nello specchietto
retrovisore da quando ero entrato nel taxi e, a dir il vero, per un momento mi
sono sentito inquieto.
Ambientazione Mosca (ma anche Kiev,
Leningrado). Il protagonista, Howard Harvitz, un ebreo americano, fa un viaggio
in Russia, per decidere se risposarsi con la prima moglie (Lilian), dopo la
morte della seconda (Rose). È uno scrittore. A Mosca incontra Felix Levitanski,
tassista e scrittore, con un manoscritto nel cassetto, che vorrebbe pubblicare
con l’aiuto dell’americano. Howard è un miscuglio di indecisione e di ansia.
Sospettoso, ha paura di essere intrappolato dalla polizia sovietica. Anche qui
il racconto ha al centro l’incomunicabilità e l’incomprensione tra il
protagonista e il tassista scrittore e, più in generale, tra i due mondi
(Occidente e Russia).
C’è una certa ironia, ad esempio quando la
polizia sequestra alcune copie di un racconto di Howard, dal titolo emblematico
“Visible secrets”.
”Scrivo attualmente per il cassetto”, dice
Levitanski.
Entrambi, per ragioni diverse, sono uomini
insoddisfatti della propria vita.
La lettera
Il
cancello c’è Teddy con in mano la sua lettera.
Le
domeniche pomeriggio Newman le passava seduto con suo padre su una panchina
bianca del cortile del reparto. Il figlio aveva portato una crostata all’ananas
ma il vecchio non la voleva mangiare. Due volte, nel corso delle due ore e
mezzo, che trascorse all’aperto con suo padre, Newman disse, - Vuoi o non vuoi
che torni domenica prossima? Vuoi averla libera la prossima domenica?
Newman va a trovare il padre in un ospizio.
Quando sta per uscire incontra sempre Teddy, un ricoverato matto che mi chiede
di imboccare una busta senza indirizzo, che contiene un foglio bianco. “non c’è qualcuno con cui vuole comunicare?”
A riposo
Ultimamente
si era messo a studiare la vecchia grammatica greca di cinquant’anni prima.
Leggeva il Bulfulch e voleva rileggersi l’Odissea in greco. La sua vita era
cambiata. Di questi tempi dormiva meno e la mattina si alzava a fissare il
cielo sopra Gramery Park. Guardava le nuvole finché assumevano delle forme
sulle quali poteva riflettere.
Il dottor Morris, medico a
riposo, vive a New York. È vedovo con una figlia chi vive in Scozia. “Lottava contro la solitudine”. Abitudinario,
fa ogni mattina una passeggiata con lo stesso percorso. Vecchiaia e angoscia.
Un foglio di una lettera che cade a una donna del suo palazzo E che non mi
raccoglie scuote la sua vita. Lettera caduta the Evelyn Gordon, che l’ha
colpito per il suo “profumo ardito”. È una lettera del padre che rimprovera la
figlia per la sua vita dissoluta.
Il dottor Morris, dopo aver
saputo che Evelyn abita nel palazzo, comincia a fantasticare: “brama ti
piacere”, “f ame di esperienze esotiche”, “sogni erotici”. Arriva ad una specie
di innamoramento e immagine una vita con lei, nonostante la sua età. Ma alla
fine “non c’è niente da fare, la vecchiaia non si può accantonare”.
Il cappello di Rembrandt
Rubin, con in testa un cappello trasandato di tela bianca un soffice
berretto rotondo senza visiera, comunque si volesse descriverlo, vacanza
assorto nei suoi pensieri inespressi o inespressivi su per le scale che nel suo
studio nell’interrato dell’Accademia di New York, dove faceva le sue sculture,
portavano ad un’ atelier al secondo piano, dove insegnava. Arkin, lo storico
dell’arte, uno scapolo iperteso e impulsivo di 34 anni […] lo osservava attraverso la porta aperta del
suo ufficio.
Il racconto si apre con i due
protagonisti Rubin, lo scultore, e
Arkin, lo storico dell’arte. Per una frase che provoca un’assurda
incomprensione (porti il cappello che portava Rembrandt in uno dei suoi
autoritratti, aveva detto Arkin) si arriva alla rottura dei rapporti, all’evitamento, al disagio e all’odio. Ne nasce una guerra dei cappelli,
quando Arkin pensa che Rubin gli abbia sottratto un cappello che gli avevano
regalato gli studenti. “Ciascuno aveva in mente l’altro talmente e tanto da
esserne stufo”. Diventano schiavi dell’odio l’uno per l’altro, fino a quando
non trovano il coraggio di parlarsi e di superare l’assurda situazione in cui
erano precipitati. Qui, il finale riesce superare l’incomunicabilità.
Bigliettini di una signora un pranzo
Max Adler, di passaggio in città a novembre, aveva telefonato al suo
vecchio professore di architettura, Clem Harris, e venne subito cordialmente
invitato a pranzo per quella sera a casa sua a Hempstead per incontrarvi alcuni
buoni amici la giovane moglie Karla.
Un pranzo tra architetti: Max Adler,
architetto ed ex allievo del professor Clem Harris, la moglie Karla (ex
studentessa di Harris), una coppia e la segretaria di Harris, Shirley Fischer.
La giovane moglie manda, durante la serata, ben sette bigliettini al giovane
Max.Karla, “robusta di corpo e non bella”, dopo i bigliettini il cambio di
vestito “era una donna attraente” agli occhi di Max.Il racconto è percorso da una
sensualità tanto più forte, quanto più viene mascherata dal gioco di
messaggini, dalla paura di essere scoperti e dal legame di Max con il professore
(amicizia/tradimento).
Mio figlio l’assassino
l’assassino
Si sveglia sentendo il suo padre sta nell’ingresso, ascoltando. Lo
ascolta che dorme e sogna. Ascoltandolo che si alza e cerca a tastoni i
pantaloni. Non si metterà le scarpe. Che non va in cucina a mangiare. Che si
guarda fisso allo specchio. Che sta seduto per un’ora al gabinetto. Che sfoglia
le pagine di un libro che non può leggere. La sua angoscia e solitudine. Il
padre sta nell’ingresso. Il figlio lo sente che ascolta.
Il padre, Leo, il figlio Harry di
22 anni non comunicano: “… perché se
quello (il figlio) non vuol parlarti, non puoi entrargli dentro per scoprire
perché”.
Il finale si svolge sulla
spiaggia di Coney Island, in una a ventosa giornata invernale. C’è poca
speranza, “ma se uno non vuol vivere, cos’è che può fare quando è morto. Nulla.
Nulla è nulla, è meglio vivere”.
Cavallo parlante
D. Sono un uomo
in un cavallo o un cavallo che parla come un uomo? Supponiamo che mi facessero
una radiografia, cosa potrebbero? – Lo scheletro luminoso di un uomo bocconi
dentro un cavallo o semplicemente un cavallo con un complicato apparato vocale?
È il più surreale dei racconti: la storia di un
cavallo/uomo Abramowitz chi lavora in un circo, sfruttato da Goldberg, il suo
padrone sordomuto. Comunicano con l’alfabeto Morse, ma Goldberg non vuole
sentire domande e, a volte, colpisce il
cavallo con una verga (“il colpo istantanea, della minaccia continui a darti
pensiero”). Domanda fondamentale è quella di sapere se Abramowitz è un uomo o
un cavallo. Goldberg lo costringe ad accettare il suo destino di cavallo
parlante, ma lui vuole la sua libertà insonnia o di essere un vero cavallo o di
essere un vero uomo. Alla fine sarà un centauro.
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